Prospettive svizzere in 10 lingue

«Anche altre regioni chiedono solidarietà»

Crisi politiche come quelle del Darfur suscitano scarsa solidarietà. Keystone

La popolazione svizzera ha dimostrato grande solidarietà nei confronti delle vittime del maremoto in Asia.

Le associazioni umanitarie sperano che la stessa generosità sia dimostrata per altre regioni del mondo in difficoltà.

Mercoledì, in occasione della giornata di lutto nazionale in memoria delle vittime dello tsunami, la Catena della solidarietà ha raccolto 62 milioni di franchi. A ciò si aggiungono i 52 milioni raccolti in precedenza.

Mai prima d’ora gli svizzeri erano stati così generosi. Le organizzazioni collegate alla Catena della solidarietà e la Confederazione hanno del resto parlato della più grande azione di soccorso all’estero mai realizzata.

Con oltre 60 esperti impiegati nelle località colpite dallo tsunami, anche il Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) è impegnato nell’intervento di maggiori dimensioni della sua storia.

Anche altre regioni soffrono

I 27 milioni di franchi promessi dal Consiglio federale rimangono invece nella media. Per gli interventi nell’ex-Jugoslavia, e in particolare in Kossovo, e per le inondazioni nell’Europa orientale, i contributi statali erano stati più elevati.

«Per quanto grande e impressionante sia la catastrofe in Asia, dobbiamo lavorare anche altrove», osserva il vice-capo del CSA Marco Ferrari.

Nonostante gli eventi tragici in Indonesia, India, Sri Lanka e Thailandia, le attività in altre regioni non possono essere sospese, concorda Karl Schuler, della Croce rossa svizzera.

Schuler si rallegra per l’attuale disponibilità alla beneficenza, ma non può fare a meno di osservare che «vi è necessità urgente di solidarietà anche verso altri paesi».

La vicinanza è determinante

Prima del maremoto in Asia era la regione sudanese del Darfur a suscitare le maggiori preoccupazioni umanitarie. Nella regione sono morte 100’000 persone, circa un milione è stato scacciato.

Una tragedia che ha suscitato scarsa solidarietà, si rammarica Schuler. La raccolta della Catena della solidarietà per il Darfur ha fruttato finora solo due milioni di franchi.

Secondo gli esperti, determinante per la disponibilità alla beneficenza è generalmente il coinvolgimento emotivo personale e la notorietà della regione interessata.

Quasi ignorate le catastrofi «croniche»

Una maggiore solidarietà si manifesta di solito in occasione di grandi catastrofi naturali. Prima del maremoto in Asia, il record di donazioni alla Catena della solidarietà – 74 milioni di franchi – era stato raggiunto con l’azione di raccolta in favore delle vittime delle alluvioni in Vallese e Ticino nel 2000.

Dopo l’uragano Mitch nell’America centrale del 1989 furono raccolti 34 milioni di franchi, dopo il terremoto in Iran del 2002 dieci milioni di franchi.

«Più le catastrofi o i conflitti avvengono in località lontane e discoste, più è difficile raccogliere denaro», osserva Schuler. La disponibilità alla donazione è particolarmente bassa quando si tratta di crisi politiche complesse, causate dagli uomini, come nel Darfur.

Per le vittime di conflitti di cui i media non parlano ci sono pochissimi fondi a disposizione. Anche gli appelli in favore delle vittime di «catastrofi croniche» (come l’Aids o le carestie) hanno un’eco molto limitata.

Appelli per l’Africa

La Federazione internazionale delle società della Croce rossa e della Mezzaluna rossa (IFCR) dal canto suo critica l’«asimmetria degli aiuti».

Mentre per l’Iraq dopo l’inizio della guerra sono stati messi a disposizione rapidamente 2,5 miliardi di franchi, una somma analoga (e insufficiente) è stata raccolta a fatica – nonostante un appello dell’ONU – per 22 paesi africani con 40 milioni di persone bisognose.

Per l’aiuto umanitario in Africa servono molti più mezzi, ha dichiarato recentemente a Ginevra il presidente del Comitato internazionale della Croce rossa Jakob Kellenberger. Nel 2004 il CICR ha utilizzato 970 milioni di franchi per interventi in circa 80 paesi, primi fra tutti Sudan, Iraq, i Territori palestinesi e Israele, Afghanistan e Liberia.

Milioni di persone soffrono la fame

Gli esperti di aiuti umanitari sperano che l’attuale ondata di solidarietà in Europa duri nel tempo e si estenda anche ad altre regioni in crisi.

La situazione in Asia non dovrebbe far distogliere l’attenzione dai milioni di altre persone bisognose, sottolineano i responsabili del programma mondiale per l’alimentazione delle Nazioni Unite. Nel mondo oltre 800 milioni di donne e uomini patiscono la fame.

swissinfo, Viera Malach e Dominique Schärer, InfoSud
(traduzione: Andrea Tognina)

La Catena della Solidarietà ha raccolto 114 milioni di franchi svizzeri in favore delle vittime del maremoto.
Le autorità svizzere hanno annunciato dal canton loro un versamento di 26 milioni di franchi.

Ovunque nel mondo si è assistito ad un enorme manifestazioni iolidarietà con le vittime dello tsunami nell’Asia sud-orientale.

Le organizzazioni umanitarie mettono però in guardia dal dimenticare altre regioni che necessitano dell’aiuto internazionale, quali il Darfur, nel Sudan.

Esse esprimono inoltre rammarico per il fatto che le aree di crisi che trovano poca attenzione da parte dei media rimangano in larga misura escluse dalle donazioni.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR