La maggior parte degli svizzeri è favorevole all’allentamento delle regole sull’esportazione di materiale bellico. Secondo un sondaggio condotto dall’Istituto Sotomo, il 55% degli svizzeri ritiene che i Paesi terzi dovrebbero essere autorizzati a fornire all’Ucraina armi prodotte in Svizzera.
Il sondaggio, commissionato dalla NZZ am Sonntag, ha rilevato che questa opinione è condivisa da una chiara maggioranza di tutti i partiti, con l’eccezione della destra conservatrice del Partito Popolare Svizzero (SVP). Il sostegno più forte è arrivato dai Verdi liberali, con il 76% degli intervistati che ha espresso un parere positivo. La maggioranza degli elettori dell’SVP (74%) si è dichiarata chiaramente contraria all’idea di consentire il trasferimento di armi di fabbricazione svizzera da Paesi terzi all’Ucraina.
Il governo federale ha deciso nel giugno 2022 che le riesportazioni di materiale bellico devono essere rifiutate se il Paese di destinazione è coinvolto in un conflitto armato internazionale. Questo è il caso delle nazioni in guerra, Ucraina e Russia.
La commissione per la politica di sicurezza del Senato vuole un’esenzione per l’Ucraina, che la Russia ha invaso l’anno scorso e bombarda quotidianamente. La commissione gemella della Camera dei Rappresentanti, invece, vuole limitare a cinque anni la validità delle dichiarazioni di non riesportazione per alcuni Paesi che acquistano materiale bellico svizzero. Questo varrebbe, ad esempio, per Germania, Francia, Italia o Stati Uniti. Il tema è molto dibattuto in Svizzera, un Paese che si vanta della sua tradizione di neutralità.
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