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La stampa tocca ferro dopo la decisione della BNS

Le mura della BNS saranno abbastanza solide per affrontare la tempesta? Keystone

La mossa della Banca nazionale svizzera (BNS) di fissare un obiettivo di cambio a 1,20 franchi per un euro era necessaria, sottolinea mercoledì parte della stampa svizzera. La misura comporta però non pochi rischi, mettono in guardia diversi editorialisti.

Un provvedimento «coraggioso e necessario», così la Neue Zürcher Zeitung definisce la decisione della BNS, che permette all’economia d’esportazione svizzera di respirare e soprattutto di lavorare sapendo in quale direzione si sta andando sul fronte del tasso di cambio.

Finora la BNS aveva preso delle misure «placebo», adesso fa sul serio, scrive dal canto suo il Tages Anzeiger. Secondo il giornale zurighese, l’obiettivo di cambio di 1,20 è realistico: più in alto non si poteva andare, più in basso nemmeno, poiché ciò «avrebbe stimolato all’inverosimile il desiderio di speculazione dei mercati finanziari».

Anche per la Mittelland Zeitung l’obiettivo è realista, poiché «è possibile difendere il franco solo quando è chiaramente sopravvalutato», e ragionevole, perché «un limite più alto porterebbe inevitabilmente a una massiccia inflazione».

Un rischio da prendere

Al pari di diverse altre testate, la Basler Zeitung, sottolinea che la decisione di martedì allontana lo spettro di delocalizzazioni di massa agitato nelle ultime settimane da diversi rappresentanti del mondo economico e fornisce un po’ di ossigeno al settore turistico. «Tuttavia anche acquistando miliardi di divise, la BNS non può risolvere il problema di fondo costituito dalle distorsioni dei tassi di cambio», sottolinea il giornale basilese, in un commento dal titolo «La BNS non può salvare la Svizzera».

Per Le Temps, «il gesto della BNS rappresenta una sfida frontale alla logica dei mercati finanziari che cercano rifugio per proteggersi da una zone euro vicina all’implosione e da un dollaro che ha come zavorra montagne di debiti e deficit». L’istituto d’emissione doveva comunque prendere questo rischio, anche se «le possibilità di sbagliarsi sono grandi e si pagano in contanti».

«L’azzardo pericoloso e tardivo della BNS», titola La Regione, secondo cui la mossa della BNS ha come tutte le medaglie due facce e, appunto, molti rischi.

Emorragia in vista?

Per il giornale ticinese qualcosa andava fatto per inviare «un segnale forte al mercato per dire che il franco svizzero non è oro». L’altro lato della medaglia «è quello dell’azzardo puro che questa mossa può generare». Nella storia monetaria recente, sottolinea La Regione, «non vi sono episodi di inversione di tendenza a seguito delle misure attuate da un’autorità monetaria». Il risultato del provvedimento deciso martedì potrebbe essere molto simile a quanto avvenuto nel 1992, quando la Banca d’Inghilterra e la Banca d’Italia «si dissanguarono per mantenere i tassi di cambio delle monete entro i limiti di oscillazione definiti dal Sistema monetario europeo», senza risultato. Nel caso della Svizzera, l’esito potrebbe essere simile: «perdite miliardarie a carico della BNS e quindi mancati introiti per la Confederazione e i cantoni».

Anche secondo il Corriere del Ticino, fissare un tasso di cambio prestabilito «è pericoloso, come hanno già mostrato parecchie esperienze nel mondo». La BNS potrebbe essere costretta a sborsare un sacco di soldi, senza parlare poi del rischio di inflazione. «Per molti aspetti sarebbe stato meglio proseguire lungo la via della riduzione dei prezzi sul mercato elvetico (soprattutto sui beni di importazione) per approfittare dei vantaggi del franco forte e sulla via degli interventi mirati sulla liquidità da parte della BNS», scrive il quotidiano ticinese.

«Terrà, non terrà?», si chiedono L’Express e L’Impartial di Neuchâtel, che mettono pure in avanti il rischio inflazionistico, come nel 1978, quando un simile intervento della BNS aveva avuto quale conseguenza un forte rincaro all’inizio degli anni ’80, seguito da una bolla immobiliare.

Situazione esterna

La Liberté parla di «fuga in avanti» e ritiene che la speranza potrebbe essere di corta durata. Secondo il quotidiano di Friburgo, si sta sfiorando il «delirio», poiché per frenare la sopravvalutazione del franco sono già stati stampati miliardi di franchi, «senza grandi risultati».

Più ottimista L’Agefi, secondo cui «nessun rischio è insormontabile, tanto più che la BNS «non è ancora entrata in una logica di vita o di morte». Fissare un obiettivo di cambio non è infatti «né la sola, né l’ultima misura possibile», osserva il giornale economico.

Per molti commentatori l’efficacia della strategia della BNS dipenderà soprattutto dalla situazione esterna. Per ora la misura ha avuto gli effetti sperati, osserva ad esempio suo il Blick. «Se la crisi dovesse aggravarsi e mettere al tappeto anche l’Italia e la Spagna, l’euro collasserà», avverte il quotidiano.

«Purché l’Europa riesca in questo stesso lasso di tempo [quello degli interventi della BNS] ad uscire dalla crisi!», scrive dal canto suo la Tribune de Genève, che aggiunge: «Il corso dell’euro è talmente penalizzato dalla cancrena rappresentata dai deficit giganteschi. Quando l’istinto di sopravvivenza porterà gli Stati membri di Eurolandia a privilegiare un sistema federalista?».

Una settimana fa il governo svizzero ha presentato un primo pacchetto di misure per sostenere l’economia, confrontata al problema del franco forte.

Concretamente, la Confederazione vuole concedere 212,5 milioni per sostenere la ricerca e l’innovazione.

Altri 100 milioni andranno, sotto forma di prestito, alla Società svizzera di credito alberghiero

La parte più cospicua – 500 milioni – la riceverà però l’assicurazione contro la disoccupazione, che potrà in tal modo far fronte al possibile aumento delle richieste di indennità per lavoro ridotto.

Ulteriori 10 milioni saranno destinati ai sussidi per l’esportazione di prodotti agricoli trasformati.

Altri 28,5 milioni saranno impiegati per sostenere il traffico transalpino combinato e 18 milioni per alleviare le indennità nel traffico regionale di persone.

Il governo intende poi presentare un secondo pacchetto di aiuti per il 2012, che le Camere tratteranno nella sessione invernale. Questo conterrà misure volte a promuovere la tecnologia, la ricerca, l’innovazione, l’infrastruttura e la formazione professionale.

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