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Onorato lo sguardo lucido sulla storia di Burri

Il fotografo svizzero René Burri al Museo Bellerive di Zurigo nel 2010. RDB

René Burri è probabilmente il fotografo svizzero più conosciuto. Il suo ritratto di Che Guevara è una delle immagini più note del rivoluzionario. L'8 aprile, Burri viene insignito del premio alla carriera Swiss Press Photo Lifetime Achievement Award.

«Una volta un amico mi ha detto: ‘Sai, in fondo sei un fotografo discreto, ma hai fatto troppo’», racconta René Burri a swissinfo.ch. «E aveva ragione! Il tempo che mi rimane lo devo dedicare quasi esclusivamente a mettere in ordine le mie immagini».

Burri racconta che la sua curiosità era insaziabile. Appena succedeva qualcosa, si sentiva attratto verso quel luogo. «La macchina fotografica è per me diventata un terzo occhio che mi permetteva di avvicinarmi a quanto altrimenti non avrei mai visto», spiega Burri. La fotografia rappresenta per lui un ponte tra le persone e i paesi.

«Non credo di essere un tipico svizzero. Volevo uscire dalle montagne. Mi piace molto la Svizzera, infatti ci torno spesso, ma bisogna anche uscire dal proprio ambiente. Sono salito sulle montagne e ho sempre voluto scoprire il mondo e conquistarlo».

Ed è proprio mettendo in ordine le sue immagini che lo scorso marzo è nato un nuovo libro di fotografie: Brasilia. Il fotografo, che ha vissuto in prima persona e documentato fotograficamente la costruzione della città sorta in mezzo al nulla, descrive: «La prima volta che sono stato a Brasilia, c’erano la savana, il deserto e alcuni blocchi di cemento armato».

Brasilia, la sua rigidità e Le Corbusier

Per Burri, Brasilia ha rappresentato la possibilità di seguire la nascita e la costruzione di una città. Ci è andato 15 volte: «All’inizio Brasilia era molto rigida. La pianificazione della città si basava su di un’idea che era ispirata a Le Corbusier e al Bauhaus. Lo spirito dei luoghi corrispondeva a queste idee. Oscar Niemeyer aveva le ali ai piedi».

 
Oscar Niemeyer è l’architetto brasiliano a cui è stato affidato il progetto della città che, nel 1987, è stata dichiarata patrimonio dell’umanità. La piantina di Brasilia rappresenta un aeroplano con le ali leggermente inclinate. Niemeyer era stato l’assistente dello svizzero Le Corbusier, uno dei più influenti architetti del XX secolo. René Burri conosceva anche Le Corbusier che ha ritratto più volte in situazioni quotidiane e sul lavoro.
 
«È vero che Oscar faceva parte della scuola di Le Corbusier. Ma ha anche cercato di andare oltre e così facendo ha inventato la nuova architettura del XXI secolo in Brasile».

Il nuovo volume di Burri documenta scrupolosamente questa evoluzione. Quello che più colpisce è il contrasto estremo tra l’architettura moderna in cemento armato e le persone. Soprattutto nella prima fase di costruzione, le persone sembrano perse. Edifici monumentali e impalcature giganti contrastano con lavoratori che sembrano quasi voler sfidare la modernità.

Churchill, Picasso e Che Guevara

Oggi, Burri ottiene il premio Swiss Press Photo Lifetime Achievement Award in onore alle sue fotografie che perdurano del tempo. Nello stesso giorno festeggia il suo 78° compleanno. Oltre all’attività di fotoreporter, il fotografo svizzero ha ritratto molti personaggi famosi.

Il primo di questi è stato Winston Churchill che Burri è riuscito ad immortalare a Zurigo quando aveva solamente 13 anni. Tra gli altri vi sono Le Corbusier, Picasso e Che Guevara. L’immagine del rivoluzionario argentino con il sigaro che ha fatto il giro del mondo è senza dubbio la più nota di Burri.

«Bisogna sempre avere con sé la macchina fotografica»

«La gente pensa che io sia diventato milionario con l’immagine del Che. Ma di tutti i gadget con il suo ritratto, le magliette, le spille, ecc., io non ho ricevuto un centesimo», afferma Burri.

«Il Che è stato un rivoluzionario particolarmente odiato. Ma i giovani lo adulano ancora oggi». Burri si ricorda bene dell’incontro con Che Guevara, uno dei leader della Rivoluzione cubana. «Era un uomo di azione, diceva: ‘Io ho fatto la rivoluzione, ma non sono cubano’. È diventato cittadino d’onore ma diceva: ‘me ne voglio andare’. E poi Fidel lo ha scaricato».

 
Burri ha seguito il curriculum di fotografia della scuola di arte applicata di Zurigo. Nel 1956 ha iniziato a lavorare come fotoreporter. Il francese Henry Cartier-Bresson è stato uno dei suoi esempi e amici.

Burri racconta di Bresson: «Una volta sono andato a prenderlo a mezzanotte, non ha nemmeno detto buonasera e mi ha subito perquisito come se fosse un poliziotto. Poi ha chiesto ‘Ma dov’è la macchina fotografica? Bisogna sempre avere con sé la macchina fotografica. Sempre’».

René Burri è nato il 9 aprile 1933 a Zurigo. La sua prima foto di un personaggio famoso – Winston Churchill – l’ha scattata quando aveva solo 13 anni.

Burri ha seguito una formazione di fotografo alla scuola di arte applicata di Zurigo (oggi ZHdK). Tra i suoi insegnanti c’era Hans Finsler.

Oltre alla fotografia, Burri si è anche dedicato ai documentari ed è stato assistente di ripresa.

Dal 1959 Burri è membro della nota agenzia Magnum e ha lavorato in tutto il mondo.

Il premio Swiss Press PhotoLifetime Achievement Award è consegnato dalla Fondazione Reinhardt von Graffenried.

La Fondazione si prefigge di promuovere e sostenere l’attività svizzera dei media online e cartacei. Altro premio importante assegnato dalla fondazione è il Swiss Press per la foto giornalistica dell’anno.

(traduzione e adattamento, Michela Montalbetti)

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