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Borodin a Ginevra, muto come un pesce

Pavel Borodin all'uscita dal palazzo di giustizia ginevrino Keystone

Pavel Borodin è rimasto ancora una volta muto come un pesce: accusato di riciclaggio di denaro, l'ex tesoriere del Cremlino ha nuovamente rifiutato di rispondere alle domande del giudice istruttore Daniel Devaud. Due udienze supplementari avranno luogo il 3 e 4 luglio.

Giunto al Palazzo di giustizia alle 9.30, Borodin è stato confrontato a tre altre persone coinvolte nel caso Mabetex-Mercata, ma non al proprietario della Mabetex, dispensato dal giudice. L’udienza si è protratta fino a mezzogiorno.

Come già il 17 maggio scorso, «Borodin si è avvalso della facoltà di non rispondere», ha indicato alla stampa un legale dell’accusato. L’attuale segretario dell’Unione Russia-Bielorussia «è infatti convinto di non aver commesso nulla di male. Parte dunque dal principio di non aver nulla da giustificare».

«Il mio cliente – ha continuato l’avvocato Robert Assaël -«terrà lo stesso atteggiamento fino al termine della procedura, che egli spera non duri troppo a lungo». «Per noi, l’unica conclusione possibile è la revoca di qualsiasi accusa nei riguardi del nostro assistito».

Due nuove udienze avranno luogo a inizio luglio. Al riguardo, Robert Assaël non ritiene che il giudice Devaud si stia accanendo contro il suo assistito. «Il ritmo delle udienze – circa una al mese – è perfettamente normale».

L’avvocato si domanda tuttavia se non sarebbe opportuno dispensare l’ex intendente del Cremlino dal comparire di persona, facoltà accordata ad esempio al proprietario della Mabetex Behgjet Paccoli. Effettivamente, come lo conferma l’avvocato di quest’ultimo Edy Grignola, «né Paccoli, né qualsiasi altro dirigente o collaboratore della ditta era convocato oggi a Ginevra».

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Assaël ha precisatoche Borodin paga gli spostamenti a Ginevra di tasca propria. Secondo l’avvocato, il russo non ha nemmeno l’intenzione di chiedere un risarcimento.

L’ex intendente del Cremlino è sospettato di aver riciclato 30 milioni di dollari in banche ginevrine frutto di presunte mazzette pagate da due società ticinesi – soprattutto Mercata e in parte anche Mabetex – in cambio di contratti per lavori di restauro al Cremlino e sull’aereo presidenziale.

La giustizia russa aveva chiuso il caso in dicembre: Borodin, recatosi negli Stati Uniti per assistere all’intronizzazione del presidente George Bush, era stato arrestato a New York su mandato della giustizia svizzera e da qui estradato a Ginevra in aprile per poi essere rilasciato dopo il versamento di una cauzione di cinque milioni di franchi.

swissinfo e agenzie

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