Prospettive svizzere in 10 lingue

Continua il braccio di ferro tra FFS e Officine

I lavoratori delle Officine non abbassano le braccia: è sempre e e ancora sciopero Keystone

Il confronto tra gli operai delle Officine di Bellinzona, in sciopero dal 7 di marzo, e la direzione delle FFS, si inasprisce di ora in ora.

Dopo l’incontro inconcludente di lunedì a Berna, l’assemblea (a porte chiuse) dei lavoratori ha deciso martedì di proseguire lo sciopero. E ha chiesto l’intervento del mondo politico.

Il freddo di Berna, stretta in un manto di neve, è penetrato pungente nelle trattative tra il Comitato di sciopero delle Officine di Bellinzona e la direzione delle FFS. Lunedì sera al Kursaal, dove si è svolto l’incontro tra le parti, il clima era plumbeo.

Le FFS non si discostano dalla loro posizione iniziale e accusano il Comitato di sciopero di rifiutare le condizioni quadro per la Tavola rotonda. Nella conferenza stampa, convocata lunedì poco dopo le nove di sera, la direzione ha inoltre criticato l’atteggiamento di chiusura degli scioperanti.

Critiche rispedite al mittente da parte della delegazione sindacale, secondo cui ad essere ostinatamente chiusa è la direzione delle FFS. La situazione si sta facendo dunque sempre più tesa e la crisi è destinata ad acuirsi. Martedì mattina l’assemblea dei lavoratori delle Officine ha infatti deciso di continuare lo sciopero.

Rabbia e preoccupazione

Giunta nella capitale federale nella speranza di avviare un dialogo costruttivo con le FFS, la delegazione sindacale delle Officine è ripartita in serata con tanta rabbia dentro.

Al termine dei colloqui iniziati alle quattro del pomeriggio, il primo ad avvicinarsi ai giornalisti è Saverio Lurati, coordinatore del Sindacato Unia e presidente dell’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa. Sguardo cupo, aria preoccupata, scuote la testa: “E’ un disastro – dice a swissinfo – così non si va da nessuna parte”.

Poco dopo arriva anche Gianni Frizzo, presidente del Comitato di sciopero. Volto teso e segnato, anche lui. “Dopo 24 ore discussione, non abbiamo raggiunto nessun risultato. Le FFS non si sono mosse di un millimetro. Abbiamo reiterato le nostre richieste – spiega Frizzo nell’atrio dell’albergo – e abbiamo persino formulato delle proposte in segno di apertura, ma le FFS non le hanno accettate”.

Gianni Frizzo prosegue, visibilmente amareggiato, nel dettagliare l’esito dell’incontro: “Dai lavoratori abbiamo ricevuto un chiaro mandato: mantenere a Bellinzona il centro di competenze delle locomotive, settore per noi irrinunciabile. Ma la dirigenza delle FFS non vuol sentir ragione”.

L’apertura dei sindacati gelata dal rifiuto

Nel tentativo di contribuire a compiere dei concreti passi avanti, la delegazione delle Officine si è detta disposta a discutere sulla manutenzione dei carri e su un’eventuale sinergia tra privati e Ferrovie federali, a patto che il settore rimanga sempre sotto il cappello delle FFS. Ma l’ex regia federale ha risposto picche.

“Per facilitare l’avvio della Tavola rotonda – aggiunge Frizzo – abbiamo proposto questa apertura, che rappresenta un sacrificio. Di fronte al no delle FFS, c’è da presumere che la direzione non abbia ricevuto dal Consiglio di amministrazione un mandato forte per i negoziati”.

“Nonostante la nostra buona volontà di trovare una soluzione – gli fa eco Saverio Lurati – non abbiamo potuto fare passi avanti. Lo sciopero, quindi, continua. La situazione, a questo punto, rischia di diventare difficile per tutti, sicuramente per le Ferrovie, ma anche per i lavoratori”.

Lurati, sindacalista di grande esperienza e con un’elevata soglia di resistenza, non le manda a dire e critica l’atteggiamento arrogante delle FFS. “In vista della tavola rotonda – tuona Lurati – la direzione delle FFS è stata invitata dalla Berna federale a ridefinire le proprie posizioni. Ebbene, non hanno compiuto il benché minimo passo nella direzione auspicata. E’ una vergogna”.

Un orizzonte carico di tensioni

Le FFS deplorano naturalmente l’esito dei negoziati del fine settimana pasquale. Incontrando i giornalisti il direttore Andreas Meyer ha espresso il convincimento che una conclusione favorevole dei colloqui sarebbe stata nell’interesse di tutti. “L’offerta al dialogo – ha ripetuto – resta aperta”.

Principio ribadito martedì mattina anche dagli scioperanti, che chiedono tuttavia l’intervento della politica poiché a loro avviso “non è più possibile dialogare sinceramente e in modo trasparente con le FFS” i cui vertici sono stati invitati a dimettersi. Intanto sono state definite altre strategie di lotta, che verranno svelate al momento opportuno.

Difficile tentare delle previsioni sugli sviluppi della vertenza, tanto più che il consigliere federale Moritz Leuenberger non ha voluto, per ora, assumere un ruolo più decisionista in un conflitto dove il rischio di lacerazioni è forte. La Berna federale sembra ancora sorda agli appelli della Svizzera italiana e dei lavoratori.

swissinfo, Françoise Gehring, Berna

Nuovo appello a porre fine allo sciopero da parte del consigliere federale Moritz Leuenberger, che ha preso atto del fallimento delle trattative tra il comitato di sciopero e la direzione delle FFS.

Martedì il ministro dei trasporti ha però invitato il consiglio di amministrazione delle FFS a rivedere le proprie decisioni. E per ora non intende nominare un mediatore.

Il comitato di sciopero ha preso atto con soddisfazione delle dichiarazioni del ministro dei trasporti: l’invito rivolto alle FFS di rivedere i piani di ristrutturazione, è quanto chiedono dall’inizio dello sciopero le maestranze.

Il Consiglio di Stato ticinese ha deciso di chiedere nuovamente il coinvolgimento del Consiglio federale in merito alla situazione presso le Officine FFS Cargo di Bellinzona.

Il Consiglio di Stato chiede un incontro urgente al Consiglio federale nel tentativo di sbloccare la situazione di grave stallo venutasi a creare nelle trattative fra le parti (direzione FFS, rappresentanti sindacali e maestranze).

Il Governo ticinese sottolinea come la vertenza oltrepassi la semplice divergenza fra datore di lavoro e maestranze per rivestire invece un carattere politico legato sia al federalismo sia al ruolo delle politiche regionali finora perseguite dalla Confederazione.

I 430 scioperanti continuano a nutrire molta speranza nell´appoggio della popolazione ticinese, che fin dall’inizio dello sciopero si è apertamente schierata dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici.

Finora 15 mila persone hanno sottoscritto un manifesto in favore del mantenimento delle Officine di Bellinzona. E nel fondo di solidarietà degli scioperanti sono già stati versati 600 mila franchi.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR