Prospettive svizzere in 10 lingue

Celia Luterbacher

lavagna con formule matematiche e libri

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Gli scienziati stanno ridefinendo il successo

Questo contenuto è stato pubblicato al I metodi quantitativi correnti servono davvero a determinare efficacemente la qualità della ricerca scientifica?La Svizzera cerca vie alternative.

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un uomo guarda il cielo stellato

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Un universo possibile anche senza materia oscura

Questo contenuto è stato pubblicato al Ricerche pubblicate di recente mettono in discussione il modello standard del cosmo. Cosa significa questo per lo spazio e per la scienza?

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Garbage lies on the ground around a Geneva waste bin

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Una montagna di rifiuti da rimuovere

Questo contenuto è stato pubblicato al La Svizzera produce circa 24 milioni di tonnellate di rifiuti domestici all'anno, di cui circa il 24% è costituito da immondizia urbana.

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Quando le lezioni di scienze producono risultati concreti

Questo contenuto è stato pubblicato al In questa mattina di marzo, le strade sono asciutte nella cittadina di Aigle, a pochi chilometri dall’estremità orientale del Lago Lemano. Ma quando arriviamo a Leysin, dopo 20 minuti di salita in funicolare, il paesino è imbiancato da una fitta coltre di neve e i fiocchi continuano a scendere. Il maltempo non ha però impedito…

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Tassare i robot che ci rubano il lavoro?

Questo contenuto è stato pubblicato al ObersonCollegamento esterno condivide la tesi secondo cui, siccome i robot svolgono una quantità crescente di mansioni – in particolare nell’industria e nei servizi – la disoccupazione è destinata a crescere, con una conseguente diminuzione globale del gettito fiscale e dei contributi sociali. Egli ritiene che la tassazione del lavoro svolto dai robot debba contribuire a…

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Il problema svizzero delle donazioni di organi

Questo contenuto è stato pubblicato al In Svizzera la politica del consenso esplicito nella donazione di organi complica il lavoro ai medici. Tuttavia, per questioni etiche, l’alternativa del consenso presunto applicato in Europa non è ben vista da tutti. È possibile conciliare gli argomenti etici con la dura realtà delle decisioni mediche?

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Meno stereotipi e meno copertura mediatica per le donne in politica

Questo contenuto è stato pubblicato al Nella campagna per le elezioni federali del 2015, i media hanno presentato le donne e gli uomini che si sono candidati per un seggio in parlamento «quasi sempre senza fare uso di stereotipi» associati al genere, rileva uno studioCollegamento esterno commissionato dalle autorità federali e pubblicato lo scorso ottobre. La copertura mediatica è stata segnata…

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Un piano per salvare le stazioni di sci dall’espansione incontrollata

Questo contenuto è stato pubblicato al Come molte altre località alpine svizzere, dal primo boom degli sport invernali negli anni 1950, Verbier è cresciuta in modo esponenziale e frammentario, senza una visione globale dell’urbanismo e del sistema di trasporti. Anche se questa giornata di fine novembre è grigia, i panorami sono mozzafiato e la località vallesana è addobbata a festa. La…

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I benefici della riduzione delle emissioni vanno oltre il clima

Questo contenuto è stato pubblicato al Il messaggio principale del rapportoCollegamento esterno è duplice: innanzitutto, gli effetti del cambiamento climatico si fanno particolarmente sentire negli ecosistemi alpini, dove l’aumento della temperatura è quasi il doppio della media mondiale. In secondo luogo, l’azione immediata e coordinata necessaria a livello politico, industriale e della società non è forzatamente una fastidiosa incombenza. I passi…

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Quando una donazione di beneficenza desta sospetti

Questo contenuto è stato pubblicato al È stato un articoloCollegamento esterno dell’ultima edizione del domenicale Schweiz am Sonntag a rivelare che nel 2011 l’agenzia svizzera per lo sviluppo e la cooperazione (DSC) ha versato 484’000 franchi alla Fondazione Clinton. Lo scopo: sostenere un progetto di riduzione della mortalità infantile in Liberia tra il 2011 e il 2013. Una donazione che il…

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Una roccia antica per stoccare le scorie nucleari

Questo contenuto è stato pubblicato al Un tunnel buio dalle pareti rocciose umide e gocciolanti. È la prima cosa che si nota durante la visita del laboratorio sotterraneo del Mont Terri a Saint-Ursanne, nel canton Giura, che ci porta a 300 metri di profondità. Dopo alcuni passi, le pareti del cunicolo diventano improvvisamente asciutte. È in questo punto che avviene la…

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Diagnosi preimpianto: perché, per chi e come funziona?

Questo contenuto è stato pubblicato al Il 5 giugno, il popolo svizzero voterà per la seconda volta, nell’arco di un anno, su un’autorizzazione della “diagnosi preimpianto” (DPI) applicata agli embrioni prodotti per la fecondazione in vitro. Obiettivo: scoprire anomalie genetiche prima che gli embrioni siano impiantati nell’utero della madre. Il tema ha suscitato un dibattito etico e sociale particolarmente emotivo da…

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Il contributo delle case svizzere che producono energia

Questo contenuto è stato pubblicato al L’emissione di CO2 da parte delle economie domestiche in Svizzera fa discutere gli esperti. Nonostante l’aumento della popolazione e dello spazio utilizzato da ogni persona, le emissioni tra il 2000 e il 2013 sono diminuite. Come mai?

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Una “macchina fotografica” svizzera per esplorare il pianeta rosso

Questo contenuto è stato pubblicato al Cos’è CaSSIS? CaSSIS è una sorta di “macchina fotografica”, ma anche un potente telescopio, che permetterà ai ricercatori di avere immagini molto precise della superficie di Marte. Questo strumento è stato caricato a bordo della sonda ExoMarsCollegamento esterno Trace Gas Orbiter (TGO) dell’Agenzia spaziale europea (ESACollegamento esterno), che entrerà in orbita attorno al pianeta. Da…

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Perché abbiamo bisogno degli animali da allevamento tradizionali?

Questo contenuto è stato pubblicato al Ricercatori svizzeri e agricoltori stanno lottando contro il tempo per salvare le antiche razze da allevamento, prima che queste vengano soppiantate da razze bovine più produttive. In Europa come in Africa, il bestiame tradizionale si adatta meglio alle condizioni locali e alle sfide ambientali. Negli ultimi dieci anni, il numero di vacche lattifere in Svizzera è diminuito, ma ciononostante il settore caseario ha prodotto più latte. Capire il perché è facile: nel 2013, una mucca svizzera produceva in media 4 kg di latte in più al giorno rispetto al 2000, indica l’Ufficio federale di statistica. L’aumento della produttività è in parte dovuto alla selezione delle razze allevate, che consente agli agricoltori di favorire il bestiame che presenta determinate caratteristiche. Questa selezione comporta però anche dei risvolti negativi: col tempo, il fatto di puntare troppo sulla produttività può condurre alla sparizione di alcuni tratti genetici, inclusi quelli che hanno consentito alle razze tradizionali di adattarsi al loro ambiente. «Molte razze di origine svizzera sono a rischio siccome non sono altrettanto produttive di quelle moderne», dice a swissinfo.ch Catherine Marguerat dell’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG). «Le razze [tradizionali] sono molto preziose per la Svizzera se si considerano i pericoli dei futuri mutamenti nell’ambiente. Queste razze sono solitamente molto robuste e potrebbero avere dei geni che consentono di affrontare meglio le sfide ambientali». Un problema nei paesi di sviluppo L’essere umano addomestica le specie animali da secoli. Il concetto di “razza” è però nato soltanto circa 200 anni fa, quando gli agricoltori iniziarono a selezionare alcuni animali sulla base delle caratteristiche fisiche che rendevano le bestie più interessanti per l’allevamento. Stéphane Joost, ricercatore del Politecnico federale di Losanna (EPFL), stima che nel corso del XX secolo circa il 16% delle razze animali da reddito si è estinto, mentre il 15% è stato minacciato di estinzione a causa dell’allevamento selettivo. Nei paesi in via di sviluppo, il problema della conservazione della diversità genetica delle razze da allevamento tradizionali è più grave che negli Stati industrializzati, tra cui la Svizzera, spiega Stéphane Joost, responsabile di un progetto di ricerca di recente pubblicazione della Fondazione europea per la scienza (FES), e coordinato dall’EPFL. Con la promessa di una produttività a corto termine, molti agricoltori preferiscono le razze “cosmopolita” a quelle locali. Spesso, però, gli animali non autoctoni muoiono siccome non sono adattati al clima locale. Sono inoltre vulnerabili alle malattie del posto. Ad esempio, il bestiame nel Burkina Faso è minacciato dalla tripanosomiasi, un’infezione parassitaria trasmessa dalla mosca tse-tse che causa la morte di un milione di animali all’anno. Le mucche della razza indigena Baoule presentano una resistenza genetica alla malattia. Quelle della razzia asiatica Zebuine, preferite per la loro forza e la loro produzione di carne e latte, sono invece estremamente vulnerabili. Un team internazionale di ricercatori ha studiato la genetica delle due razze e gli sforzi degli allevatori per combinarle. Il loro scopo è di capire come meglio preservare la resistenza alla malattia delle Baoule e la robustezza fisica delle Zebuine. La FAO prevede di pubblicare i risultati del progetto della FES in forma elettronica e stampata, così da consentire agli agricoltori nei paesi in via di sviluppo di avere accesso alle informazioni. Tradizione svizzera Il progetto di ricerca della FES sul bestiame in Africa può essere implementato anche alla Svizzera, ritiene Stéphane Joost. «Con il riscaldamento globale, ad esempio, la Svizzera e altri paesi alpini saranno confrontati con condizioni più rigide rispetto alle nazioni circostanti con un territorio pianeggiante. A causa della sua topografia, buona parte dei bovini, delle pecore e delle capre sono sulle montagne». Con l’aumento della temperatura, spiega, l’erba dei pascoli - che rappresenta la dieta principale della maggior parte delle vacche lattifere in Svizzera - crescerà a una quota più elevata sui versanti montani, più vicino alle vette rocciose. In questi habitat in altitudine, più aridi, l’erba è tuttavia destinata a diventare scarsa e meno nutritiva. Una sfida dietetica che non dovrebbe comunque preoccupare i bovini d’Evolène della Val d’Hérens, in Vallese. La tradizionale razza svizzera, oggi minacciata di estinzione, ha una costituzione robusta e un metabolismo che le consente di sopravvivere anche quando le risorse alimentari sono limitate. «È un vantaggio importante disporre di razze robuste e adattate che sono in grado di nutrirsi di un’erba di qualità potenzialmente inferiore, mantenendo però un alto livello di produzione», osserva Stéphane Joost. Evolène, piccole ma robuste Negli ultimi anni, le vacche d’Evolène si sono lentamente riprese grazie agli sforzi di conservazione della fondazione senza scopo di lucro ProSpecieRara e di allevatori indipendenti come Adrienne Stettler, proprietaria di una pittoresca fattoria a Utzigen, vicino a Berna. Oggi in Svizzera si contano tra i 400 e i 450 bovini d’Evolène, di cui 20 appartengono a Adrienne Stettler, che le alleva sia per la carne sia per il latte. Malgrado la loro dimensione relativamente piccola - l’altezza al garrese è di 115-130 centimetri contro i 147 in media di una Holstein - le vacche d’Evolène sono delle buone produttrici di latte, con circa 5'000 litri all’anno, spiega Adrienne Stettler. Le Holstein possono produrre il triplo di latte, ma necessitano in compenso di più cibo e sono più esposte alle malattie. Una razza ottimale Negli ultimi dieci anni, spiega Catherine Marguerat, la Svizzera ha fatto dei progressi: ha accresciuto la dimensione delle popolazioni di razze di bovini rare, aumentato la diversità genetica, intensificato i programmi di conservazione e sensibilizzato il pubblico. C’è però ancora del lavoro da fare. «Dobbiamo sviluppare dei piani di emergenza per le razze in via di estinzione nel caso in cui scoppiasse un’epidemia e costituire delle banche genetiche per pecore, conigli e galline. Dobbiamo inoltre incoraggiare un numero maggiore di allevatori a partecipare ai programmi di conservazione», afferma. Per il futuro dei programmi di selezione del bestiame, sottolinea, sarà essenziale trovare un equilibrio tra l’adattamento genetico tradizionale e le caratteristiche moderne di produttività. «Una razza ottimale è quella che è bene adattata alle condizioni locali della Svizzera e che può nutrirsi principalmente di erba e fornire prodotti di alta qualità». Catherine Marguerat e Stéphane Joost partecipano entrambi a GENMON, un progetto che coinvolge l’UFAG e l’EPFL e che dovrebbe essere lanciato l’anno prossimo. L’obiettivo è di sviluppare uno strumento per monitorare le risorse genetiche animali in Svizzera. «[GENMON] permetterà alle associazioni di allevatori e al governo di valutare la sostenibilità delle attività di allevamento per le razze svizzere. Fornirà informazioni sul grado di rischio e la popolazione, integrando anche parametri socioeconomici e ambientali», indica Catherine Marguerat. Animali più vulnerabili alle malattie Il servizio di monitoraggio della biodiversità del Dipartimento federale dell’ambiente indica che, dalla seconda metà del XX secolo, l’agricoltura svizzera si concentra su un piccolo numero di razze da allevamento. Oggigiorno, la perdita sempre più accentuata di razze animali è ulteriormente aggravata dall’aumento delle razze ibride moderne, più produttive. Con la riduzione della diversità genetica, le popolazioni di animali da allevamento tendono alla consanguineità e quindi a una maggiore uniformità, ciò che le rende più vulnerabili alle minacce esterne quali parassiti e malattie.

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Meno medicamenti per più benessere

Questo contenuto è stato pubblicato al “La politerapia concerne più del 60% dei pazienti dai 65 anni in su ricoverati in ospedali”, dice Nicolas Rodondi, professore di medicina interna all’ospedale universitario di Berna. Da alcuni studi è emerso che tra gli anziani, circa il 30% dei ricoveri ospedalieri e il 20% delle spese sanitarie superflue sono la conseguenza di prescrizioni di…

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