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Dall’estero occhi puntati sulla centrale di Mühleberg

Zwentendorf, l'unica centrale nucleare austriaca, è stata trasformata in museo. Quella svizzera di Mühleberg farà la stessa fine ? Keystone

La centrale nucleare di Mühleberg ha destato l'attenzione anche dei paesi vicini. Dal Voralberg, in Austria, giungono le voci più critiche. La sua chiusura aumenterebbe la pressione sulle vecchie centrali, come quella di Fessenheim, in Alsazia.

In funzione dal 1972, la centrale atomica di Mühleberg dovrà chiudere i battenti entro giugno 2013, a meno che l’azienda elettrica del canton Berna (BKW) non decida di investire milioni di franchi per rinnovare il sito. Così ha deciso a inizio marzo 2012 il Tribunale amministrativo federale (TAF), dando seguito a un ricorso avanzato dagli abitanti della regione. La parola fine per il momento non è però ancora stata scritta.

La BKW ha infatti impugnato la sentenza davanti al Tribunale federale, la massima istanza giuridica in Svizzera. Stando al gestore, lo spegnimento anticipato della centrale avrebbe pesanti conseguenze finanziarie: 400 milioni di franchi di ammortamenti e una cinquantina di milioni in meno sull’utile operativo. Per l’azienda bernese, la centrale dovrebbe poter essere sfruttata fintanto che la sicurezza lo permetta.

Gli anti-nucleari però non la pensano così. E non soltanto in Svizzera.

Il Land austriaco Vorarlberg intende depositare una denuncia entro fine aprile presso il Dipartimento federale dell’ambiente per chiedere la chiusura di Mühleberg. «La sentenza del TAF ha messo chiaramente in evidenza il potenziale pericolo rappresentato dalla centrale», ha dichiarato a diversi giornali austriaci il capo del governo regionale Markus Wallner. La decisione è sostenuta da tutti i partiti politici della regione.

Niente atomo per l’Austria

«In caso di disastro nucleare, la popolazione del Vorarlberg sarebbe colpita rapidamente e in modo considerevole», spiega l’avvocato austriaco Christian Hadeyer, incaricato dal governo del Vorarlberg di preparare la denuncia. Le autorità regionali intendono dimostrarlo con uno studio sulla propagazione della radioattività.

La questione della sicurezza delle centrale di Mühleberg ha sollevato molti interrogativi nel Land austriaco, «soprattutto quando si è saputo che l’impianto è simile a quello di Fukushima e le conseguenze del disastro sono sotto gli occhi di tutti», prosegue Hadeyer.

La centrale di Mühleberg non è però l’unica nel mirino dei politici austriaci. Anche contro quella di Gundremmingen, in Germania, è stata sporta denuncia. E lo studio legale di Christian Hadeyers ha avviato una procedura – su mandato dell’Alta Austria – contro la centrale atomica ceca di Temelin.

In Austria l’opposizione al nucleare ha una lunga tradizione. Già nel 1978 il paese aveva deciso, a stretta maggioranza, di non più mettere in esercizio la nuova centrale di Zwentendorf, la prima e unica su territorio austriaco. E qualche mese più tardi il parlamento aveva deciso di abbandonare ogni progetto atomico.

I militanti francesi antiatomo sorridono

La situazione è invece tutt’altra in Francia, il secondo paese con la più alta concentrazione di reattori – 58 in totale – per abitante. Se la decisione del TAF non ha sollevato grandi reazioni nella stampa nazionale, è stata accolta con soddisfazione dai militanti antiatomo.

«Non ci stupisce che sia stato fatto ricorso. In Francia siamo abituati al potere delle lobby nucleari», commenta André Hatz, membro dell’associazione Stop Fessenheim. «Invito le associazioni ambientaliste e la popolazione a continuare la loro lotta affinché la centrale di Mühleberg venga effettivamente disattivata nel 2013».

In Francia, la battaglia transfrontaliera si cristallizza attorno alla centrale alsaziana di Fessenheim, la più vecchia del paese (34 anni) e anche la più contestata. L’associazione trinazionale per la protezione del nucleare (TRAS-ATPN) – a cui partecipano pure diversi comuni della Svizzera settentrionale – aveva sporto denuncia contro la decisione dell’Autorità francese per la sicurezza nucleare (ASN) di continuare ad autorizzare lo sfruttamento di Fessenheim.

La loro domanda è stata però respinta nel marzo del 2011 dal Tribunale amministrativo di Strasburgo. «Il caso era molto simile a quello di Mühleberg, fatta eccezione per l’esito della sentenza», rileva Florien Kraft, capo della divisione di Strasburgo dell’ASN.

Ispettori francesi a Mühleberg

La necessità di una collaborazione tra le diverse regioni situate nei pressi di una centrale è stata riconosciuta fin da subito, rivela Florien Kraft. «Lavoriamo a stretto contatto con la Svizzera. Dal 1989 ci sono frequenti scambi tra le autorità di sorveglianza dei due paesi e facciamo spesso delle ispezioni incrociate».

Nel dicembre 2011 un ispettore dell’ASN si è recato a Mühleberg. «Non posso esprimermi sullo stato delle centrali svizzere, sottolinea Kraft. Ma posso garantire che quando notiamo qualcosa durante un’ispezione, lo segnaliamo a chi di dovere. La decisione di chiudere Mühleberg è stata presa su criteri specifichi, che non saltano forzatamente all’occhio degli ispettori».

Fessenheim sotto pressione

Se la centrale di Mühleberg venisse davvero spenta, le pressioni si concentrerebbero su quella si Fessenheim. «Da quando la Germania ha annunciato di voler abbandonare il nucleare entro il 2022 e la Svizzera ha scelto di bloccare tutti i progetti di nuovi reattori, sono in molti a sperare che anche la Francia prenda una decisione esemplare», riconosce il rappresentante dell’ASN.

«I fautori del nucleare non potranno più ripetere che in Svizzera ci sono centrali più vecchie di quella di Fessenheim», commenta dal canto suo André Hatz.

Nel Sud della Germania, i movimenti antinucleari si battono anch’essi contro la centrale di Fessenheim. «I media tedeschi hanno parlato del caso Mühleberg, ma la popolazione è molto più preoccupata per Fessenheim, che dista appena 25 km», afferma Dieter Wörner, direttore dell’ufficio della protezione ambientale della città di Freiburg im Breisgau.

Dopo la catastrofe di Fukushima, il consiglio comunale della città – membro attivo dell’Associazione TRAS-ATPN – ha chiesto a gran voce la chiusura del reattore situato all’altro lato del confine. «Oggi tutti hanno preso coscienza che le radiazioni non si fermano in mezzo al Reno, come hanno cercato di far credere le autorità francesi 25 anni fa, dopo il dramma di Chernobyl», afferma André Hatz. «Per questo è importante portare avanti la nostra battaglia al di là delle frontiere per rivendicare la chiusura di Mühleberg o di Fessenheim, che rappresentano entrambe un rischio intollerabile per le popolazioni vicine».

La Svizzera dispone di 5 impianti nucleari: Beznau I (1969), Beznau II (1971), Mühleberg (1972), Gösgen (1978) e Leibstadt (1984).
 
Queste centrali atomiche producono quasi il 40% dell’energia elettrica
consumata a livello nazionale. La parte rimanente proviene quasi esclusivamente da impianti idroelettrici.
 
Le nuove energie rinnovabili(sole, vento, biomassa, ecc.) forniscono soltanto il 5%dell’energia elettrica e meno del 2% dell’energia complessiva consumata in Svizzera.

Il 25 maggio 2011, il governo ha annunciato la rinuncia graduale all’energia nucleare in Svizzera.
 
Secondo le proposte del governo, le cinque centrali  dovrebbero essere  chiuse tra il 2020 e il 2034.

 
Durante la sessione autunnale 2011, questa svolta energetica è stata accettata dal parlamento, che ha voluto comunque mantenere una porta aperta alle nuove tecnologie nucleari.

La centrale nucleare di Mühleberg potrebbe però essere spenta già nel 2013. Il 7 marzo, il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha deciso che la concessione non può essere rinnovata oltre l’anno prossimo.

L’impianto, in attività dal 1972, non offre garanzie di sicurezza sufficienti per rimanere in funzione oltre la scadenza prevista di 40 anni, ritengono i giudici.

Le condizioni del mantello del reattore, la valutazione dei rischi in caso di terremoto e l’assenza di metodi di raffreddamento indipendenti dal fiume Aare impongono una limitazione dell’autorizzazione.

Il TAF ha così annullato una precedente decisione presa dal Dipartimento federale dell’ambiente e dell’energia (DATEC), che aveva attribuito nel 2009 una concessione illimitata al gestore, l’azienda elettrica del canton Berna (BKW).

Per continuare a sfruttare l’impianto, la BKW dovrebbe effettuare importanti investimenti e inoltrare al DATEC una richiesta che presenti nel dettaglio gli interventi previsti.

(Traduzione dal tedesco, Stefania Summermatter)

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