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portamonete aperto, vuoto, al suo interno le figurine di due persone sedute

Oggi in Svizzera

Care svizzere all’estero, cari svizzeri all’estero,  

Anche se gli acquisti online permettono di dedicarsi allo shopping 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ci sono degli orari preferiti per fare acquisti senza recarsi nei negozi (e, dall’inizio della pandemia, sempre più persone optano per questo metodo). Secondo uno studio, svizzere e svizzeri preferiscono dedicarsi a questa attività dopo cena, tra le 21 e le 22, mentre nel corso degli ultimi due anni lo facevano tra le 16 e 17, ossia alla fine del proprio orario di lavoro. Ora che questa fascia è nuovamente dedicata al tragitto lavoro-casa, sono mutate le abitudini. 

Per quanto mi riguarda, non rispetto orari quando si tratta di shopping online: ho fatto acquisti anche in piena notte (assolutamente necessari? Non sono proprio sicura, ma tant’è…) 

Ora però passiamo alle notizie più importanti della giornata. Buona lettura. 

anziani giocano a carte
lotuswell.ch

Le rappresentanze svizzere all’estero devono spesso affrontare casi “al di fuori delle competenze dei servizi consolari”: situazioni esasperanti o fastidiosi grattacapi, nei confronti dei quali ora la Confederazione intende reagire, in particolar modo per ciò che riguarda la Quinta Svizzera più anziana. 

Le richieste da parte di cittadine e cittadini svizzeri alle 168 rappresentanze elvetiche all’estero sono aumentate e ora il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) vuole sensibilizzare svizzere e svizzeri all’estero sul fatto che la Confederazione non può essere sempre presente per tutto, ricordando il principio della responsabilità personale. 

“Aging Abroad” è il nome di una parte del progetto governativo di sensibilizzazione. La campagna intende aiutare le persone di nazionalità svizzera residenti all’estero a pianificare nel migliore dei modi il proprio pensionamento nel nuovo Paese di residenza. In sostanza, vengono invitate ad agire autonomamente per mitigare il più possibile eventuali problemi legati a vecchiaia, povertà o malattia. 

In caso di decesso all’estero, poi, la situazione può rapidamente complicarsi (molto di più rispetto a quanto lo sarebbe in caso di decesso nella Confederazione): chi decide se seppellire la salma all’estero o rimpatriarla? Chi paga le spese? Secondo il portavoce del DFAE Andreas Heller la domanda centrale è: “Chi decide se non ci sono più parenti o se nessun membro della famiglia si considera responsabile?”. Anche perché, con la morte, termina ogni responsabilità personale.  


soldati in tenuta mimetica osservano un panzer
Keystone / Anthony Anex

La Danimarca non potrà inviare in Ucraina i suoi veicoli corazzati per il trasporto di truppe Piranha III, progettati dall’azienda svizzera Mowag. 

La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) ha bocciato una richiesta in tal senso pervenuta da Copenaghen, appoggiandosi al concetto di neutralità e alla leggislazione in vigore sul materiale bellico

Secondo quanto riportato mercoledì dalla trasmissione “Rundschau” della radiotelevisione della Svizzera tedesca SRF, i danesi volevano trasferire in Ucraina 20 Piranha per scopi di difesa nel quadro dell’invasione russa. Tuttavia, la legge elvetica sul materiale bellico implica generalmente una dichiarazione di non riesportazione per gli Stati con cui si chiude una vendita.  

Due domande in questo senso provenienti dalla Germania sono già state respinte in aprile per gli stessi motivi. Una riguardava le munizioni svizzere da 35 millimetri per i carri armati antiaerei Gepard e l’altra per non specificate munizioni da 12,7 millimetri.  


portafoglio dal quale viene estratta banconota da 200 franchi
© Keystone / Christian Beutler

Il potere d’acquisto della popolazione elvetica è calato nel 2021, subendo la massima contrazione degli ultimi 40 anni.

A livello nominale, i salari sono calati dello 0,2% rispetto al 2020 e, considerando anche l’impatto dell’inflazione (0,6%), le retribuzioni reali sono calate dello 0,8%. Da quando è stato creato l’Indice svizzero dei salari nel 1942, è solo la quindicesima volta che il potere di acquisto risulta in calo, la sesta dal 2000:  -0,3% nel 2000, -0,2% nel 2005, -0,4% nel 2008, -0,1% nel 2017 e -0,4% nel 2018, oltre che appunto nel 2021. Solo nel 1981 c’è stato un calo maggiore di quello del 2021 (-1%).

Gli uomini sono stati i più colpiti da questo fenomeno: la loro retribuzione è scesa dell’1,3%, mentre per le donne il potere d’acquisto è rimasto invariato. La loro retribuzione è comunque scesa dello 0,6% (contro gli 0,7% dei colleghi maschi). Questa differenza nell’evoluzione tra i sessi è una dimostrazione del fatto che il divario medio tra uomini e donne si sta gradualmente riducendo, scrive l’Ufficio federale di statistica nella nota che accompagna le cifre rese note mercoledì.

Sono state osservate grosse differenze anche a livello settoriale: il settore terziario che ha subìto i maggiori cali delle retribuzioni nominali (-3,3%) è stato quello delle attività artistiche, di divertimento e di intrattenimento, soprattutto a causa della pandemia. Flessioni anche nel settore delle attività informatiche (-3,1%), dovute, scrive l’UST, all’assunzione di nuovo personale con meno anni di anzianità di servizio. Sul fronte opposto viene invece segnalata la progressione delle retribuzioni nell’amministrazione pubblica (+2,1%).

busto di uomo in maglietta a maniche lunghe azzurra, una mano appoggiata al petto, l altra sullo stomaco
Keystone / Friso Gentsch

Sarebbero 73’000 le persone in Svizzera colpite attualmente dal Long Covid, ossia le conseguenze a lungo termine del coronavirus. A dirlo è uno studio condotto a livello globaleCollegamento esterno, nel quale è stato coinvolto anche l’Istituto di epidemiologia, biostatistica e prevenzione (EBPI) dell’Università di Zurigo.

In tutto il mondo sarebbero 145 milioni le persone che, anche a più di tre mesi dal decorso della malattia, soffrono ancora di stanchezza, difficoltà respiratorie, tachicardia, disturbi del sonno e difficoltà a concentrarsi. Le cifre, però, sono da prendere con le dovute precauzioni, ammettono gli autori dello studio: nella migliore delle ipotesi i casi potrebbero essere 55 milioni, nella peggio 213 milioni.

Rispetto ad altri studi condotti in passato, questo si è concentrato unicamente su tre sintomi chiave: affaticamento, difficoltà respiratorie e deterioramento cognitivo. Insonnia, perdita dell’olfatto o tachicardia non sono invece stati considerati.

L’analisi mostra inoltre che più la malattia è stata grave, maggiore è il rischio di Long Covid, che le donne sono più colpite rispetto agli uomini (63%), che la fascia di età più toccata è quella dei 20-29enni e che nella maggior parte dei casi i sintomi scompaiono del tutto dopo poco meno di 9 mesi.

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