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“Il problema del clima sono i punti di non ritorno”

Persona su ghiacciaio
Giovanni Kappenberger sul ghiacciaio del Basodino nel settembre 2019. KEYSTONE

Il glaciologo Giovanni Kappenberger sull’allarme rosso lanciato martedì dall’Organizzazione meteorologica mondiale: “Il tempo delle parole è finito, è ora di agire”.

Nel 2023 il riscaldamento globale è arrivato a 1,45 gradi sopra i livelli pre-industriali. Siamo a un soffio dal limite di 2 gradi fissato dall’Accordo di Parigi, e poi abbassato a 1,5 gradi dalla Cop26 di Glasgow, che viene indicato come la soglia di riscaldamento da non oltrepassare, pena disastri ambientali incontrollabili.

Per questo martedì l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha parlato senza troppi giri di parole di “allarme rosso” per il clima. Ma cosa significa? Lo abbiamo chiesto al noto glaciologo Giovanni Kappenberger.

“L’OMM – spiega Kappenberger – vuole lanciare un messaggio alla politica: il tempo delle parole è finito, è ora di agire. E come dicono i giovani che scendono in piazza per il clima: bisogna farlo adesso, prendendo anche misure impopolari. Perché di tempo ce n’è sempre meno. Insomma: non solo bisogna passare all’azione, ma bisogna farlo in maniera pesante e decisa”.

Il rapporto dice che l’aumento a lungo termine della temperatura globale è dovuto all’aumento delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera. I livelli di CO2 sono superiori del 50% rispetto all’era preindustriale e intrappolano il calore nell’atmosfera. E i lunghi tempi di smaltimento della CO2 indicano che le temperature continueranno ad aumentare per molti anni a venire…

“Sono decenni che immettiamo CO2 nell’atmosfera, quando dovremmo invece cercare di iniziare ad abbassarne il livello: per esempio aumentando la biomassa sulla Terra. Il taglio delle foreste, soprattutto nei tropici, è uno dei problemi maggiori: dovremmo riforestare tutte le zone dove è possibile farlo”.

Nel 2023 quasi un terzo degli oceani, il 32%, è stato colpito quotidianamente da un’ondata di calore, contro il record precedente del 2016, il 23%. Alla fine dell’anno, oltre il 90% degli oceani aveva registrato ondate di calore in qualche momento durante l’anno. Sulla terraferma, i ghiacciai hanno perso il maggior volume di ghiaccio mai registrato…

“Si, un terzo della CO2 va nel mare e questo porta ad un’acidificazione dell’acqua marina e modifica i bilanci ecologici: i coralli diventano bianchi e fanno fatica a sopravvivere ed il mare si riscalda. Pochi sanno che solo il 10% del riscaldamento globale va nell’atmosfera, il restante 90% va nel mare. E con il tempo questo porta alla fusione dei ghiacci e all’innalzamento dei livelli del mare”.

Abbiamo detto della situazione globale, quale quella in Svizzera?

“Se l’aumento a livello globale è di 1,45 gradi, in Svizzera siamo già a +2,5 gradi. Il nostro aumento è più alto per più motivi, uno di questi è che abbiamo un clima continentale sul quale l’influsso raffreddante dell’oceano è minore”.

Il rapporto dice anche che nel 2023 c’è stata la maggior perdita di ghiaccio dai ghiacciai mai registrata da quando ci sono rilevazioni scientifiche, dal 1950. E che le perdite maggiori si sono verificate nel Nord America e in Europa. Lei misura i ghiacciai ticinesi da oltre 30 anni, cosa indicano i suoi studi?

“Con il clima che abbiamo sarebbero già dovuti essere spariti. E che fra alcuni anni, se avremo ancora delle estati calde come le ultime due, il Basòdino non ci sarà più. Ma i nostri piccoli ghiacciai, rispetto al mare incidono ben poco a livello globale. Il mare Antartico inizia solo adesso a reagire, ma una volta che si muove, non lo ferma più nessuno. Abbiamo tanti punti di non ritorno, questo è il vero problema: passati quelli, non si torna più indietro”.

Dunque, qual è il messaggio pratico di questo rapporto per i poteri forti del mondo?

“Che dovremmo smettere di bruciare vettori fossili come petrolio, carbone e gas. Il valore di queste riserve terrestri è altissimo e il prezzo della benzina dovrebbe essere molto, molto più alto. Purtroppo le lobby petrolifere fanno di tutto per tenerlo basso: per produrne di più, consumarne di più e soprattutto per arricchirsi. E se i colossi mondiali sembravano andare nella giusta direzione, con la recente crisi energetica si sono fatti dei passi indietro. La politica dovrebbe entrare con maggiore decisione in questi meccanismi”.

Il riscaldamento globale, col suo codazzo di siccità, alluvioni, ondate di calore e incendi, ha avuto effetti disastrosi sui Paesi più poveri e vulnerabili. Il numero di persone soggette ad acuta insicurezza alimentare nel mondo è più che raddoppiato oggi rispetto a prima della pandemia: da 149 milioni si è arrivati a 333 milioni nel 2023…

“Chi è ricco diventa sempre più ricco: la forbice della disuguaglianza aumenta. E questa non è una buona direzione. Se si avesse più rispetto reciproco e più rispetto verso la natura il mondo starebbe meglio”.

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