Fondi ebraici : battaglia riaperta ?

L'accordo firmato nell'agosto del 1998 e ratificato dal giudice nuovayorkese Edward Korman, potrebbe non aver messo la parola fine alla vicenda dei fondi ebraici. Alcuni alti responsabili finanziari della città e dello Stato di New York hanno lanciato in effetti la carica per costringere le banche elvetiche a pubblicare la lista degli oltre 4 milioni di conti aperti nel periodo prebellico e bellico.
Al termine della lunga inchiesta condotta dalla commissione presieduta dall’americano Paul Volker, erano stati identificati 46.000 conti che in un modo o in un altro avrebbero potuto essere legati a vittime dell’olocausto .Ora però sia il tesoriere della città di New York Alan Hevesi, sia Elizabeth McCaul sovrintendente alle istituzioni finanziarie dello Stato di New York hanno chiesto che il Credit Suisse e l’UBS mostrino totale trasparenza.
La richiesta formulata nel corso di un’udienza ha sorpreso le autorità bancarie e politiche elvetiche. Roger Witten, l’avvocato che rappresenta le banche, ha spiegato che la stessa commissione Volker aveva già passato al setaccio i 4 milioni di conti e che comunque l’accordo era già stato interinato dal giudice. Dal canto suo il direttore del Congresso mondiale ebraico Elan Steinberg ha giustificato questa ulteriore rivendicazione con il fatto che molte richieste di presunti aventi diritto non trovano i corrispettivi nomi nella lista ristretta di 46.000 conti.
Non è possibile al momento capire se la divergenza di opinioni sfocerà in un nuovo braccio di ferro: sta di fatto però che la McCaul ha detto di prendere la vicenda molto sul serio. Un modo forse velato per dire che potrebbe anche decidere misure punitive nel caso le banche non ottemperassero alla richiesta.
E’ certamente utile ricordare che la stessa sovrintendente di New York aveva esercitato la propria influenza nella vicenda dei fondi in giacenza ritardando la fusione tra l’UBS e Società di Banca Svizzera.
Roberto Antonimi, New York

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