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Conflitto alla Posta sembra inevitabile

Il personale della Posta è intenzionato a difendere i diritti acquisiti nel CCL Keystone

Fallito l'ultimo tentativo di evitare le azioni di protesta del personale della Posta, che si batte tra l'altro contro la riorganizzazione del settore dei trasporti.

Direzione e sindacato rimangono sulle loro posizioni anche dopo gli incontri con il consigliere federale Moritz Leuenberger.

Nemmeno le “audizioni” indette dal consigliere federale Moritz Leuenberger per avvicinare le parti hanno fornito risultati postivi.

Martedì il ministro dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni ha incontrato a Berna il direttore della Posta Ulrich Gygi e il presidente del Sindacato della comunicazione Christian Levrat.

L’organizzazione dei lavoratori sembra quindi decisa ad imbracciare l’arma dello sciopero, da giovedì prossimo, se il gigante giallo non rinuncerà al suo progetto di cedere il settore dei trasporti a una filiale.

Il pomo della discordia è il Contratto collettivo di lavoro: i rappresentanti dei lavoratori accusano la direzione di aggirare le disposizioni contenute nel CCL mediante la costituzioni di filiali autonome. La Posta respinge le accuse.

Rispetto degli accordi

Stando a una nota del Dipartimento federale delle comunicazioni (DATEC), nel corso degli incontri – separati – con Gygi e Levrat, Leuenberger ha chiesto alla Posta di rimanere un datore di lavoro sociale e al Sindacato della comunicazione di rispettare le condizioni previste dal CCL per la risoluzione dei conflitti.

Per il ministro socialista, azioni di lotta che implicano l’interruzione del servizio sono in contraddizione con gli accordi sottoscritti tra le parti sociali e la pace del lavoro.

A suo avviso, azioni di protesta di questo genere nuocciono al servizio pubblico e ai clienti.

In una nota, il Sindacato della comunicazione si è detto dispiaciuto per il nulla di fatto scaturito dagli incontri con il ministro e per l’atteggiamento inflessibile manifestato dalla direzione della Posta.

Rischio di tagli salariali

Il Sindacato della comunicazione teme che la Posta voglia ridurre i salari del 20 per cento cedendo ad alcune filiali diversi servizi.

È quanto potrebbe capitare ad esempio ai 270 impiegati del settore trasporti. Nel comunicato l’organizzazione dei lavoratori chiede alla Posta di rinunciare a questo progetto.

Qualora la Posta dovesse garantire che anche gli impiegati degli altri servizi trasferiti saranno sottoposti al CCL, il Sindacato della comunicazione è disposto a riconsiderare la nuova struttura dell’ex regia federale a fine 2005, quando il CCL dovrà essere rinegoziato.

Per il sindacato è l’ultima offerta: se la Posta dovesse rispondere picche, azioni di protesta avranno inizio da giovedì.

Posta punta su accordo di conciliazione

Da parte sua, il portavoce della Posta Rochar Pfister ha affermato che anche il gigante giallo è interessato a risolvere in fretta il problema giuridico legato all’estensione del CCL alle persone occupate nelle filiali.

La Posta spera che il Sindacato della comunicazione desisterà e sceglierà la strada della conciliazione prevista in questi casi dal CCL, affinché si evitino gli scioperi.

Denuncia in vista di Transfair

In un comunicato, anche il sindacato cristiano sociale Transfair critica la decisione della Posta di «esternalizzare» alcuni settori, definita contraria al CCL e destinata a peggiorare le condizioni di lavoro.

Invece di minacciare scioperi, Transfair preferisce però denunciare la Posta – da giovedì – alla commissione paritetica. I cristiano sociali intendono obbligare l’azienda a rinunciare ad alcuni progetti senza ricorrere a conflitti sociali.

Stando al comunicato, la commissione paritetica dovrà stabilire se sia legale che gli impiegati della Posta trasferiti nelle filiali vengano sottoposti a rapporti di lavoro che si basano sul diritto privato.

La legge sull’organizzazione della Posta permette di esternalizzare alcune attività, tuttavia estende a questi lavoratori le condizioni stabilite dal CCL. Per Transfair si tratta di una contraddizione che va risolta.

swissinfo e agenzie

La Posta svizzera occupa circa 56’000 persone.
Ogni anno trasporta oltre 5 miliardi di lettere e pacchi.
L’ex-regia federale è diventata autonoma nel 1998 con l’apertura del mercato alla concorrenza.
Entro il 2006, la direzione della Posta prevede di chiudere 800 uffici postali.

La direzione della Posta intende affidare ad una filiale autonoma il proprio settore dei trasporti.

A detta del Sindacato della comunicazione si tratta di un tentativo di aggirare il CCL.

L’organizzazione del personale minaccia azioni di protesta su grande scala a partire da giovedì.

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