2001: un rallentamento della crescita che non preoccupa
Le prospettive per la piazza economica elvetica sono buone. La domanda interna molto forte, sostenuta dal maggior potere d'acquisto delle famiglie e dall'aumento degli investimenti, compenserà il calo delle esportazioni. Disoccupazione a livelli minimi.
Le previsioni degli analisti indicano un anno all’insegna di un rallentamento della crescita. Dopo un 2000 molto positivo, il 2001 sarà caratterizzato da un consolidamento dell’espansione, anche se a ritmi più contenuti. In generale, le indicazioni parlano di una crescita del Prodotto Interno Lordo reale (PIL) che dovrebbe situarsi attorno al 2.3 per cento, dopo il 3.3 per cento del 2000. Queste cifre segnalano come l’economia svizzera dovrebbe ritrovare, nel corso dell’anno, il cammino del suo equilibrio a lungo termine, vale a dire una progressione annua del PIL attorno al 2 per cento. La tendenza è dunque quella di un “atterraggio morbido”, già iniziato nell’ultimo semestre del 2000, dopo l’impennata dei primi mesi dello stesso anno. Secondo il Segretariato di Stato per l’economia (SECO), il rallentamento previsto può essere qualificato come necessario per ragioni di stabilità.
L’espansione del 2001, oltre che per il suo ritmo più lento, si differenzia dalla fase attuale per alcuni altri aspetti. In particolare, il previsto rallentamento dell’economia mondiale e l’indebolimento del dollaro, provocheranno un ridimensionamento del ruolo delle esportazioni. Il Credit Suisse First Boston (CSFB) ritiene che la loro crescita potrebbe addirittura dimezzarsi, situandosi attorno al 5 per cento. Tale opinione è condivisa da Hans Meyer, presidente della direzione della Banca Nazionale Svizzera (BNS), e dal SECO.
Buone notizie dal punto di vista del potere d’acquisto delle famiglie. Dopo essere rimasti sotto pressione per diversi anni, i salari reali dovrebbero aumentare del 3 per cento. Considerati inoltre alcuni sgravi fiscali che entreranno in vigore nel nuovo anno, i redditi a disposizione delle famiglie aumenteranno del 5 per cento circa. Secondo il SECO, ciò permetterà la stabilizzazione della crescita dei consumi attorno al 2 per cento, nonostante il previsto aumento degli affitti e dei costi della salute. Infine tutti concordano sul buon livello che raggiungeranno gli investimenti delle imprese, incitate dalla domanda, sempre sostenuta, ad estendere le loro capacità produttive.
L’inflazione continuerà ad essere una sorvegliata speciale da parte della BNS. Le stime in ambito inflazionistico divergono leggermente: la banca centrale prevede un carovita del 2.1 per cento, contro un 2 per cento stimato dal SECO ed un 1.7 per cento secondo il CSFB. In ogni caso, tutti concordano sul fatto che la BNS manterrà l’indirizzo della sua politica monetaria: l’obiettivo principale continuerà ad essere la stabilità dei prezzi. IL CSFB si aspetta un incremento del carovita nei primi mesi dell’anno ed una sua diminuzione fin verso tassi del 1 – 1 ¼ per cento nel secondo semestre. Secondo la stessa fonte, tale evoluzione permetterà alla BNS di allentare la stretta monetaria a partire dalla metà dell’anno, spingendo verso il basso i tassi d’interesse.
Il barometro segna bel tempo anche nell’ambito del mercato del lavoro che continuerà ad essere influenzato dalla crescita economica. Secondo il SECO, la crescita dell’impiego sarà del 1 per cento, dopo l’incremento del 1.5 per cento nel 2000. I segnali distensivi, dopo le tensioni degli ultimi anni, condurranno ad un’ulteriore riduzione della disoccupazione che, in media annua, si attesterà al 1.8 per cento.
Dopo i turbolenti anni novanta, l’economia svizzera sembra dunque avviata verso un periodo di espansione moderata, equilibrata e, soprattutto, durevole. Vi è però da segnalare come nel 2001 l’evoluzione svizzera sarà meno favorevole rispetto a quella dei vicini europei. Ciò è principalmente da addebitare alla forte esposizione della Svizzera ai mercati esteri abbinata alla contrazione della crescita delle esportazioni.
Marzio Pescia
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