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La crisi non risparmia il lavoro interinale

Ex-press

In un periodo caratterizzato da tagli occupazionali su larga scala, gli effetti toccano anche le aziende specializzate nell'offerta di impieghi, che si trovano confrontate a una pressione sempre maggiore.

Dopo aver largamente beneficiato dei periodi di congiuntura positiva, le aziende attive nel settore dell’offerta di lavoro, segnatamente a tempo determinato, stanno subendo le conseguenze della crisi. Un esempio in tal senso è Adecco, confrontata a un sensibile peggioramento dei propri risultati.

Il leader mondiale nel lavoro interinale ha infatti annunciato l’11 agosto una perdita netta di 147 milioni di euro nel secondo trimestre del 2009. Nello stesso periodo dello scorso anno, l’utile ammontava a 212 milioni. Anche altri attori del settore sono confrontati a difficoltà analoghe: USG People, Hays e Michael Page hanno dovuto eliminare impieghi.

Scenario poco chiaro

Anche se il quartier generale di Adecco si trova a Zurigo, la Svizzera non è il paese che desta le maggiori preoccupazioni in termini di risultati: questo poco invidiabile privilegio spetta infatti alla Francia.

Nella Confederazione, il tasso di disoccupazione ammontava al 3,7% nel mese di luglio; stando ai dati della Segreteria di Stato per l’economia, le persone prive di un impiego erano 145’364. Questa cifra non costituisce un picco storico, poiché era già stata raggiunta nel 2006. Ciononostante, alcuni commentatori sostengono che durante i prossimi 12 mesi potrebbe essere soppressi ulteriori 80’000 posti di lavoro.

George Sheldon, professore di economia all’università di Basilea, non condivide queste previsioni: in particolare, egli ritiene che «osservando la dinamica del sistema, il tasso di disoccupazione non supererà il 4,2%» (altre stime indicano invece il 5,5%).

A suo giudizio, «sul lungo periodo in Svizzera vi è sempre stata una certa carenza di mandopera. Osservando l’evoluzione dagli anni Settanta a oggi, si constata infatti un afflusso costante di lavoratori».

Sistema efficace

Secondo Sheldon, i fattori che nella Confederazione contribuiscono ad attenuare gli effetti della crisi sul mercato del lavoro sono gli impieghi a durata determinata e l’assicurazione disoccupazione, definita «generosa» ma nel contempo assai rigorosa.

Infatti, se da un lato le rendite possono essere molto elevate – il reddito massimo assicurato è di poco superiore ai 120’000 franchi, e i lavoratori disoccupati possono ricevere fino all’80% di tale somma –, dall’altro vi sono controlli severi. Chi percepisce l’assicurazione deve infatti dimostrare che si sta impegnando nella ricerca di un nuovo impiego.

Sheldon rileva inoltre che l’attuale contesto di crisi non implica l’assenza di assunzioni: «Vi sono ditte che eliminano impieghi in un determinato ambito, ma nel contempo ampliano un altro settore aziendale. Complessivamente vi sono più esuberi che nuovi lavoratori, ma non si tratta di una tendenza monodirezionale».

Tempo di magra

Questo particolare contesto si traduce in un periodo di difficoltà per le aziende specializzate nella ricerca di personale, meno sollecitate rispetto al passato. Stando alle previsioni fornite da Manpower nel mese di giugno e relative all’ultimo trimestre del 2009, il 6% dei datori di lavoro interpellati prevede di aumentare l’organico, il 7% di ridurlo e la percentuale restante di mantenerlo invariato.

Medesima constatazione da parte della piattaforma online Jobs.ch: i posti vacanti indicati sul sito sono infatti diminuiti, passando dai 30’000 di luglio 2008 ai 23’000 di luglio 2009. Contemporaneamente, il sito è più visitato da parte delle persone alla ricerca di un impiego (+37% rispetto all’anno precedente). Jobs.ch ha comunque potuto assumere una ventina di nuovi collaboratori e ampliare le proprie attività su Internet.

Nicchie resistenti

Guy de Brabois, specialista nel reclutamento per il settore finanziario presso Robert Walters Switzerland, fa presente che il mercato ha complessivamente sofferto, ma vi sono alcune nicchie resistenti alla crisi.

«I periodi di recessione e cambiamento nei cicli economici originano nel medesimo tempo una domanda in altri settori. Infatti, mentre alcuni stanno soffrendo parecchio, altri si stanno sviluppando e possono permettersi di attirare profili qualificati altre aree economiche in difficoltà».

Per quanto riguarda le aziende specializzate nella ricerca e nell’offerta di impieghi, De Brabois prevede problemi per quelle nate più recentemente. «Alcune di queste ditte sono state fondate da persone che non erano specialiste del settore, ma disponevano di una buona rete di contatti sul terreno».

Ciò ha garantito buoni risultati quando la congiuntura era favorevole, mentre adesso la situazione è mutata, poiché il mercato dipende maggiormente dalle aziende che dagli impiegati alla ricerca d’impiego», conclude.

(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Rispetto a giugno, il tasso di disoccupazione in Svizzera è salito dello 0,1% al 3,7%, rileva la Segreteria di Stato dell’economia (Seco).

Alla fine di luglio 2009, presso gli uffici regionali di collocamento erano iscritti 145’364 disoccupati, ossia 5’111 in più rispetto al mese precedente. Se paragonato allo stesso mese dell’anno precedente, si legge in una nota della Seco, il numero di disoccupati è aumentato di 53’201 unità (+57,7%).

L’incremento è stato particolarmente marcato per i giovani tra 15 e 24 anni (+73,6% rispetto al luglio 2008). Il tasso di disoccupazione ha registrato l’aumento più consistente nel Giura (+0,5% al 5,6%) e nel canton Neuchâtel (+0,3% al 6,1%).

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