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Critiche al PLR per sua opposizione a Esercito XII

Nuovo logo e nuovo concetto per l'esercito svizzero. Ma la riforma fa discutere... Keystone

C'è maretta in seno agli ambienti militari per la posizione critica assunta dal partito liberale radicale nei confronti di Esercito XXI. Respinta in blocco da UDC e socialisti, la riforma è ormai sostenuta solo dal PPD.

Il “Bund” pubblica mercoledì dichiarazioni di Adolf Ogi: l’ex ministro della difesa si dice sorpreso dalla linea assunta da alcuni partiti e invita le formazioni borghesi a mostrare responsabilità affinché l’esercito non sia vittima di manovre politiche. Il quotidiano bernese pubblica anche un’intervista con Hans-Ulrich Ernst, che dal 1979 al 1996 è stato segretario generale dell’allora Dipartimento militare federale e uno degli ideatori di Esercito 95. A suo giudizio la risposta del PLR alla procedura di consultazione sull’attuale riforma è “del tutto incomprensibile”.

Le truppe del treno

Secondo Ernst la richiesta di mantenere le cosidette truppe del treno – i soldati che effettuano trasporti con i cavalli – simboleggia una posizione radicata nel tradizionale concetto di guerra in montagna. Nessuno esercito fa più ricorso al trasporto con quadrupedi. Può essere anche vero – afferma Ernst – che le truppe del treno siano in grado di garantire i rifornimenti in alta montagna anche con la nebbia, cosa che non può fare l’elicottero: il problema è che lassù non si trova alcun nemico. E per sbarazzare i boschi della legna caduta ci sono cavalli civili a sufficienza. Stando all’ex segretario generale del DMF c’è anche chi si oppone ad una riduzione degli effettivi dell’esercito perché così facendo si diminuiscono posti di lavoro nell’amministrazione cantonale. Anche l’accorciamento delle gerarchie andrebbe a scapito dei posti da distribuire.

Le opposizioni del partito di Gerold Bührer e quelle dell’UDC non sono però equivalenti. “Il PLR è scettico all’insegna del motto: bisogna che tutto cambi affinché tutto rimanga come prima. L’UDC vuole invece chiaramente tornare ad Esercito 61, l’armata di massa”, afferma Ernst.

Le carte di Samuel Schmid

A suo avviso il consigliere federale Samuel Schmid ha però ancora in mano buone carte nella partita che si appresta a giocare in parlamento. Le questioni regolate per legge riguardano la diminuzione dell’età e dei giorni di servizio: essendo favorevoli ai militi, non sarà possibile lanciare un referendum su questi punti. L’organizzazione dell’esercito – tema controverso – è invece di competenza del consiglio federale.

Secondo Ernst la riforma è assolutamente necessaria, e al più presto. L’Esercito 95 si trova in una situazione molto difficile, senza il sostegno di una parte delle giovani generazioni. “Se non si presentano nuove prospettive, l’esercito è finito”, sostiene Ernst.

La prospettiva finlandese

L’ex segretario generale conclude che Esercito XXI rappresenta solo una tappa: più tardi si dovrà andare verso un sistema come quello finlandese, che nonostante una frontiera comune con la Russia di 1300 chilometri dispone di solo 30 000 soldati attivi e di una forte riserva. Contrariamente a quanto credono i socialisti, in uno scenario del genere però i costi della difesa non sarebbero sostanzialmente inferiori.

swissinfo e agenzie

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