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75 anni di scienza al “top”

stazione di ricerca

Tra le cime innevate della Jungfrau e del Mönch, La Stazione di Ricerca Jungfraujoch celebra quest'anno tre quarti di secolo di ricerche scientifiche.

All’interno della luccicante struttura a 3500 metri di altezza una selva di strumenti scientifici rilevano in continuazione preziosi dati sull’atmosfera ed il clima terrestri.

Ogni giorno centinaia di visitatori ammirano dalle vetrate che circondano l’osservatorio Sphinx la candida distesa del ghiacciaio più lungo d’Europa, l’Aletsch.

Intanto, alle spalle dei turisti, nell’edificio in pietra macchinari sofisticati catturano incessantemente dati sull’atmosfera e sul cosmo.

Lontano, in università e centri di ricerca elvetici e non, fisici, chimici, matematici e meteorologi elaborano l’immensa mole di dati. Le loro analisi ci servono per conoscere lo stato di salute del nostro pianeta.

A due passi dal cielo

“Quando iniziai le mie ricerche, venti anni fa, c’era più traffico di scienziati nel centro,” ricorda il professor Erwin Flückiger, direttore della Fondazione Stazione di Ricerca Alpina d’Alta Quota Jungfraujoch, “ora la maggior parte degli strumenti lavorano da soli.”

I suoi ricordi sono già quelli di un’era moderna. I primi scienziati si accontentarono di grotte ricavate nella neve. Erano gli anni ’20 ed astronomi ginevrini misuravano i raggi cosmici tra il ghiacciaio dell’Eiger e la cima del Mönch.

Nel 1925 fu costruito un edificio in legno per studi di meteorologia all’arrivo della ferrovia della Jungfrau.

Ma l’ambiente era troppo severo per compiere ricerche in condizioni sicure. Così, nel 1931 fu costruito il centro di ricerca d’alta quota, un obiettivo già contemplato nei piani di costruzione della ferrovia, presentati da Adolf Guyer-Zeller nel 1894.

“A parte la moquette, alcune ristrutturazioni minori e l’arrivo di internet nella biblioteca, il centro è rimasto quello di 75 anni fa”, spiegano Martin e Joan Fischer che gestiscono l’infrastruttura.

La costruzione dell’osservatorio Sphinx invece cominciò nel 1936, nuove parti e cupole sempre più moderne per ospitare telescopi più precisi si succedettero fino alla struttura moderna, come la si osserva dal paese di Grindelwald.

Se all’inizio gli strumenti e l’attenzione degli scienziati erano principalmente puntati verso il cosmo, oggi l’interesse è principalmente sull’atmosfera terrestre, spiega Flückiger.

Capire per curare

“Una decina di anni fa quando dicevo di studiare gli aereosol atmosferici, a molti sembrava un lavoro senza senso, adesso tutti si informano sull’atmosfera e sui suoi problemi.”

In una stanza straripante di cavi, computer e strumenti di precisione, Urs Baltensperger, del Paul Scherrer Institute, illustra le sue ricerche. “Gli aereosol sono polveri minute che fanno male alla salute e favoriscono la formazione delle nuvole.”

Molte di queste polveri sono naturali ma il traffico, gli scarichi industriali e le centrali elettriche “sporche” sono responsabili del 10% dell’aerosol atmosferico (fuliggine, biossido di zolfo, idrocarburi).

All’esterno dell’osservatorio, sotto raffiche di vento che rendono difficile stare in piedi, Gerhard Müller, di Meteo Svizzera spiega il funzionamento della più alta stazione meteorologica d’Europa. Dietro di lui, la piccola cupola che custodisce strumenti per lo studio della radiazione solare è ricoperta da cristalli di neve modellati dal vento.

Un telescopio per l’ambiente

E che ne è del telescopio con una lente di 76 centimetri di diametro installato da astronomi belgi, francesi e svizzeri nel 1967? All’interno della cupola, che oscilla per le spinte del vento gelido, il professor Hubert van den Bergh, del Politecnico di Losanna, confida da molto tempo lì non si compiono osservazioni astronomiche.

“Il telescopio per noi è preziosissimo,” dice il professore. Il suo team di ricerca sfrutta un laser per eseguire misure fino a 9000 metri di altitudine. Un raggio laser viene “sparato” verso il cielo e parte dell’energia ritorna indietro, a seconda del tipo e quantità delle particelle che ci sono nell’atmosfera. Il potente telescopio cattura l’energia luminosa e la trasmette al computer pronto per analizzarla.

Tocca a Brigitte Buchmann, dell’EMPA, spiegare come sta il cielo sul “tetto d’Europa”: “Quassù l’aria è pulita e le tracce di inquinanti o di gas serra sono facilmente rilevabili”. Ma c’è di più, accoppiando i dati chimici a quelli meteorologici i ricercatori capiscono la provenienza di gas ed impurità. “Possiamo osservare l’origine delle emissioni delle regioni d’Europa” dice, ed aggiunge: “alcune nazioni immettono più sostanze inquinanti di quanto dichiarano”.

“Il centro alla Jungfraujoch è fondamentale per studiare l’atmosfera del nostro continente”, conclude Buchmann. I risultati potranno essere usati in sede di discussione sui trattati internazionali come quelli di Kyoto o di Montreal.

swissinfo, Jacopo Pasotti, stazione di ricerca Jungfraujoch

La Stazione di Ricerca Alpina d’Alta Quota è stata inaugurata nel 1931.

Nel 1936/1937 è stata inaugurato l’osservatorio Sphinx.

Scienziati di almeno 25 paesi utilizzano il centro ogni anno in circa 15 programmi di ricerca.

Più di venti strumenti altamente tecnologici sono in funzione 24 ore su 24.

L’origine del nome Sphinx per l’osservatorio potrebbe derivare dalla forma della roccia su cui è costruito l’edificio.

Nei piani di costruzione della Ferrovia della Jungfrau del 1894 era inclusa la costruzione di un laboratorio in alta quota. La ferrovia è stata completata nel 1912.

Si celebra quest’anno il 75 esimo anniversario della fondazione del Centro di Ricerca Alpina d’Alta Quota Jungfraujoch, fondato nel 1931.

Il centro è situato a 3500 metri d’altezza, è raggiungibile in treno tutto l’anno e strumenti moderni misurano 24 ore su 24 parametri atmosferici.

Il centro è finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero, dal Fondo Nazionale Belga per la Ricerca Scientifica, dal Max-Plank Institute, dalla Royal Society di Londra, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano e da altri organismi elvetici e internazionali.

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