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Adesione ONU: Deiss fiducioso

Nella Svizzera romanda il sostegno all'adesione all'ONU continua a risultare ben maggiore che nella Svizzera tedesca e nel Ticino, tuttavia la prudenza al riguardo di queste proiezioni resta di rigore Keystone Archive

A dieci settimane dalla votazione sull'adesione della Svizzera all'ONU, l'esito dello scrutinio rimane oltremodo incerto. Joseph Deiss si dice fiducioso.

Secondo sondaggio in pochi giorni sul tema che, verosimilmente, sarà al centro del dibattito nazionale nei prossimi mesi e sul quale si voterà il 3 marzo 2002: l’eventuale adesione della Svizzera all’ONU.

L’istituto di ricerca GfS, su mandato della televisione svizzero tedesca DRS, tra il 10 ed il 15 dicembre scorso ha contattato 1250 aventi diritto di voto in tutta la Svizzera. Il 48% si è espresso a favore dell’adesione, il 35% contro. Determinante sarà quindi il voto degli indecisi che, al momento, sono il 17%.

Risultati da “ponderare”

Nella nuova analisi non trovano conferma i risultati scaturiti appena 2 giorni fa da un analogo rilevamento, realizzato tra il 17 e il 19 dicembre dall’istituto MIS Trend SA di Losanna su mandato della radiotelevisione romanda. In quel caso i fautori del sì erano risultati essere il 57%, quelli del no il 29%.

Alla base di queste differenze vi sono alcune spiegazioni. MIS Trend aveva contattato 1017 persone, la metà delle quali svizzeri romandi, per poi riponderare il risultato tenendo conto dei peso demografico reale di ogni regione. Questo tipo di procedura implica tuttavia un margine d’errore più importante.

Secondariamente, MIS Trend ha constatato che i due terzi del campione intervistato ignorava l’avvicinarsi dell’importante data della votazione. GfS invece ha contattato unicamente persone che hanno l’intenzione di votare sul tema.

Cifre diverse dunque ma da leggere e da interpretare pure diversamente.

Röstigraben programmato

Lo studio GfS conferma una tendenza ormai abituale nelle votazioni che concernono l’apertura internazionale della Svizzera. La percentuale di sì è superiore nella Svizzera romanda (57%) rispetto alla Svizzera tedesca e al Ticino (46%).

Il burrone si amplia considerevolmente a proposito delle divergenze d’opinione tra gli schieramenti politici. La base del partito socialista si schiera in massa (80%) per l’adesione. Anche i democristiani (57%) ed i radicali (53%) sono a favore. Di opinione diametralmente opposta le persone contattate che votano UDC: al 76% contro.

Altri fossati

Più una regione è urbana, più la percentuale di favorevoli all’adesione aumenta. Nelle grandi città, il 58% degli intervistati si dichiara per una Svizzera nell’ONU (26% contro). In campagna il 41% è contro (40% a favore).

L’approccio alla questione varia anche in funzione del grado di formazione. Chi ha terminato degli studi superiori si schiera al 62% a favore dell’adesione. Chi invece dispone di certificati di studio medio-bassi è soltanto per il 42% per il sì.

Nell’interesse della nazione o inutile

Quali sono i motivi sui quali si basano le opinioni espresse? La ragione principale che porta a votare sì è la volontà di co-partecipare alle decisione dell’organizzazione universale, visto che, oltretutto, già la si co-finanzia.

Il timore principale degli esponenti del no è invece la possibilità di venir risucchiati in conflitti internazionali.

La fiducia di Joseph Deiss

Intervenuto sabato sera al telegiornale della DRS, il ministro degli esteri Joseph Deiss si è detto fiducioso: “Il popolo dirà sì all’adesione, proprio come indicano i vari sondaggi. Più ci si avvicina al 3 marzo, maggiore sarà l’informazione e di conseguenza aumenteranno anche le persone favorevoli”, ha aggiunto, precisando che la vera campagna informativa inizierà solo con l’anno nuovo.

In un intervista pubblicata domenica dal settimanale svizzerotedesco «SonntagsBlick», Deiss ha affermato che non si ritirerà qualora il popolo dovesse respingere l’adesione alle Nazioni Unite: in Svizzera le votazioni non sono plebilisciti in favore o contro i politici.

swissinfo e agenzie

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