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La crescita economica rallenta, ma senza scosse

La crescita del Prodotto interno lordo (PIL) è in fase di rallentamento nel terzo trimestre 2000. La tendenza positiva dell'economia svizzera dovrebbe comunque proseguire, dicono gli esperti.

La pubblicazione giovedì del tasso di crescita del Prodotto interno lordo (PIL) nel terzo trimestre dovrebbe confermare l’attuale fase di rallentamento della dinamica economica in Svizzera. Ma questa evoluzione non sembra destinata a compromettere la solidità dell’economia ed il momento congiunturale favorevole, affermano gli economisti e gli osservatori della piazza elvetica.

Per il periodo luglio-settembre, gli analisti prevedono un rialzo del 3,4 per cento del PIL reale rispetto al terzo trimestre del 1999. A titolo di raffronto, il ritmo di crescita annuale era del 3,8 per cento nel secondo trimestre e del 3,4 per cento nei primi tre mesi dell’anno.

L’attuale trend positivo dovrebbe proseguire anche in futuro, seppure a ritmi meno sostenuti. Il rallentamento dovrebbe tradursi in una crescita economica del 2,2/2,5 per cento nel 2001 e del 2 per cento nel 2002. Dati che permettono agli economisti di escludere il pericolo di recessione ma di parlare piuttosto di un «atterraggio morbido» dell’economia svizzera, sulla scia di quanto si sta già verificando negli Stati Uniti.

L’economia svizzera – affermano ancora gli analisti – soffre del rallentamento in atto in Europa, un trend che colpisce anche «pesi massimi» come la locomotiva tedesca o la Francia. La prima a risentirne è l’industria meccanica, forza trainante dell’export elvetico e tradizionalmente orientata verso i mercati esteri, osserva Eric Parisod, economista della Banca cantonale vodese (BCV).

François Savary, della Deutsche Bank (Svizzera), ritiene probabile una «pausa riflessiva» di sei mesi, dopo la forte crescita del periodo precedente, ed una nuova impennata nel secondo semestre del 2001. Diversi esperti mettono peraltro in guardia contro un eccessivo apprezzamento del franco svizzero nei confronti del dollaro, un trend – ammoniscono – che potrebbe frenare lo slancio delle nostre esportazioni. Alcuni, come la banca ginevrina Pictet, prevedono un biglietto verde sceso a 1,50 franchi fra sei mesi ed a 1,37 fra un anno.

Il quadro economico generale e la sua evoluzione dovrebbero comunque rassicurare la Banca nazionale svizzera (BNS) che annuncerà venerdì gli ultimi orientamenti della sua politica monetaria. In questo contesto, l’istituto di emissione potrebbe moderare la sua naturale predisposizione a scelte più restrittive, osservano alcuni analisti.

Un parere che non è però condiviso da tutti: Hanspeter Hausherr (UBS Warburg) invita a diffidare dell’inflazione indigena, salita dello 0,9 per cento in novembre sotto la spinta del rialzo degli affitti.

swissinfo e agenzie

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