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Ancora debole la congiuntura dell’economia elvetica

Le Pmi sono la colonna vertebrale dell'industria elvetica Keystone

Le piccole e medie imprese (Pmi) svizzere continuano a subire le conseguenze della debolezza congiunturale.

Lo rivela uno studio realizzato dall’UBS. Pessimismo degli operatori economici sul breve periodo.

La debolezza della congiuntura economica in Svizzera si ripercuote maggiormente sulle Pmi che non sui grandi gruppi e sulle multinazionali elvetiche.

La ricerca congiunturale dell’UBS, realizzata anche con un sondaggio, è stata resa nota mercoledì e, salvo qualche eccezione, evidenzia il pessimismo che regna tra le Pmi per quanto riguarda i prossimi tempi.

Le Pmi più toccate dalla crisi

Come già in passato, le Pmi sono colpite più tardi dalla contrazione delle attività rispetto alle grandi imprese, ma beneficiano pure con ritardo del rilancio, osserva la grande banca elvetica nel suo studio.

La discrepanza è attribuita al fatto che una forte proporzione di tali aziende, in particolare nel settore dei servizi, lavorano in subappalto o sono orientate al mercato interno.

Le Pmi rappresentano la schiacciante maggioranza delle imprese ad attività economica commerciale in Svizzera. Secondo i dati del censimento delle aziende effettuato nel 2001, le piccole e medie imprese elvetiche sono circa 317 mila (9.400 delle quali pubbliche), ed occupano complessivamente 3.668.468 persone.

Il 99,7 per cento delle imprese occupano meno di 250 collaboratori e, globalmente, rappresentano sette impieghi su dieci. Le imprese che occupano un solo dipendente (a tempo pieno) rappresentano oltre il 40% di tutte le imprese, ma impiegano solo l’8% dell’intera manodopera. Al contrario, 766 grandi imprese (ossia lo 0,3%) occupano quasi il 30 per cento dei posti lavoro.

Il peggio è passato?

Il mercato interno, sostenuto dalla domanda di consumo, è stato robusto fino allo scorso autunno, mentre nello stesso tempo si è assistito ad un deterioramento delle esportazioni e degli investimenti.

Lo scorso inverno hanno risentito della crisi principalmente le Pmi rivolte ai mercati esteri, prime fra tutte quelle attive nell’orologeria e nell’industria meccanica ed elettronica. Per tali settori il peggio sembra ormai alle spalle.

Le imprese del genio civile e dei trasporti hanno pure registrato un’evoluzione più sfavorevole rispetto alla media delle Pmi.

Stabilizzatori del mercato del lavoro

Nessun ramo ha annunciato una tendenza globalmente positiva. Soltanto le società informatiche sono riuscite a mantenere i livelli precedenti.

Il degrado deriva dalla flessione delle vendite e dell’entrata degli ordinativi, in una situazione di una leggera compressione dei prezzi, prosegue l’UBS.

Tale situazione ha spinto molte piccole e medie aziende a ridurre gli effettivi, ma in proporzioni meno marcate rispetto alle grandi imprese, confermando così il loro ruolo di stabilizzatori del mercato del lavoro.

La prudenza è d’obbligo

Interrogate sulle prospettive a breve scadenza, le Pmi si mostrano più prudenti, rispetto alle grandi società. Queste ultime anticipano una tendenza alla stabilizzazione delle attività già per la prossima estate, mentre le Pmi ritengono che la flessione registrerà solo un rallentamento.

La situazione migliore, ma ancora negativa, riguarderà l’industria meccanica, l’elettronica e l’orologeria. Solo le società informatiche si attendono una crescita delle attività.

Continuerà invece la debolezza per l’edilizia, il settore alberghiero e le imprese attive negli impianti sanitari.

Le locomotive ferme sul posto

La marcia sul posto dell’economia elvetica è condizionata anche dalle difficoltà di Stati Uniti e Germania. I due dei giganti dell’economia mondiale sono partner importanti per l’industria svizzera e per i settori dell’esportazione e dell’importazione.

Negli Stati Uniti la parola recessione circola con insistenza negli ambienti economici e finanziari. La più grande potenza del mondo è confrontata con indici economici negativi ed alle prese con ingenti investimenti per la guerra in Iraq.

In marzo, per il secondo mese di fila, la produzione industriale è rallentata, sulla scia delle frenate delle vendite. La produzione di beni di consumo durevoli, che comprendono auto, mobili ed elettronica, è diminuita a marzo dello 0,8% contro un meno 1,7 per cento del mese precedente.

Per ridare fiato all’economia, il presidente americano George Bush propone tagli fiscali per 550 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Lo sgravio fiscale, stando a Bush, servirà a creare più posti di lavoro, offrire alle aziende maggiori margini di investimento ed ai lavoratori maggiori disponibilità di risparmio e consumo.

Priorità lavoro per la Germania

Previsioni negative anche per la Germania dove, secondo e i sei grandi istituti di ricerca economica, che martedì hanno presentato il tradizionale «Rapporto di Primavera», la ripresa continua a farsi attendere.

I disoccupati continueranno quindi a crescere, sia quest’anno che nel 2004, raggiungendo livelli record per la storia della Repubblica federale. Quest’anno la disoccupazione coinvolgerà mediamente 4 milioni e 450 mila persone, per salire a 4 milioni e mezzo l’anno prossimo, un livello superiore al primato negativo del 1997 con 4 milioni e 380 mila disoccupati.

I conti pubblici, in parallelo, evidenzieranno un andamento deludente. Dopo avere infranto il tetto del 3% nel rapporto deficit-pil già nel 2002 (3,6%), la Germania supererà i limiti imposti dal Trattato di Maastricht anche quest’anno, con una ratio che si attesterà al 3,4 per cento.

swissinfo e agenzie

Le piccole e medie imprese svizzere maggiormente colpite dalla stagnazione rispetto ai giganti dell’economia.

Lo rivela uno studio dell’UBS, in base al quale il settore guarda con pessimismo al prossimo futuro.

La situazione dell’economia svizzera condizionata dalla crisi che attraversano le due locomotive mondiali: Stati Uniti e Germania

317 mila, le piccole e medie imprese in Svizzera
3.668.468, gli occupati nelle Pmi
40, la percentuale delle ditte con un solo dipendente
766, le grandi imprese che occupano il 30% della forza lavoro

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