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Le banche centrali riducono i loro tassi direttori

Keystone

La Banca nazionale svizzera ha deciso mercoledì di abbassare il suo tasso direttore dal 3 al 2,5% in un'azione concertata con altre banche centrali, quale misura contro la crisi finanziaria mondiale. Positive le reazioni del mondo economico e dei sindacati.

La crisi finanziaria internazionale si è allargata e si sta ora ripercuotendo in modo rilevante anche sulla congiuntura mondiale. Per far fronte al rallentamento dell’attività economica negli Stati Uniti e in Europa – più accentuato rispetto alla valutazione della situazione dello scorso 18 settembre – la Banca nazionale svizzera (BNS) ha deciso di intervenire riducendo il suo principale tasso di riferimento.

La fascia di oscillazione del Libor a tre mesi è stata fissata al 2%-3%. Le prospettive per quanto riguarda il rincaro, migliorate a causa del rallentamento della congiuntura e della diminuzione del prezzo del petrolio, permettono alla BNS di allentare il corso della sua politica monetaria, scrive l’istituto in una nota.

Una mossa senza precedenti

All’operazione congiunta del taglio dei tassi hanno partecipato anche la Federal Reserve americana (riduzione del tasso direttore di mezzo punto all’1,5%), la Banca centrale europea (dal 4,25% al 3,75%), la Banca d’Inghilterra, la Banca del Canada e la Banca centrale svedese.

La Banca del Giappone, che per il momento mantiene il suo tasso allo 0,5%, è a sua volta in «stretta cooperazione» con le altre banche centrali ed è impegnata a stabilizzare i mercati attraverso interventi sul mercato monetario. Parallelamente all’azione concertata delle banche, la Gran Bretagna ha presentato un piano completo di salvataggio per le banche del paese.

L’ampiezza della mossa attuata mercoledì da sei fra le maggiori banche centrali non ha precedenti. L’ultimo intervento di questo tipo è avvenuto dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001: in quell’occasione reagirono, pochi giorni dopo, la Fed e la Banca centrale, le quali tagliarono il costo del denaro con due azioni distinte anche se coordinate fra loro.

Giusta decisione

L’imprevisto passo della BNS è stato accolto positivamente da sindacati, rappresentanti dell’economia e proprietari fondiari. Secondo Pietro Cavadini, portavoce dell’Unione sindacale svizzera, si tratta di una decisione giusta che doveva tuttavia essere presa già da tempo.

Anche l’associazione padronale economiesuisse è soddisfatta: «L’azione coordinata delle banche centrali – ha rilevato Rudolf Miesch, capo economista dell’organizzazione – invia un segnale chiaro e giusto al mercato».

Per la Svizzera, il taglio dei tassi è giusto non solo per la finanza, bensì anche per l’economia reale, ha aggiunto Miesch, sottolineando che l’abbassamento del tasso di riferimento è una buona cosa per la domanda di consumo e per le condizioni dei crediti alle imprese.

Positiva anche l’Associazione svizzera dei proprietari fondiari: «Il segnale della BNS va nella giusta direzione: i proprietari e gli inquilini risultano sgravati e i consumi privati favoriti». Il prossimo passo, auspica l’organizzazione, deve ora venire dalle banche, chiamate a ridurre i loro tassi ipotecari.

Lo spettro della Grande Depressione

«Alcuni segnali – afferma a swissinfo Rudolf Miesch – evidenziano che in Svizzera sta diventando sempre più difficile ottenere dei crediti, in particolare per le piccole e medie imprese».

«Se si riuscirà a ritrovare una situazione di stabilità entro Natale, allora potremo sopravvivere; se invece l’inasprimento delle condizioni dell’offerta di credito [credit crunch] si protrarrà anche nel 2009 ed inizierà ad avere ripercussioni sull’economia reale, la situazione risulterà assai delicata».

Nel caso in cui l’intervento delle banche non dovesse riuscire a stabilizzare i mercati finanziari – avverte dal canto suo Alessandro Bee, capo economista presso la Banca Sarasin – si rischia di entrare in una fase di marcata depressione. Una crisi, aggiunge, che potrebbe somigliare alla Grande Depressione degli anni ’30.

Borsa in calo

La mossa della BNS ha avuto solamente un impatto positivo temporaneo sulla Borsa svizzera. Per gli operatori pesano ancora i timori di una recessione e di un allargamento della crisi finanziaria.

Lo Swiss Market Index ha terminato gli scambi a 6073,45 punti, in calo del 5,51%. In mattinata aveva toccato quota 6004,62, il minimo dal maggio 2005. L’indice allargato SPI ha perso il 5,29% a 5051,12 punti.

Gli operatori hanno riferito di grande nervosismo e di segni di panico. “Non è altrimenti spiegabile che la gente stia semplicemente vendendo di tutto”, ha detto un broker. A soffrire non è quindi stato soltanto il settore finanziario.

ABB ha lasciato sul terreno il 6,11% (a 16,90 franchi) a causa, rilevano gli operatori, dei timori di una recessione. Anche i titoli difensivi di peso, che finora erano riusciti a limitare i cali, sono stati sotto pressione: Novartis è scesa del 6,19% (a 56,85 franchi), Roche del 4,51% (a 167,10 franchi) e Nestlé del 3,18% (a 44,50 franchi).

Il ribasso più marcato è comunque stato registrato da un titolo bancario: Credit Suisse ha subito un crollo del 16,14% a 42,10 franchi. Secondo gli operatori, la seconda banca elvetica potrebbe risentire della recessione essendo impegnata molto nel settore degli immobili commerciali. UBS ha perso il 6,13% (a 18,21 franchi), mentre Julius Bär è in controtendenza e segna +2,56% (a 44 franchi).

swissinfo e agenzie

La tempesta nel mondo finanziario, determinata dal collasso dei crediti ipotecari a bassa copertura negli Stati Uniti («subprime»), è sfociata in una diminuzione dei prestiti tra le banche e nel settore degli affari.

La comunità finanziaria è infatti riluttante a fornire prestiti, poiché è difficile determinare a quanto ammonta il debito delle singole istituzioni. Questa assenza di trasparenza ha aumentato il timore di una mancata restituzione dei prestiti concessi.

Le istituzioni finanziarie e il mondo degli affari non possono funzionare senza un’adeguata fornitura di liquidità. Pertanto, la crisi ha finora interessato prevalentemente le banche e le compagnie di assicurazione, ma presto potrebbe condurre al fallimento di altre aziende, se i prestiti non potranno essere garantiti.

Le banche centrali hanno reagito iniettando denaro nel sistema e – nelle ultime ore – riducendo i tassi d’interesse. Dal canto suo, il piano del governo statunitense prevede di riacquistare buona parte dei debiti della comunità finanziaria per aumentare la fiducia presso gli investitori.

Il Libor rappresenta uno degli strumenti principali utilizzato dalla Banca nazionale svizzera (BNS), e da diverse altre banche centrali, per regolare la politica monetaria.

Il Libor (London Interbank Offered Rate) costituisce la media dei tassi d’interesse delle maggiori banche che operano a livello internazionale.

Il valore di questo tasso viene comunicato ogni giorno alle 11.00 (ora di Londra) dalla British Banker’s Association.

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