In estasi o in esilio con la realtà virtuale di due registi svizzeri
Ballare in un rave notturno, oppure vagare per Parigi nei panni di una richiedente l'asilo: accade nella realtà virtuale (VR) di due registi svizzeri alla loro prima prova con il cinema immersivo. Domenico Singha Pedroli e Patrick Muroni, attraverso i loro nuovi film, indagano su cosa diventi la settima arte quando il pubblico non ha più uno sguardo esterno, ma mette piede nella storia.
La realtà virtuale (VR) non è solo una tecnologia innovativa, ma un nuovo modo di vivere il cinema. Le registe e i registe in cartellone ai festival del film o nei centri culturali, che un tempo concepivano immagini per le due dimensioni, danno ora forma a interi mondi. Su questo nuovo terreno, inoltre, crolla l’usuale distacco tra platea e soggetto: il pubblico entra nel racconto, anziché osservarlo.
Un cambiamento al centro di Art*VR, la rassegna annuale dedicata alla narrazione immersiva, che in ottobre ha raggiunto la sua terza edizione al DOX Centro d’arte contemporanea di Praga. L’evento si estende su diversi piani ed è suddiviso in concorsi internazionali e sezioni tematiche, come More-than-Human Perspectives (che esplora scenari della natura e dell’intelligenza artificiale) o AsteRisk* (diritti umani). Offre una panoramica su come artiste e artisti stanno ridefinendo l’immagine in movimento nell’era dei visori VR.
Le pareti bianche del museo, che di solito espongono opere d’arte, al momento sono spoglie. Le persone in visita, disseminate negli spazi vuoti, indossano i visori muovendosi silenziose o restando sedute in piccole aree delimitate: una sedia, un tappeto, un cubo di plexiglass. La galleria, progettata per proiezioni collettive, è ora un centro di esperienze private, dove ogni partecipante si attiene al proprio schermo invisibile.
In questa costellazione di spettatrici e spettatori in solitaria, prendono vita le opere del regista svizzero-thailandese Domenico Singha Pedroli e del regista svizzero e francese Patrick Muroni. Entrambi noti per un cinema poetico e introspettivo e alla prima prova con la VR, con i film Another place e Rave portano le loro urgenze artistiche nella forma immersiva. Piuttosto che affrontare la realtà virtuale come una novità, ne fanno l’approfondimento di una questione per loro centrale: farci percepire la vicinanza, oltre che con la vista, anche attraverso il corpo.
Architettura e mappe coloniali
Per Pedroli, che in origine ha studiato architettura, queste domande gravitano da sempre attorno all’esilio, le tracce coloniali e la memoria. Il suo precedente lavoro Au Revoir Siam, presentato in anteprima al festival del film documentario di Nyon Visions du Réel nel 2024, tracciava le esperienze di rifugiate e rifugiati politici thailandesi in Francia, sovrapponendo mappe d’epoca e fotografie conservate dalla Bibliothèque nationale de France a delle immagini contemporanee di vita quotidiana della diaspora.
“L’architettura mi ha insegnato a modellare e trasformare l’esperienza del tempo e dello spazio entro un particolare contesto culturale”, osserva. “Quando ho iniziato a lavorare con le immagini in movimento, ho conservato quell’intenzione, ma con una consapevolezza molto più profonda dei soggetti umani con cui mi confrontavo”.
In Au Revoir Siam, il regista ha utilizzato un cosiddetto split-screen, presenta cioè due immagini affiancate per mostrare la coesistenza di temporalità che si accavallano: il passato coloniale e il presente, la vita della diaspora politica thailandese a Parigi, la vita attuale a Bangkok. Questa struttura visiva si intreccia con immagini più sperimentali, come delle riprese in acque torbide.
“Lanciare la telecamera nel fiume è stato un gesto artistico, per dire che i confini tracciati dal colonialismo non esistono davvero”, chiarisce. “In acqua non ci sono divisioni, linee o territori. Solo continuità”.
Tra due mondi
Se Au Revoir Siam poneva il pubblico nella posizione di assistere a qualcosa, la nuova opera VR di Pedroli Another place lo rende protagonista. Qui, la dissoluzione dei confini diventa letterale: spettatrici e spettatori fluttuano tra Parigi e Bangkok. Ci si cala nei panni di Renée, una giovane donna trans Thailandese esiliata dopo uno sventurato post du Facebook, ora in attesa dei documenti per l’asilo in Francia
“Per me non si trattava di analizzare la sua esperienza, ma di creare uno spazio che consentisse al pubblico di calarsi nella sua prospettiva, di percepire la sua sconnessione dal mondo”, spiega Pedroli.
Renée vaga in una Parigi insolita, disseminata da frammenti di Bangkok, due temporalità che si scontrano. Sgabelli di plastica, sedie da esterno e cumuli di calcinacci dispersi sui marciapiedi scombussolano ogni senso della geografia. L’architettura circostante rispecchia questo straniamento: un’unica facciata di edificio parigino si replica di continuo, creando un ambiente ripetitivo e disorientante.
“Quella che inizialmente era una scelta tecnica è diventata una scelta estetica”, rivela Pedroli. “L’uniformità cominciava a risultare soffocante, quasi assurda. Riflette l’ideale di paesaggio urbano unitario del Barone Haussmann, ma si trasforma in qualcosa di estraniante”.
Lo scenario di Another Place è stato interamente costruito in 3D in un ambiente di realtà virtuale, sulla base dei racconti e delle fotografie di Renée. Gli unici elementi “reali” dell’opera sono gli audio. La voce di Renée guida la platea in questo spazio liminare, riferendo le sue esperienze, i suoi pensieri e le sue emozioni mentre lei fluttua, sconnessa dall’ambiente circostante. La narrazione serpeggia, come la stessa Renée, restando aperta all’interpretazione e alla discrezionalità di spettatrici e spettatori, punteggiata da ricorrenti chiamate all’OFPRA, l’agenzia francese per l’asilo, dove l’unica risposta è una segreteria telefonica.
Ballare al buio
Mentre Another Place esplora l’esilio attraverso lo spazio, Rave di Patrick Muroni è il prosieguo dell’affascinamento del regista per come la notte offra ai giovani un regno di libertà. È uno spazio senza tempo, libero dalle esigenze di produttività.
“Per me”, conferma, “la notte è uno spazio di libertà, lontano dalle costrizioni del giorno. Quando ero adolescente, era lo spazio in cui tutto poteva accadere”.
Nei suoi film precedenti, Un matin d’été e Les Sentinelles, Muroni aveva catturato gli effimeri momenti delle albe post-party e dei ritrovi casuali: amici che vagano per le strade o girano per boschi, sospesi tra lo sfinimento e il piacere.
In Rave, la storia si dipana partendo dall’aspettativa e dal raduno prima dell’evento, passando per il consumo occasionale di droghe e l’attraversamento del bosco, fino a raggiungere il luogo del rave.
Muroni è cresciuto in un piccolo villaggio rurale dell’Alta Savoia, in Francia, e la sua concezione di rave è il risultato delle sue origini: piccoli raduni nei boschi, piuttosto che eventi su larga scala in stile Burning Man spesso associati alla cultura rave. Il progetto è nato dal personale desiderio di rendere questo mondo universalmente ed emotivamente comprensibile.
Il paradosso di immergersi in un visore individuale e al contempo percepire una presenza collettiva è diventato il nucleo concettuale di Rave. “Volevo che le/i partecipanti non rimanessero in contemplazione, ma fossero in movimento”, sottolinea Muroni. “Anche da sole e da soli, guidati dalla musica, iniziano a ballare”
Mentre Pedroli adopera la realtà virtuale per annullare la distanza, Muroni la impiega per simulare la vicinanza e ricostruire l’estatica collettività del rave nell’intimità di un visore VR.
Another Place e Rave danno una nuova dimensione alla cinematografia: la sfida di rappresentare l’esperienza vissuta come uno spazio 3D. Nel cinema tradizionale, il fotogramma è fisso, è un unico video che ognuna e ognuno interpreta in modo diverso. Nella realtà virtuale, invece, si snoda un racconto e le prospettive sono illimitate, in una visione a 360 gradi. Queste opere suggeriscono che il cinema, lungi dall’essere al capolinea col visore VR, potrebbe al contrario essere riscoperto: non come qualcosa che si guarda, ma cui si prende parte.
A cura di Catherine Hickley/ts
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