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Diversi no alla revisione della legge militare

Si accende sempre più il dibattito sulla revisione della legge militare, in votazione in prossimo 10 giugno Keystone

Verdi, donne socialiste, Democratici svizzeri e Unione democratica federale si sono espressi sabato contro le due revisioni della legge militare, in votazione il 10 giugno, che permetterebbero l'invio di soldati armati all'estero e rafforzerebbero la collaborazione con le forze armate di altri stati occidentali. Proposte accettate invece dai delegati del Partito cristiano-sociale.

Riunita nel capoluogo giurassiano Delémont, l’assembea dei delegati degli ecologisti ha respinto le due proposte in modo chiaro, rispettivamente con 50 voti contro 24 e con 54 voti contro 21. A favore della revisione si sono schierati soprattutto i delegati bernesi, mentre gli oppositori più accesi sono risultati i romandi e gli zurighesi, che per finire hanno avuto partita vinta.

Invitando i Verdi a respingere i piani del ministro della difesa Samuel Schmid, la consigliera nazionale bernese Franziska Teuscher, ha detto che le proposte governative sono ambigue. Sulla base del testo sottoposto a votazione non è possibile escludere con certezza che le truppe svizzere vadano a sostenere missioni condotte dalla Nato. In Jugoslavia, ad esempio, è l’Alleanza atlantica ad avere il controllo delle operazioni e non le Nazioni Unite. Chi vuole un’»alternativa civile» alle missioni militari non ha altra scelta se non quella di respingere la revisione, ha affermato.

Thomas Heuberger, pure bernese, ha difeso la posizione governativa, affermando che l’armamento dei soldati svizzeri all’estero è necessario: per l’autodifesa, ma anche per permettere lo svolgimento di missioni nel segno della solidarietà. Dire di no alla collaborazione con gli eserciti di altri stati è una posizione che in Occidente non verrebbe capita, ha affermato Heuberger. Il presidente del Verdi Ruedi Baumann ha insistito su un punto: l’esercito svizzero deve «praticare all’estero un’autentica solidarietà» invece di «rimanere a casa a giocare con la sabbia». Altri delegati hanno sostenuto la necessità di non lasciare il campo libero agli Stati Uniti e al loro ruolo di «poliziotti del mondo». Al momento del voto è comunque prevalsa l’opzione «pacifista».

La neutralità in pericolo

Contro la revisione della legge militare si sono espressi anche l’Unione democratica federale e i Democratici svizzeri: l’invio di soldati armati all’estero è contrario al principio di un esercito difensivo e neutrale, hanno sostenuto. E la cooperazione con le forze armate di altri stati finirebbe presto o tardi con il coinvolgere la Svizzera in conflitti internazionali.

Donne socialiste si distanziano dalle raccomandazioni del PS

Sul fronte dei contrari si sono schierate anche le donne socialiste, che si sono così messe in aperto contrasto con le indicazioni di voto del partito a livello svizzero. La decisione è stata tiratissima: il comitato direttivo delle donne PS ha infatti raccomandato il doppio «no» con 8 voti contro 7. L’esercito svizzero – ha fatto sapere un comunicato – è diventato completamente inutile e cerca di garantirsi la sopravvivenza inventandosi nuove missioni. «Per venire in aiuto in modo efficace alle popolazioni coinvolte nei conflitti ci vogliono non armi ma interventi umanitari». Le donne PS hanno peraltro respinto anche il programma di armamento illustrato nei giorni scorsi dal ministro della difesa Schmid, che costerebbe nei prossimi anni 30 miliardi di franchi. Molto meglio sarebbe «investire questi soldi in opere sociali in Svizzera e in missioni umanitarie nel mondo».

Cristiano-sociali in parte favorevoli

Di tutte le riunioni svoltesi sabato, solo l’assemblea dei delegati del Partito cristiano-sociale si è detta favorevole – a larga maggioranza – alla norma che consentirebbe ai soldati svizzeri di svolgere armati missioni all’estero. Non si può delegare ad altri il compito di proteggere i nostri soldati, hanno concordato i delegati PCS riuniti a Olten. Per quanto riguarda la cooperazione con gli eserciti di altri paesi il PCS ha però fatto un passo indietro e lasciato libertà di voto.

Articolo sulle diocesi

Il 10 giugno si voterà anche sullo stralcio dalla Costituzione federale dell’articolo sulle diocesi. Solo l’Unione democratica federale si è detta contraria, mentre i Democratici svizzeri hanno lasciato libertà di voto. I Verdi hanno approvato l’abrogazione dell’articolo con 33 voti contro 2 e 14 astensioni.

swissinfo e agenzie

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