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I BRICS e la Svizzera: tra ambizioni globali e realtà geopolitica

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Il 17° vertice BRICS si terrà il 6.-7 luglio 2025 a Rio de Janeiro, in Brasile. Copyright 2025 The Associated Press. All Rights Reserved

Qual è il ruolo del gruppo dei Paesi BRICS e come dovrebbe posizionarsi la Svizzera nei suoi confronti? Le opinioni divergono.

Da quasi vent’anni, i BRICS cercano di ridefinire gli equilibri della politica internazionale. Questo “raggruppamento poco coeso di Stati” – come la definisce l’ultimo rapportoCollegamento esterno sulla politica estera del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) – si fa portavoce “di una narrazione che riscuote consenso soprattutto tra i Paesi emergenti e in via di sviluppo”: un ordine mondiale che si adatti a nuovi centri di potere.

Il termine BRIC fu coniato nel 2001 da un economista della banca d’investimento statunitense Goldman SachsCollegamento esterno, con lo slogan “Building Better Economic BRICs”, per sottolineare il potenziale economico di Brasile, Russia, India e Cina. Solo nel 2009, in piena crisi finanziaria, si tenne il primo vertice ufficiale a Ekaterinburg, in Russia. Nel 2010 si aggiunse il Sudafrica.

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Da allora, il gruppo ha acquisito importanza e ha accolto nuovi membri. Oggi, i BRICS rappresentano circa la metà della popolazione mondiale e oltre il 40% del PIL globale. Il gruppo conta una dozzina di Stati partner e circa 30 Paesi hanno espresso interesse a unirsi. Tuttavia, la natura del gruppo resta sfuggente: non è un’alleanza formale, non ha una zona di libero scambio né una sede permanente.

Secondo il consulente politico svizzero Remo Reginold, i BRICS non vanno sottovalutati. “Li vedo come simbolo di un’epoca geopolitica emergente.” Per lui, il termine più adatto per definire questo gruppo di Paesi è “conglomerato”: un agglomerato di materiali diversi, con strutture, dimensioni e proprietà differenti, tenuti insieme da una matrice. Questa matrice comune rappresenta la volontà di spezzare insieme il predominio occidentale.

I BRICS chiedono, tra le altre cose, una riforma delle Nazioni Unite e delle istituzioni di Bretton Woods (FMI e Banca Mondiale), per dare maggiore voce al Sud globale.

Questo “conglomerato” ha creato istituzioni proprie, come la New Development Bank, e sviluppato partenariati transnazionali. “Con questa rete di relazioni, i BRICS stanno creando una nuova forma di cooperazione internazionale”, afferma Reginold. Una forma di cooperazione che non si basa sulle regole occidentali.

Secondo Reginold, “la Svizzera e l’Occidente in generale” devono imparare “a comprendere i BRICS e a interpretarne correttamente i segnali”. A causa della prospettiva occidentale, finora si è studiato troppo poco il funzionamento delle reti informali del gruppo. Se la Svizzera saprà muoversi con intelligenza, mettendo a frutto le proprie reti, la sua flessibilità e i suoi interessi, “potrebbe persino avere il potenziale per diventare un ponte tra il Nord e il Sud globale”, afferma il consulente politico. Tuttavia, ciò include anche la cooperazione allo sviluppo, un ambito in cui la Svizzera – come molti Paesi occidentali – sta attualmente riducendo il proprio impegno.

Come, dove e perché la Svizzera riduce i suoi aiuti allo sviluppo:

Cosa significano i BRICS per l’ordine liberale mondiale?

Altri esperti ed esperte attribuiscono invece ai BRICS un’importanza minore. Eveline Hutter e Simon Stocker, del think tank svizzero Avenir Suisse, nel 2024 hanno parlato in un articoloCollegamento esterno di un “clamore eccessivo attorno ai BRICS”. Hutter e Stocker riconoscono una nuova consapevolezza tra i “Paesi non occidentali”, ma sottolineano che “al di là della retorica”, lo sviluppo economico – ad eccezione della Cina – è stato “relativamente deludente”. Inoltre, evidenziano le numerose differenze e persino contraddizioni all’interno del gruppo. Alcuni membri dei BRICS, come Cina e India, hanno infatti un passato bilaterale segnato da tensioni.

Nell’analisi di Avenir Suisse è “quasi escluso” che i BRICS si sviluppino in un “blocco di potere apertamente ostile all’Occidente”. Tuttavia, ritengono che la Svizzera debba monitorare attentamente l’evoluzione del gruppo.

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Anche a livello internazionale i BRICS sono visti meno come un rivale dell’Occidente e più come una piattaforma complementare. Secondo Kai Michael Kenkel, dell’Università Cattolica di Rio de Janeiro, tutto dipende da come si comporterà l’Occidente: sarà disposto a realizzare le riforme richieste e a dare maggiore ascolto al Sud globale? Kenkel cita un ampio ventaglio di ambiti – dalla finanza alla cooperazione allo sviluppo – in cui l’Occidente dovrebbe muoversi. Se ciò non avverrà, “potrebbero prevalere quei Paesi dei BRICS che mirano ad allontanarsi completamente dall’ordine mondiale occidentale”, afferma Kenkel. In questo senso, “le riforme sono sicuramente l’alternativa migliore per l’Occidente”.

Kenkel sottolinea anche l’eterogeneità interna del gruppo BRICS, sia in termini di valori che di forme di governo. Gli Stati membri che si sentono più vicini ai valori occidentali, come il Brasile, si trovano sempre più ai margini. “In Brasile c’era grande preoccupazione per il fatto che, con l’allargamento dei BRICS, la maggioranza dei membri fosse costituita da Stati a guida autoritaria”. Ciò ha anche portato a una maggiore frammentazione politica all’interno del gruppo e alla mancanza di una bussola strategica condivisa.

Il caso indiano e la guerra in Ucraina

Jagannath Panda, direttore del Centro di Studi sull’Asia meridionale e sull’Indo-Pacifico di Stoccolma, spiega – prendendo l’India come esempio – quali rischi comporterebbe una formalizzazione delle istituzioni dei BRICS: “La Cina è per noi, da un lato, un rivale, ma dall’altro il partner commerciale più importante”. Mentre molti considerano i BRICS come un progetto guidato dalla Cina, per l’India il gruppo rappresenta una componente fondamentale della propria strategia di politica estera. “L’India vede i BRICS principalmente come una base multipolare per espandere la propria influenza economica nel Sud globale, incluso il Medio Oriente e oltre”, afferma Panda.

L’India può trarre vantaggio dalle risorse naturali della Russia: sia per uso interno, sia per rivenderle ai Paesi occidentali che, a causa delle sanzioni, non acquistano più direttamente petrolio russo. In questo modo, la guerra in Ucraina ha rafforzato la cooperazione tra la Russia e gli Stati membri dei BRICS.

Che ruolo può svolgere la Svizzera?

Essendo i BRICS un gruppo molto eterogeneo, è necessario considerare le relazioni con ciascun Paese singolarmente. Jagannath Panda osserva che “la Svizzera è percepita dai BRICS come un Paese neutrale, e molti Stati mantengono quindi con essa un rapporto altrettanto neutrale”. Questo aumenta le possibilità di collaborazione.

La Svizzera non è vista come responsabile del malcontento che ha portato alla nascita dei BRICS, aggiunge Panda. L’India, come Paese densamente popolato, è molto interessata all’esperienza della Svizzera in settori come la tecnologia, l’istruzione o anche come ospite di conferenze.

Kai Michael Kenkel la vede in modo simile: “Per il Brasile, la Svizzera è soprattutto un partner nei settori di alta qualità.”

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Quale strategia adottare?

La Svizzera intrattiene relazioni bilaterali con i singoli Paesi membri e riconosce “la crescente importanza degli Stati BRICS”, come si legge nel rapporto di politica estera. Tuttavia, il peso puramente economico dei BRICS per la Svizzera è “piuttosto marginale” rispetto a quelli dell’UE e degli Stati Uniti: “Malgrado la crescita globale”, si legge nel rapporto di inizio 2025, “solo il 12% circa del commercio estero svizzero è attribuibile agli Stati BRICS, con la Cina in testa”. In confronto, l’UE rappresenta circa il 52% e gli USA circa il 17%.

Al di là della bilancia commerciale, la Svizzera riconosce un cambiamento geopolitico in atto a favore dei BRICS. Il gruppo dispone di “un potere politico ed economico sufficiente a conferire credibilità alla narrazione di uno spostamento di pesi dagli Stati occidentali un tempo dominanti agli Stati emergenti e in forte crescita”.

Secondo la Svizzera, la pretesa dei BRICS di voler contribuire alla ridefinizione dell’ordine internazionale non è da valutare “in modo puramente negativo”. Ciò che conta è se i BRICS siano disposti non solo a chiedere un cambiamento, ma anche ad “assumersi effettivamente la corresponsabilità” di tale ordine. Il rischio, tuttavia, è che nel processo “democrazia e diritti umani vengano messi in discussione, reinterpretati o subordinati alla geopolitica”.

Articolo a cura di Giannis Mavris

Traduzione con il supporto dell’IA/mar

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