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Amministrazione federale: no dialetto se qualcuno non capisce

(Keystone-ATS) A partire da oggi, l’uso del dialetto è bandito tra gli impiegati della Confederazione se si è in presenza di qualcuno che non lo capisce. Inoltre, ogni collaboratore ha diritto agli strumenti necessari (leggi: dizionari) per poter lavorare nella lingua ufficiale scelta e, solo eccezionalmente, potrà essere chiamato a svolgere lavori di traduzione se non è stato assunto a tale scopo. È quanto indicano le istruzioni in merito alla promozione del plurilinguismo in seno all’amministrazione adottate a fine agosto dal Consiglio federale.

Simili indicazioni, apparse sul Foglio federale a completamento dell’Ordinanza sulle lingue del 2010 a fine settembre, mirano a promuovere maggiormente la presenza di minoranze linguistiche in seno all’amministrazione federale a tutti i livelli, correggendo gli attuali squilibri esistenti tra i diversi dipartimenti.

A fine agosto, il Consiglio federale aveva già adottato le basi legali volte a migliorare la rappresentanza delle minoranze linguistiche, in particolare tra i quadri, ad ampliare le competenze linguistiche del personale e a facilitare l’accesso ai corsi di lingua.

In particolare, spicca l’imposizione ai quadri superiori e di livello medio con funzioni dirigenziali di possedere “buone conoscenze attive in almeno una seconda lingua ufficiale e conoscenze passive in una terza lingua ufficiale”. Se al momento dell’assunzione un quadro non possiede le conoscenze linguistiche richieste, il datore di lavoro deve prendere, entro un anno, i provvedimenti necessari per migliorarle.

Altra novità: in futuro, le quote di rappresentanza delle comunità linguistiche (68,5-70,5% germanofoni, 21,5-23,5% francofoni, 6,5-8,5% italofoni, 0,5-1,0% romanci) non saranno più definite soltanto per l’insieme di un dipartimento, ma anche per le singole unità amministrative.

Migliorare competenze linguistiche e pari opportunità

Stando alle istruzioni emanate dal Governo, la promozione del plurilinguismo deve venir integrata nell’offerta del Centro di formazione dell’Amministrazione federale. Per promuovere le pari opportunità degli impiegati, le varie unità amministrative devono offrire corsi linguistici (tedesco, francese, italiano). Pari opportunità per i collaboratori significa anche evitare l’uso del dialetto in presenza di chi non lo capisce.

Particolare spazio è dedicato a un tema che ha fatto molto discutere in parlamento, come dimostrano i numerosi atti parlamentari inoltrati: i bandi di concorso per le assunzioni. Questi ultimi dovranno precisare che le candidature di comunità linguistiche sotto rappresentate in determinate funzioni sono “particolarmente gradite”.

I testi vanno inoltre tradotti nelle tre lingue nazionali. Se destinati alla stampa scritta, vanno pubblicati sugli organi delle tre regioni linguistiche; fanno eccezione quei posti destinati a candidati di una particolare minoranza. Qui basta la pubblicazione sui media locali.

In merito alle valutazioni delle candidature, i selezionatori dovranno tenere conto anche delle differenze culturali nel modo di presentare la documentazione. Le persone invitate a un colloquio potranno inoltre esprimersi nella lingua ufficiale di propria scelta.

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