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Il ritiro della ministra che ha sancito la fine del segreto bancario

28 ottobre 2015: Eveline Widmer-Schlumpf annuncia in una conferenza stampa che non si ripresenterà all'elezione del governo federale. Se ne va una ministra che precisa di avere sempre preferito la sostanza alla forma. Keystone

Eletta otto anni fa nel governo svizzero al posto di Christoph Blocher, e in seguito espulsa dall’UDC, Eveline Widmer-Schlumpf ha segnato la politica svizzera svolgendo un ruolo decisivo nella soppressione del segreto bancario a livello internazionale. Questa grigionese tenace e meticolosa lascia l’esecutivo senza aver mai perso una votazione popolare.

12 dicembre 2007: colpo di scena in un paesaggio politico svizzero poco abituato agli scossoni a Palazzo federale. Christoph Blocher, il leader dell’Unione democratica di centro (UDC) che in poco più di un decennio è riuscito a fare della destra conservatrice il primo partito della Svizzera, è estromesso dal governo nazionale dopo una sola legislatura.

La strategia dei partiti di sinistra e di centro ha funzionato. È una grigionese di 51 anni, membro dello stesso partito di Blocher, a essere nominata in Consiglio federale. Il suo nome: Eveline Widmer-SchlumpfCollegamento esterno. Sconosciuta dal grande pubblico, la grigionese non è però per questo una principiante della politica. Alle spalle ha una solida esperienza nel governo del suo cantone, dove ha diretto per quasi dieci anni il dipartimento delle finanze.

Eveline Widmer-Schlumpf

Titolare di un dottorato in diritto dell’Università di Zurigo, Eveline Widmer-Schlumpf è avvocatessa e notaia di professione. Ha presieduto il tribunale distrettuale di Trins nei Grigioni.

Nel 1998 diventa la prima donna eletta nel governo dei Grigioni. Madre di tre figli, è considerata un modello nel conciliare vita professionale e famiglia.

Il 12 dicembre 2007 viene eletta nel governo svizzero dall’Assemblea federale e subentra al leader dell’UDC Christoph Blocher. Assume la guida del Dipartimento federale di giustizia e polizia e poi, dal 1º novembre 2010, quella del Dipartimento delle finanze.

Il 28 ottobre 2015 annuncia che non si ripresenterà per un terzo mandato in Consiglio federale.

Figlia dell’ex consigliere federale Leon SchlumpfCollegamento esterno (in carica dal 1979 al 1987), Eveline Widmer-Schlumpf ha iniziato presto a fare politica e ne conosce tutti gli ingranaggi. Accettando la sua elezione, contrariamente al volere dell’UDC, che non perdonerà mai il suo «tradimento», la grigionese è consapevole delle conseguenze. Non potendola escludere direttamente dall’UDC, la direzione del partito decide di espellere l’insieme della sezione cantonale grigionese.

Stimolata dall’avversità

«Non è la prima volta che un candidato ufficiale o un ministro uscente non viene rieletto. Anche Christoph Blocher ha spodestato nel 2003 la popolare democratica Ruth Metzler. Tuttavia, fatto eccezionale nella storia politica svizzera, la nomina di Eveline Widmer-Schlumpf è all’origine della creazione di un nuovo partito politico, il Partito borghese democratico (PBD)», rammenta Georg LutzCollegamento esterno, politologo all’Università di Losanna.

Rappresentante in governo di un partito minoritario, Eveline Widmer-Schlumpf non si perde per questo d’animo. Al contrario, l’avversità è fonte di stimolo. Responsabile della politica migratoria durante i suoi primi tre anni in Consiglio federale, vive un inizio titubante. Ma nel 2008, la casualità proietta Eveline Widmer-Schlumpf in prima linea. Mentre sostituisce il collega di governo Hans-Rudolf Merz, vittima di un infarto, è infatti lei ad essere chiamata a gestire il salvataggio di UBS, la più grande banca del paese, minacciata di fallimento per essersi esposta eccessivamente sul mercato americano dei subprime.

La grigionese è sempre stata capace di reagire bene in periodo di crisi, osserva Georg Lutz. Lo stesso accade nel 2012 in occasione del “caso Hildebrand” (il presidente della Banca nazionale svizzera costretto alle dimissioni dopo le accuse di insider trading). «Ha sostenuto il presidente della BNS fino a quando le sue dimissioni sono diventate ineluttabili. Benché non abbia potuto evitare le critiche, ha adottato le linea giusta in questa vicenda», ritiene il politologo.

La riforma più grande

Nel 2010, in seguito alle dimissioni di Hans-Rudolf Merz, Eveline Widmer-Schlumpf trova finalmente un posto adeguato in seno al collegio governativo. Le viene assegnato il Dipartimento federale delle finanze, un incarico fatto su misura durante il quale avrà l’occasione di mettere in atto le sue riforme più importanti. Su pressione internazionale, in particolare quella degli Stati Uniti, la Svizzera si vede costretta a fare concessioni sul segreto bancario, peraltro ritenuto «non negoziabile» dai predecessori di Eveline Widmer-Schlumpf.

Nel dicembre 2012, dopo il fallimento del modello dell’imposta liberatoria “Rubik”, la grigionese si attira le critiche dei partiti di destra e degli ambienti bancari aprendo la via allo scambio delle informazioni che riguardano i clienti stranieri di banche svizzere. «Ha svolto un ruolo centrale in questo repentino cambiamento di paradigma. Eveline Widmer-Schlumpf ha portato questa nuova strategia in seno al Consiglio federale e davanti al parlamento», rileva Georg Lutz.

L’Associazione svizzera dei banchieri finisce per aderire alle norme. A lungo considerato una lontana musica del futuro, lo scambio automatico d’informazioni diventerà realtà nel 2018. «È la più grande riforma degli ultimi 80 anni», afferma al quotidiano economico L’Agefi Christophe Darbellay, presidente del Partito popolare democratico (PPD, centro), tra i principali artefici dell’elezione e poi della rielezione nel 2011 di Eveline Widmer-Schlumpf in Consiglio federale.

Politica borghese tradizionale

Eveline Widmer-Schlumpf sarà ricordata anche per aver fatto parte del governo che ha votato in favore dell’uscita dal nucleare in seguito alla catastrofe di Fukushima nel 2011. «Ha senza dubbio contribuito a trovare una maggioranza, ma il suo ruolo non è stato così decisivo come nel dossier del segreto bancario», puntualizza Georg Lutz.

«Molto pragmatica, solida a ogni livello, ha commesso soltanto pochi errori»  Georg Lutz, politologo

Sostenitrice della trasparenza e dell’equità fiscale, la magistrata non ha esitato a definire «ingiusto» il sistema dei forfait fiscali concessi ai ricchi stranieri, che aveva dovuto difendere un anno prima in votazione popolare a nome del governo. Negli altri dossier, la grigionese ha invece indossato gli abiti più classici di ministro delle finanze. «Ha mantenuto l’indebitamento della Confederazione a un livello estremamente basso nel confronto europeo e ha avviato delle misure di risparmio in seno all’amministrazione, proseguendo così nella tradizionale politica borghese», ritiene Georg Lutz.

Apprezzata a sinistra per il suo attaccamento alle istituzioni e nel centro-destra per la sua rigorosa politica budgetaria e fiscale, Eveline Widmer-Schlumpf è sempre stata ben vista dalla popolazione, simpatizzanti dell’UDC esclusi. Come ha recentemente ricordato il quotidiano romando Le Temps, la grigionese non ha mai fallito di fronte al popolo: ha ottenuto undici vittorie su undici votazioni.

Capacità di relativizzare

«Molto pragmatica, solida a ogni livello, ha commesso soltanto pochi errori. Il suo stile di comunicazione, lontano da qualsiasi emozione, è stato anch’esso molto apprezzato», riassume Georg Lutz. Tutt’al più le si può rimproverare una certa mancanza di carisma. Il suo anno alla presidenza della Confederazione (2012) non ha d’altronde lasciato ricordi indelebili. I suoi erano discorsi asciutti e spesso molto tecnici, nei quali non aveva l’abitudine di infilare delle piccole frasi destinate a lasciare il segno.

Ciò che impressiona gli osservatori, invece, è la sua forza nel lavoro e la conoscenza dei dossier, che ha sempre gestito a menadito. Poteva comunque mostrarsi intransigente, persino fredda, quando era convinta della sua posizione, osserva la NZZ am Sonntag. Non ha esitato a fare ordine al suo arrivo al Dipartimento federale di giustizia e polizia, dove buona parte dei quadri erano rimasti fedeli a Christoph Blocher, diventato il nemico numero uno della grigionese.

In chiave più personale, la tenacia e la capacità di resistenza di Eveline Widmer-Schlumpf sono spesso state attribuite alle sue origini montanare. Ma anche il suo destino famigliare ha inciso sul suo percorso. La morte della sorella in un incidente stradale nel 1983 e i gravi problemi cardiaci della figlia minore subito dopo la nascita, hanno senza dubbio avuto un influsso sulla sua carriera politica. «Quando capitano cose del genere, si relativizza tutto il resto», ha dichiarato nel 2013 alla rivista L’Illustré.

Un’importante riforma fiscale in corso

Tra i cantieri aperti lasciati da Eveline Widmer-Schlumpf c’è la terza riforma dell’imposizione delle imprese. Su pressione dell’Unione europea e dell’OCSE, la Svizzera dovrà porre fine ai trattamenti fiscali di favore concessi negli ultimi anni alle holding straniere, senza per questo perdere la sua attrattiva. Il progetto è ancora in una fase preliminare, ma l’esercizio di equilibrismo tra gli interessi dell’economia e quelli delle finanze pubbliche si annuncia già sin d’ora arduo.

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