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Afta: la Svizzera blocca le importazioni di carne

Roghi di animali affetti da afta in Inghilterra: la Svizzera vuole evitare simili scene sul suo territorio Keystone Archive

L'Ufficio federale di veterinaria (UFV) ha adottato mercoledì misure supplementari in seguito al diffondersi in Europa dell'afta epizootica, vietando l'importazione di carne da Gran Bretagna, Irlanda, Francia e Olanda. Inoltre i viaggiatori provenienti dall'Inghilterra non potranno portare con sé né carne, né prodotti alimentari a base animale.

I controlli alle frontiere saranno rafforzati per tutti i prodotti di origine animale provenienti dall’UE. I camionisti di veicoli vuoti destinati al trasporto di animali saranno autorizzati ad entrare in Svizzera unicamente se potranno dimostrare di aver disinfettato il loro mezzo.

«Sarà difficile concretizzare tali misure, soprattutto per quanto riguarda il traffico stradale», ha ammesso mercoledì durante una conferenza stampa Ulrich Kihm, direttore dell’Ufficio federale di veterinaria (UFV): «Quello dell’afta è un problema in costante evoluzione, che rende difficile formulare un giudizio ottimale sulla situazione, e che necessita di una stretta collaborazione con le dogane».

Berna ha inoltre vietato l’importazione di carne di agnello e di capretto provenienti da tutta l’UE. Il latte e i prodotti trasformati saranno obbligatoriamente sottoposti a controlli. Ma sono le pecore a preoccupare maggiormente l’UFV: «È difficile individuare sintomi della malattia in questi animali», ha precisato Kihm.

L’importazione di fieno, paglia, letame e colaticcio sarà autorizzata unicamente se i prodotti provengono da paesi risparmiati dall’afta epizootica.

Le nuove misure si sono rese necessarie dopo un’analisi realizzata dall’UFV, che ha evidenziato i rischi elevati di epidemia. Lo scorso 13 marzo Berna aveva già vietato l’importazione di bestiame proveniente dai paesi dell’Unione europea.

La prevenzione è essenziale, ha affermato Kihm, soprattutto perché è difficile isolare i luoghi colpiti dal virus. Gli animali elvetici non sono finora stati colpiti dall’epidemia. L’aspetto emotivo del problema – ha evidenziato Kihm – è importante e spiega il successo riscontrato dal sito internet dell’UFV dedicato al problema: sono state visitate 500’000 pagine in un mese.

Cosciente dell’importanza di un’informazione dettagliata degli ambienti direttamente interessati – contadini e veterinari in particolare – l’UFV ha presentato un filmato che mostra l’evoluzione della malattia e i mezzi per individuarla. Il documentario è stato distribuito a 500 persone nella Svizzera tedesca e a 200 in Romandia.

swissinfo e agenzie

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