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Leonardo a Locarno? L’ipotesi si rafforza

Il castello Visconteo a Locarno swissinfo.ch

Carlo Pedretti, considerato il maggior esperto vivente di Leonardo da Vinci, non ha dubbi: il rivellino di Locarno porta la firma del grande maestro toscano nella misura del 97%.

In occasione di un recente convegno internazionale svoltosi sulle rive del Verbano, Pedretti ha dunque ulteriormente confermato la paternità del manufatto.

Solo un anno fa, in occasione di un incontro con i media nel bel mezzo del Festival internazionale del film, Pedretti aveva quantificato la paternità leonardesca del rivellino di Locarno al 95%. Le continue ricerche storiche, assicurate in particolare dall’autore della scoperta Marino Viganò, portano dunque ad un passo supplementare verso la meta definitiva.

“Le circostanziate argomentazioni di ordine tecnico e storico illustrate da Marino Viganò a favore dell’attribuzione a Leonaro del rivellino – ha detto Pedretti, direttore dell’ “Armand Hammer Center for Leonardo studies” di Los Angeles – sono del tutto convincenti, e in attesa di una ben probabile prova documentaria è ancora possibile trovare ulteriori indizi a favore”.

Conferma autorevole

Le parole di Carlo Pedretti hanno anche il pregio di portare un po’ di chiarezza nel dibattito attorno alla questione, dopo che la paternità di Leonardo da Vinci era stata recentemente messa in discussione da un ricercatore; Teo Amadò, confuta infatti la tesi di Marino Viganò suggerendo l’attribuzione del rivellino ad un altro progettista, ovvero Giovanni Antonio Amodeo, scultore e ingegnere luganese attivo a Milano nei tempi di Leonardo.

Nel quadro del convegno internazionale su “L’architettura militare nell’età di Leonardo”, Carlo Pedretti ha voluto ribadire la solidità dei lavori di ricerca di Viganò, in corso ormai da alcuni anni. Se è vero che al momento attuale delle verifiche non è ancora possibile scrivere la parola fine, è altrettanto vero che gli storici convenuti a Locarno condividono le valutazioni del celebre leonardista.

Per attribuire con assoluta certezza la paterntià del rivellino locarnese a Leonardo, occorre il fatidico pezzo di carta, la prova documentaria definitiva ammesso che essa esista veramente. Ma sugli indizi finora trovati, raccolti con pazienza e precisione certosina ed inseriti in una precisa ricostruzione storica, nessun dubbio.

Allora l’ipotesi di Leonardo a Locarno confermata, o almeno rafforzata? L’entusiasta professore di Los Angeles, che ha diretto i lavori della prima giornata, risponde con sicurezza: “Certo! Il grande contributo dato dagli storici nel definire il contesto in cui queste pagine di storia sono state scritte, è estremamente importante. Quando si parla di Leonardo a Milano c’è chi pensa a un uomo che ha fatto progetti non realizzati. Invece c’è ben altro nel grande calderone della storia, e tanti piccoli indizi lo confermano”.

Il rivellino attende la rinascita

Il convegno internazionale di Locarno ha permesso al Canton Ticino di ribadire l’interesse per la scoperta ed ha assicurato di seguire con interesse i passi intrapresi da Locarno affinché il bastione rinascimentale torni a far parte, a pieno titolo, del Castello Visconteo e dunque della Città, che ha già avviato trattative in tal senso.

Come noto il rivellino sorge attualmente su una proprietà privata, circondato da case e palazzi, lasciando intravedere sulla pubblica via solo la punta. Nascosto dietro un portone che ne limita l’accesso, il rivellino attende tempi migliori.

Rifiuti, bottiglie di plastica e cartacce disseminate proprio all’ingresso del bastione – questa la visione in occasione di una nostra visita – rattristano tutti coloro che vedono nella fortificazione un elemento di rilancio per il turismo di Locarno. “Ma guardi che è stato ripulito – ci dice una signora – prima era molto peggio”.

L’Accademia di Architettura di Mendrisio, coinvolta anche nell’organizzazione del recente convegno, è pronta a collaborare nelle fasi che si succederanno. Tra le idee di recupero del bastione, anche la realizzazione di un’enoteca, il cui progetto era già stato presentato negli anni Novanta.

Sul recupero del rivellino, l’estate scorsa si era espresso anche l’architetto ticinese Mario Botta. “Mi auguro che in questo nostro Paese un po’ addormentato – aveva detto rivolgendosi all’autorità politica – la città si faccia carico non solo della paternità di questo manufatto. Ma si assuma la responsabilità di rendergli il giusto onore”. Un appello, quello del celebre architetto ticinese, che si spera davvero non cada nel vuoto.

swissinfo, Francoise Gehring, Locarno

In occasione del 500esimo di fondazione del “rivellino” del Castello di Visconteo (1507-2007), attribuito a Leonardo da Vinci, si è tenuto a Locarno il convegno internazionale di studi “L’architettura militare nell’età di Leonardo. Guerre milanesi e diffusione del bastione in Italia e in Europa”.

Il convegno ha fatto il punto sulle vicende politico-militari che hanno portato al distacco dal ducato di Milano, fra il 1499 e il 1513, delle ultime terre lombarde costituite in baliaggi italiani della Confederazione elvetica (Riviera, Bellinzona, Blenio, Locarno, Lugano) nel contesto delle relazioni fra le potenze europee del tempo.

Nei taccuini di Leonardo, datati dalla critica fra il 1487 e il 1490, figurano gli studi per rivellini a pianta pentagonale. Vengono applicati dai francesi al castello di Milano nel 1499, sette anni prima del rivellino di Locarno

Nel luglio 1507 Leonardo si trova ancora a Milano e viene definito dal re Luigi XII “notre peintre et ingénieur ordinaire”. Nel 1507 su ordine del “grand maître” Francia Charles D’Amboise Leonardo progetta e costruisce il baluardo locarnese.

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