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La penuria energetica minaccia la Svizzera

Dal 2020 le più vecchie centrali nucleari svizzere (nella foto quella di Beznau) dovranno essere smantellate Keystone

Se nulla sarà intrapreso, l'approvigionamento in elettricità porrà grossi problemi alla Svizzera a partire dal 2020.

Tenuto conto dell’importante aumento dei consumi nei prossimi trent’anni, l’Ufficio federale dell’energia tira il campanello d’allarme.

Nei prossimi decenni, la Svizzera sarà confrontata ad una sfida energetica notevole: i prezzi continueranno a salire, la produzione mondiale di petrolio raggiungerà il suo apice nel 2010 e nel 2020 le più vecchie centrali nucleari svizzere dovranno essere smantellate.

L’Ufficio federale dell’energia (UFEN) ha presentato martedì i primi elementi dello studio «Prospettive energetiche 2035/2050», che dovrebbe essere portato a termine entro la fine dell’anno.

Consumi comunque in forte aumento

«Se già da oggi non effettuiamo dei cambiamenti di rotta, a lungo termine ci esponiamo a un enorme deficit d’elettricità», ha sottolineato durante la conferenza stampa Walter Steinmann, direttore dell’UFEN.

L’OFEN parte dal principio che il consumo d’energia continuerà ad aumentare nei prossimi anni. Se si continuerà sulla strada seguita attualmente, si prevede un aumento dei consumi del 22-23% entro il 2035. Se Stato ed economia rafforzeranno la loro collaborazione e se verranno introdotte misure come la tassa sul CO2 o il centesimo climatico, la progressione potrà essere limitata al 16%.

Solo lo scenario ideale «di una società a 2’000 watts» – ossia un consumo annuo pro capite di tre volte inferiore a quello attuale – permetterebbe di diminure il fabbisogno di energia dell’8%. Queste cifre «devono farci reagire», ha sottolineato Steinmann.

La situazione sarà ancor più difficile visto che nel 2020 le centrali nucleari elvetiche più vecchie dovranno essere messe fuori servizio e i contratti d’importazione dalla Francia giungeranno a scadenza.

Migliorare rendimento energetico

Per cercare di attenuare l’offerta insufficiente, l’UFEN punta prima di tutto a migliorare il rendimento energetico.

Un’altra priorità consiste nell’incoraggiare le energie rinnovabili. Le capacità di produzione di elettricità attraverso la biomassa, il vento e la forza idraulica devono essere sviluppate al più presto.

Il ricorso alle energie rinnovabili tuttavia non basterà e bisognerà anche in futuro fare capo alle energie fossili.

Secondo il direttore dell’UFEN, costruire centrali termiche o a gas non è una soluzione ottimale, ma è comunque la meno peggiore. Le nuove emissioni di CO2 di queste centrali dovranno comunque essere compensate sia sul piano nazionale che internazionale.

Se lo Stato non prenderà dei provvedimenti, la Svizzera avrà bisogno di due nuove centrali nucleari, ha spiegato Steinmann.

L’UFEN non è contrario a questa opzione, a patto che venga risolto il problema del trattamento delle scorie radioattive. Inoltre, viste le procedure d’autorizzazione, una nuova centrale non potrà entrare in funzione prima del 2030.

swissinfo e agenzie

Ripartizione del consumo finale di energia in Svizzera secondo le fonti energetiche nel 2004:
Olio da riscaldamento: 25,7%
Carburanti: 31,3%
Elettricità: 23,1%
Gas: 12,1%
Altre fonti energetiche (legno, carbone…): 6,9%
Energie rinnovabili: 0,9%

Si è dovuto aspettare il 1990 affinché la politica energetica venisse ancorata nella Costituzione federale elvetica.

L’articolo incarica Confederazione e cantoni di promuovere un approvigionamento energetico “sufficiente, diversificato, sicuro, economicamente ottimale e rispettuoso dell’ambiente”.

Nel 2000, la Svizzera ha adottato la legge sul CO2 allo scopo di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra.

Nel 2001, il Governo ha lanciato il programma SvizzeraEnergia che dovrebbe in particolare incoraggiare lo sviluppo delle energie rinnovabili e ridurre la dipendenza nei confronti delle energie fossili.

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