Asilo: giudici di destra più severi di quelli di sinistra

(Keystone-ATS) I giudici affiliati ai partiti di destra sono più severi dei colleghi legati alla sinistra quando decidono in materia d’asilo.
È quanto emerge da un’analisi del quotidiano svizzero tedesco Der Bund, che ha preso in considerazione tutte le 29’263 sentenze pronunciate sulla questione dal Tribunale amministrativo federale (TAF) a partire dal 2007.
Globalmente, i magistrati di sinistra accettano un numero di ricorsi fino a tre volte superiore a quelli approvati dai colleghi appartenenti ai partiti conservatori, rivela il Bund. In generale, i giudici (tra quelli in attività e quelli ritiratisi sono in 44 a essersi espressi sul tema dal 2007) si dimostrano comunque piuttosto rigidi, dato che l’84% dei ricorsi viene rigettato.
I giudici più severi – all’interno di collegi di tre o, molto raramente, cinque magistrati – sono risultati essere due esponenti dell’UDC, Fulvio Haefeli e David R. Wenger. Il primo, ritenuto particolarmente noto nell’ambiente per la sua inflessibilità, ha accolto il 9,9% dei ricorsi (280 su 2833), mentre il secondo, entrato in carica solamente nel gennaio 2015, si è pronunciato in modo favorevole nel 6,9% dei casi (33 su 480).
Per contro, l’ecologista Contessina Theis si è rivelata la più indulgente tra i giudici attualmente attivi, con un tasso di appelli accettati del 28,3% (295 su 1041). Seconda la socialista Christa Luterbacher (25,6%, 536 su 2092).
La tendenza si conferma se si prendono in considerazione i partiti d’appartenenza dei giudici. In vetta alla classifica dei “buonisti” vi sono i rappresentanti di Verdi (21% di esposti approvati) e Partito socialista (20,9%). All’altra estremità della scala, gli appartenenti al Partito borghese democratico (10,9%) e all’UDC (13,1%).
Interpellato dal quotidiano bernese, l’ex magistrato Walter Stöckli (PS) ha dichiarato che i giudici rappresentano uno spaccato della società, ricordando inoltre che essi non prendono le decisioni in solitaria. A suo parere, essere affiliati a una determinata forza politica, fatto proibito in altre nazioni, non presuppone una parzialità di partenza.
Il TAF, che non dispone di un proprio archivio statistico in materia, non ha voluto commentare con il Bund i risultati, distanziandosi però dalle conclusioni tratte dal giornale, il quale considera che in questo ambito la giustizia operi come una “lotteria”. Secondo la corte sangallese non vi sarebbe dunque relazione fra le decisioni dei giudici e il loro orientamento politico.
L’Organizzazione svizzera d’aiuto ai rifugiati ha dal canto suo espresso il proprio rammarico a proposito dei risultati dell’analisi. Il suo direttore, Constantin Hruschka, ha affermato al Bund che il Tribunale amministrativo dovrebbe poter agire come istanza autonoma e indipendente per garantire un procedimento equo a ogni individuo.
L’università di Zurigo sta a sua volta svolgendo uno studio, finanziato dal Fondo nazionale svizzero di ricerca scientifica sul problema messo in luce dal Bund. Le ricerche sono cominciate nel 2015 e sono destinate a concludersi nel 2018. Al momento, nessun esito parziale è stato reso noto.