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Il vento continua a soffiare a favore del centro destra

Alle elezioni di ottobre, i Verdi sono tra i partiti che rischiano di lasciarci qualche penna, stando all'ultimo barometro elettorale. Keystone

A quattro mesi dalle elezioni federali di ottobre, si conferma un leggero slittamento verso destra. I liberali radicali avanzano, Partito socialista e Unione democratica di centro restano relativamente stabili, mentre i piccoli partiti di centro nonché i Verdi indietreggiano. È quanto emerge dal terzo barometro elettorale della SRG SSR.

Il sondaggio rappresentativo dell’istituto gfs.bernCollegamento esterno, effettuato per conto della SRG SSR, conferma in sostanza quanto già scaturito dai precedenti rilevamenti. Il dato più significativo è l’aumento di due punti percentuali del Partito liberale radicale (PLR, centro destra), che passerebbe dal 15,1% delle federali del 2011 al 17,1%.

Il responsabile delle studio Claude Longchamp spiega questa progressione con il risultato delle elezioni cantonali di Zurigo in aprile, in occasione delle quali il PLR – e più in generale il campo borghese – è uscito vincitore. «Queste elezioni hanno trasformato il PLR da un partito perdente a un partito vincente». Dal barometro è anche chiaro dove il PLR andrà a pescare gli elettori: tra quelli dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e dei partiti di centro, Verdi liberali (PVL) e Partito borghese democratico (PBD). accresciuta «voglia di stabilità» tra l’elettorato. Un’evoluzione che dovrebbe andare a vantaggio soprattutto dei partiti borghesiCollegamento esterno, in primis il Partito liberale radicale (PLR), rileva Claude Longchamp, responsabile dell’istituto gfs.bernCollegamento esterno, che ha eseguito il sondaggio per conto della SRG SSR. 

Per il sondaggio, l’istituto gfs.bern ha intervistato telefonicamente 2’009 persone nelle tre regioni linguistiche tra il primo e il 12 giugno 2015.

Il margine d’errore è del +/- 2,2%.

Con il 26,1%, l’UDC rimane il più forte partito svizzero. I socialisti restano anche loro stabili, con il 19,3% delle intenzioni di voto. A perdere elettori sono soprattutto Partito popolare democratico (PPD, centro), PVL, PBD e Partito ecologista svizzero (PES).

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Le ragioni variano da un partito all’altro, ma il denominatore comune è lo stesso: queste quattro formazioni si sono finora posizionate male dal punto di vista tematico. Rispetto a prima delle elezioni del 2011, anno segnato dalla catastrofe nucleare di Fukushima, i problemi ambientali e climatici non sono più in cima alla lista dei problemi che i cittadini considerano urgenti da risolvere, ma figurano al terzo posto. Ciò costerà dei voti ai Verdi, il cui tema centrale è appunto la politica ambientale e climatica.

Fondato nel 2008, il PBD non è dal canto suo riuscito a profilarsi su uno o più temi scottanti. Per questo il partito della consigliera federale Eveline Widmer Schlumpf farà fatica a conservare le posizioni di quattro anni fa.

Iniziative come strumento di marketing

La strategia seguita da PPD e PVL potrebbe invece ritorcersi contro di loro. In vista delle elezioni, entrambi i partiti avevano lanciato due iniziative, seccamente respinte dal popolo l’8 marzo scorso. Con il suo progetto, il PPD voleva defiscalizzare gli assegni famigliari, mentre il PVL intendeva sostituire l’IVA con una tassa sull’energia. Ad uscire con le ossa rotte dalle urne sono stati soprattutto i Verdi liberali: la loro iniziativa è infatti stata bocciata da ben il 92% dei votanti. «Dall’8 marzo, la campagna elettorale del PVL è crollata come un castello di carte», sostiene Claude Longchamp.

Il PPD, dal canto suo, perdendo la votazione si è anche visto sfuggire il tema della famiglia come argomento di campagna. «Ciò dimostra che le iniziative popolari non sono per forza utili a un partito per profilarsi. In caso di sconfitta, gli effetti sono negativi», continua Longchamp.

Europa e migrazione

In generale, il paesaggio politico svizzero non dovrebbe però cambiare radicalmente dopo le elezioni, stando al barometro. Dopo la forte crescita dell’UDC iniziata negli anni ’90, sta attraversando un momento di stabilizzazione.

Nei primi anni ’90, il tema più caldo erano le relazioni con l’Europa dopo il ‘no’ del popolo all’adesione allo Spazio economico europeo nel dicembre 1992. Oggi, la questione europea figura ancora al secondo posto nella lista dei problemi più urgenti da risolvere secondo gli elettori. Al primo vi è il tema della migrazione e degli stranieri, accentuato dalle ultime tragedie avvenute nel Mediterraneo.

A preoccupare gli svizzeri sono anche la sicurezza sociale, la preservazione del sistema pensionistico, le assicurazioni malattie e il sistema sanitario in generale, la disoccupazione e l’ambiente.

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Le differenze regionali sono interessanti: in Ticino, ad esempio, preoccupa di più la disoccupazione che l’immigrazione. La questione ambientale – al terzo posto a livello nazionale – arriva solo in quinta posizione nel cantone a sud delle Alpi, mentre nella Svizzera francese non figura neppure nei primi cinque posti.

Pur figurando in seconda posizione nella lista dei temi più importanti, l’irrisolta questione europea (applicazione dell’iniziativa «contro l’immigrazione di massa, futuro degli accordi bilaterali, accordo quadro istituzionale) non ha finora giocato alcun ruolo nella campagna elettorale. Ciò è dovuto al fatto che il governo svizzero e anche l’UE stanno attualmente mantenendo un profilo basso. «Dopo le elezioni – sottolinea Longchamp – il tema tornerà prepotentemente alla ribalta».

Traduzione di Daniele Mariani

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