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La crisi dei quotidiani elvetici

Inizio d’anno difficile per i quotidiani elvetici swissinfo.ch

La stagnazione dell'economia si ripercuote anche sui giornali, confrontati con una diminuzione delle risorse finanziarie.

Dopo le perdite registrate nel 2002, nei primi due mesi gli annunci pubblicitari sono drasticamente diminuiti.

Di male in peggio per i quotidiani svizzeri. Dopo un 2002 che ha fatto registrare perdite per decine di milioni di franchi ai maggiori gruppi editoriali elvetici, anche l’anno in corso è iniziato sotto il segno della crisi.

Una crisi indotta dal mercato pubblicitario, in notevole calo: nei primi due mesi la diminuzione degli annunci si cifra attorno al 35 per cento.

A soffrire sono quasi tutti. Dei dieci quotidiani svizzeri con maggiore tiratura solo la Berner Zeitung, con 163 mila esemplari venduti ogni giorno, può vantare lo scorso anno una progressione dello 0,5 per cento dei propri lettori.

Un caso a parte è rappresentato dal quotidiano gratuito svizzero tedesco “20 Minuten”, che registra un successo senza precedenti.

L’importanza della pubblicità

“Le ragioni della crisi della stampa scritta sono duplici. Si sono sovrapposti due fenomeni, quello congiunturale e quello strutturale”, spiega a swissinfo il giornalista Beat Allenbach, attento osservatore del panorama mediatico elvetico.

“Congiunturale perché la pubblicità è in regresso, soprattutto gli annunci dei posti di lavoro, che sono molto diminuiti. Una parte della pubblicità si è inoltre spostata verso altri vettori, come la televisione e le radio private”, aggiunge Beat Allenbach.

A differenza di altri Paesi, in Svizzera i giornali soffrono maggiormente i cali della raccolta pubblicitaria, che rappresenta tra il 65 ed il 75 per cento ed oltre dei loro introiti.

I cambiamenti della società

L’evoluzione dei costumi e l’innovazione tecnologica consentono, oggigiorno all’utente, di poter scegliere tra un ventaglio di proposte e programmi informativi impensabili fino a qualche anno fa.

Un’evoluzione che non è stata seguita di pari passo dalla stampa scritta, come precisa Beat Allenbach: “Oggi ci sono delle famiglie che non si abbonano più al giornale, come invece succedeva prima perché l’informazione radiotelevisiva è molto migliorata e, nella Svizzera tedesca, per l’offerta di quotidiani gratuiti.

“Inoltre vi sono delle generazioni che sono cresciute con la televisione e che non hanno quindi un legame così stretto con la stampa scritta.

“Devo aggiungere – prosegue Beat Allenbach – che ancor oggi i quotidiani sono relativamente forti in Svizzera e questo è molto importante in un Paese con una democrazia semi-diretta, che richiede la partecipazione attiva dei cittadini alla cosa pubblica”.

Alla ricerca di sinergie

Una lettura ulteriore della crisi della stampa scritta è quella che propone Antonio Abbondio, studioso di mass media: “Certi giornali non hanno ancora capito che devono lavorare assieme agli altri media”.

L’apparizione di nuovi media, come Internet, crea ulteriori difficoltà ai giornali: “Chiaro che adesso – precisa Antonio Abbondio – si comincia a sentire la concorrenza dei nuovi media, soprattutto di Internet, perché chi cerca, ad esempio, un’auto d’occasione, sul web trova le offerte dell’intera Svizzera”.

Quali allora i mezzi a disposizione della stampa scritta per far fronte all’accresciuta concorrenza?

Antonio Abbondio ha una sua ricetta: “I giornali si devono concentrare su quei settori che non sono sotto pressione della concorrenza, quelli nei quali hanno maggiori opportunità”.

Un aspetto evocato dall’esperto di mass media è quello del formato: “I giornali devono tener conto anche delle nuove abitudini dei lettori. Inoltre il formato dovrebbe permettere la lettura in tutte le situazioni, in treno, sul bus ed il contenuto dovrebbe essere strutturato ed organizzato meglio”.

Concentrarsi sul locale

Le ricerche di mercato indicano un interesse crescente dei lettori dapprima per tutto quanto avviene nella propria città o regione, poi per quello che capita nel mondo.

Un concetto che suggerisce Antonio Abbondio: “Per me i giornali dovrebbero diventare più locali per far fronte alla concorrenza degli altri media”.

La marcia in più dei piccoli

Sui piccoli giornali, quelli che pubblicano le notizie della porta accanto, scommette anche Francesco Di Franco, segretario dell’Associazione indipendente dei giornalisti svizzeri (AIJ).

“Ad uscire meglio dalla situazione saranno i piccoli giornali, che possono contare su una raccolta della pubblicità a livello locale e regionale. Il grosso problema, adesso, è invece quello della pubblicità nazionale.

“Nel Canton Vaud – aggiunge il segretario dell’AJI – dei cinque giornali, quelli che vanno meglio sono quelli locali. La Presse Nord Vaudois, che è il giornale di Yverdon, ha addirittura battuto tutti i primati di tiratura e registrato una crescita del 15 per cento degli abbonati”.

Disoccupazione in aumento

Per un quotidiano che va bene, tanti altri sprofondano invece in perdite milionarie. Per uscire dalle cifre rosse, far quadrare i bilanci, gli editori hanno lanciato piani di ristrutturazione.

In attesa che il mercato della stampa scritta ricominci a tirare, molti giornalisti si sono trovati senza lavoro.

I dati forniti dalla Federazione svizzera dei giornalisti (FSG) indicano che il 7 per cento degli 8 mila redattori iscritti agli albi professionali sono alla ricerca di un nuovo posto.

Una situazione che secondo il presidente dell’AJI Gil Egger dovrebbe spronare i giornalisti alla riflessione: “La crisi economica ci obbliga ad adottare una più spiccata inventiva. Ci inquieta, ma nel senso della rimessa in questione del nostro lavoro, propone anche dei lati buoni”.

swissinfo, Sergio Regazzoni

Inizio d’anno negativo per la stampa scritta svizzera, che deve far fronte ad un notevole calo delle ricette pubblicitarie.

Un assillo per i quotidiani elvetici oggetto di una concorrenza in crescita e confrontati dall’apparizione di nuovi media come Internet

La crisi si ripercuote anche sui giornalisti: in centinaia alla ricerca di un nuovo posto di lavoro.

35%, la diminuzione della pubblicità nei primi due mesi dell’anno
65-75%, la ricette pubblicitarie nei bilanci dei quotidiani
8 mila, i giornalisti attivi in Svizzera
600, quelli attualmente disoccupati

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