Dal carnevale alle feste popolari, dai cori folcloristici ai festival musicali: la Svizzera coltiva ancora oggi le sue tradizioni nelle sue diverse regioni culturali e linguistiche.
Dai toni metallici e dissonanti delle Guggenmusik, le fanfare carnascialesche, al mercato delle cipolle (Zibelemärit) di Berna, dalla lotta svizzera alla processione del Venerdì santo: usanze e tradizioni in Svizzera sono molto diversificate. Ci sono maschere tradizionali e commemorazioni di avvenimenti storici, si scacciano gli spiriti dell’inverno e si organizzano feste del raccolto e molte altre cose ancora.
La Confederazione ha stilato una lista di 167 tradizioni viventi, per cercare di salvaguardare il patrimonio culturale immateriale elvetico.
Ulteriori informazioni su feste popolari e usanze regionali si trovano nel video realizzato da swissworld.org e sul sito di Svizzera Turismo.
Articoli più popolari
Altri sviluppi
Multinazionali svizzere
Perché la Svizzera rimane tra i principali acquirenti di oro russo
Care e cari svizzeri all’estero, quali difficoltà avete incontrato quando il vostro o la vostra coniuge di nazionalità straniera ha chiesto il passaporto elvetico?
Dopo diversi anni di matrimonio con un cittadino o una cittadina svizzera avete intrapreso una procedura di naturalizzazione. Raccontateci la vostra esperienza!
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.
Per saperne di più
Altri sviluppi
La Fête des Vignerons nel patrimonio mondiale dell’Unesco
Questo contenuto è stato pubblicato al
La Fête des Vignerons di Vevey è la prima, di una serie di otto tradizioni viventi svizzere che vi aspirano, a fare parte di questa lista. La sua candidatura – precisa in una notaCollegamento esterno l’Ufficio federale della cultura – si è distinta “per la valorizzazione dei legami esistenti tra la tradizione e i vigneti…
Questo contenuto è stato pubblicato al
La sensazione di eccitazione che regna in questo borgo ci colpisce sin dal nostro arrivo nel primo pomeriggio del giovedì. La sera ha luogo la prima delle due processioni, la cosiddetta Funzione dei giudei, che rappresenta il percorso del Cristo verso il Calvario. Denominata Entierro, la processione del venerdì rappresenta invece la sepoltura di Gesù.…
Questo contenuto è stato pubblicato al
La parola presepio – o presepe – deriva dal latino e significa greppia o mangiatoia e per estenso la stalla o la grotta in cui si trovano. La rappresentazione della Natività fa infatti riferimento al Vangelo di Luca, secondo il quale Gesù alla nascita fu deposto da Maria in una mangiatoia. Tradizione natalizia cattolica, la…
La Svizzera s’impegna a migliorare la protezione dei suoi siti Unesco
Questo contenuto è stato pubblicato al
La Svizzera conta undici siti iscritti nel Patrimonio mondiale dell’umanità. Non è tuttavia pienamente consapevole di questa ricchezza culturale e degli sforzi necessari per conservarla, avverte un responsabile elvetico dell’Unesco.
Malgrado le sue piccole dimensioni, la Svizzera può vantare undici siti iscritti nel Patrimonio mondiale dell’Unesco. Tra questi: i vigneti terrazzati del Lavaux, sulle rive del lago Lemano, il centro storico di Berna e l’abbazia di San Gallo. «Ma non si tratta semplicemente di una serie di undici pezzi da museo», afferma Jean-Bernard Münch, presidente della Commissione svizzera per l’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.
Il 23 marzo 2015, 200 rappresentanti dei dipartimenti federali, dei cantoni, delle associazioni e del settore turistico si sono riuniti a Berna per sottoscrivere una carta per una migliore supervisione dei siti Unesco in Svizzera. La sensibilizzazione nei confronti di questo patrimonio «sta progredendo» nella popolazione elvetica, ha detto Jean-Bernard Münch, puntualizzando però che «la maggior parte delle persone non sa veramente di cosa si tratta».
Far sì che «tutti gli svizzeri siano a conoscenza e orgogliosi» dei siti elvetici iscritti nell’Unesco è soltanto uno degli aspetti che intende sviluppare il presidente della commissione. La nuova carta, su cui si è lavorato per un paio d’anni, non è nulla di rivoluzionario, ma ha lo scopo di garantire che tutte le persone interessate «siano sulla stessa lunghezza d’onda», ha affermato Münch.
Un patrimonio di oltre 1'000 siti
«Spesso è molto difficile gestire i siti. È quindi utile mettere tutto nero su bianco, così tutti capiscono la stessa cosa. In passato, la gestione era relativamente sparsa e autonoma e i siti hanno sofferto di tale isolamento», ha sottolineato, aggiungendo che in Svizzera non c’è alcuna legge specifica che regolamenta i luoghi dichiarati patrimonio mondiale.
Dall’adozione della Convenzione per la tutela del patrimonio culturale e naturale nel 1972, oltre 1'000 siti in 161 paesi sono stati inseriti nella lista dell’Unesco. La convenzione è stata ratificata da 191 paesi. La Svizzera l’ha fatto nel 1975 e i primi siti elvetici riconosciuti sono stati il centro storico di Berna, l’abbazia di San Gallo e il convento benedettino di San Giovanni di Müstair, nei Grigioni.
L’anno scorso, gli spettacolari vigneti terrazzati del Lavaux, iscritti nella lista dei “paesaggi culturali” nel 2007, sono stati al centro di una battaglia che ha visto ambientalisti e viticoltori scontrarsi sul limite dello sviluppo autorizzato su un sito Unesco. Nel maggio 2014, la maggioranza dei votanti locali ha alla fine respinto un’iniziativa che chiedeva una regolamentazione urbanistica più severa. Secondo Jean-Bernard Münch, la votazione è sintomatica delle incomprensioni che avvolgono i patrimoni mondiali e la loro tutela.
«La convenzione internazionale non ha lo scopo di scolpire le cose nella pietra. L’Unesco è consapevole che questi siti devono essere protetti, oggetto di ricerche e di misure di conservazione. Devono però anche evolvere con la gente che ci vive», sottolinea.
«Il Lavaux non è un semplice paesaggio, ma una zona rurale creata dai viticoltori locali. Se questi venissero a mancare, non ci sarebbe più alcun Lavaux. Le due cose vanno di pari passo».
Jodel, orologi e carnevale
La lista dei siti svizzeri dell’Unesco si è progressivamente allungata. Nel 2011 sono stati aggiunti i siti palafitticoli preistorici vicino al lago di Neuchâtel. Un altro progetto internazionale, l’opera architettonica dello svizzero Le Corbusier, è in attesa di una decisione ufficiale.
Jean-Bernard Münch indica che per il momento non ci sono altri siti elvetici in attesa, sebbene l’Ufficio federale della cultura si dica «più aperto» a nuove candidature dopo un periodo in cui aveva «tolto il piede dall’acceleratore».
Oltre agli undici siti protetti dalla Convenzione sul patrimonio dell’umanità, la Svizzera intende chiedere uno statuto di protezione speciale per quello che viene definito il patrimonio culturale immateriale.
Nella lista ci potrebbero essere lo jodel, l’orologeria, la tradizione elvetica del design grafico e tipografico - incarnato dal carattere Helvetica - o la Fête des Vignerons, la festa dei viticoltori celebrata ogni 20 anni a Vevey, nel canton Vaud. In lizza c’è inoltre la stagione alpestre, la processione di Pasqua di Mendrisio (Ticino) e il carnevale di Basilea.
La Svizzera dovrebbe giungere a una decisione finale sulle candidature da sottoporre entro la fine del mese. Ha ratificato la Convenzione dell’Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale nel 2008.
Questo contenuto è stato pubblicato al
(Testo: estratto dalla poesia “Le Alpi” di Albrecht von Haller, 1729. Fotografie: Festa federale di lotta svizzera e giochi alpestri ad Aarau, dal 25 al 28 agosto 2007, di Thomas Kern)
Non è stato possibile registrare l'abbonamento. Si prega di riprovare.
Hai quasi finito… Dobbiamo verificare il tuo indirizzo e-mail. Per completare la sottoscrizione, apri il link indicato nell'e-mail che ti è appena stata inviata.
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.