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Mucca pazza: la lotta continua

La Svizzera figura tra i paesi più colpiti dall'ESB, dopo la Gran Bretagna Keystone

La battaglia contro il terribile morbo ha dato i suoi frutti negli ultimi anni: i casi di malattia si sono praticamente dimezzati.

Presentando il bilancio del primo anno di attività, la “task force” della Confederazione ha sottolineato la necessità di rafforzare i controlli.

Pur essendo relativamente rare per la specie umana, le encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) preoccupano seriamente le autorità sanitarie svizzere ed europee.

Contro queste malattie dovute ai prioni, che distruggono lentamente cervello e il sistema nervoso, non vi è praticamente rimedio.

E soprattutto, dopo diversi anni di ricerche, rimangono ancora oggi numerose incognite sulla loro origine e sul loro sviluppo. L’incognita più inquietante riguarda sicuramente l’eventuale trasmissibilità all’uomo del morbo della mucca pazza.

Dal 1987, l’encefalopatia spongiforme bovina (ESB) – come viene chiamata dagli specialisti la malattia delle mucche – si è sviluppata con dimensioni epidemiche. Quasi 200’000 casi sono stati registrati a livello mondiale, di cui oltre 180’000 nella sola Gran Bretagna.

Gli esperti temono in particolare un legame tra l’ESB e una variante della malattia di Creutzfeld-Jackob (vMCJ), costata la vita a 120 persone in Europa dal 1996. Un numero di vittime che, se i timori dovessero confermarsi, potrebbe crescere in modo esponenziale nel giro di pochi anni.

Task force ESB

La Svizzera, che figura tra i paesi più colpiti con 430 casi, è attiva dal 1990 nella guerra contro il morbo della mucca pazza. L’anno scorso, è stato addirittura costituito un gruppo di specialisti, l’Unità ESB, incaricato di coordinare a livello federale le misure di prevenzione e di lotta contro la malattia.

Tracciando, giovedì a Berna, un bilancio alla stampa del primo anno di attività di questa “task force”, il direttore dell’Ufficio federale di veterinaria, Ulrich Kihm, ha posto l’accento sulla necessità di intensificare i controlli, ma anche sulla difficoltà di tale impresa.

“È relativamente facile sopprimere i possibili fattori di contaminazione nell’80-90% dei casi. Diventa invece estremamente difficile nell’ultimo 10%, quando si vuol raggiungere un livello di rischio zero” ha spiegato Ulrich Kihm.

Prevenzione e divieti

Nel 1990, subito dopo il primo caso di ESB accertato in Svizzera, la Confederazione ha emanato un primo pacchetto di direttive. Tra queste il divieto di importare carne bovina dalla Gran Bretagna e di impiegare quali derrate alimentari gli organi considerati a rischio (cervello, midollo, occhi, ecc.).

Contemporaneamente è stato introdotto l’obbligo di notificare ogni caso di mucca pazza, di eliminare tutti i bovini degli allevamenti infetti e di incenerire le carcasse degli animali ammalati.

A livello di prevenzione, il provvedimento più importante riguarda sicuramente il divieto di utilizzare le farine animali per l’alimentazione del bestiame. Le farine bovine sono già state proibite nel 1990, mentre un divieto generale per tutte le specie animali è stato introdotto soltanto nel 2001.

Queste farine sono considerate tuttora il fattore di trasmissione più probabile e pericoloso dell’ESB. “Ma ancora oggi nessuno può affermare con sicurezza totale di conoscere le cause e la dinamica del morbo della mucca pazza” ha sottolineato Ulrich Kihm.

Vigilanza su tutti i fronti

Nonostante i provvedimenti decisi dal governo federale e applicati dagli organi veterinari cantonali, il morbo della mucca pazza ha continuato a mietere alcune vittime tra gli animali anche negli ultimi anni.

Dopo aver raggiunto l’apice della malattia a metà degli Anni novanta – con una sessantina di casi nel ’94 e nel ’95 – sono state diagnosticate ancora 42 contaminazioni nel 2001 e 24 nel 2002.

“I settori in cui è necessaria una stretta vigilanza sono estremamente vasti” ha ricordato Paul Boss, capo dell’Unità ESB. Da tenere sotto stretta sorveglianza non vi sono soltanto l’allevamento e l’importazione di bovini, ma anche la macellazione e la trasformazione della carne, la produzione e il commercio di farine animali, l’incenerimento dei capi contaminati.

Senza dimenticare che sostanze bovine vengono impiegate per la preparazione di numerose derrate alimentari che, a prima vista, non sembrerebbero contenere carne. Si ritrovano perfino in saponi, dentifrici e numerosi prodotti per l’estetica e la cura del corpo.

Standardizzazione delle misure

Un altro fattore, che rende difficile il compito della ventina di collaboratori della “task force”, è l’applicazione a livello cantonale delle misure federali. “Ci troviamo di fronte a 26 soluzioni diverse” ha indicato Paul Boss.

Per superare questo problema, l’Unità ESB sta introducendo un “codice” standardizzato di intervento e prevenzione contro il morbo della mucca pazza, favorendo nel contempo il rafforzamento dei controlli.

Nel 2002, si sono ridotti della metà i campioni di foraggio esaminati, contenenti farine animali. Ancora troppo, secondo Boss, anche se stiamo andando verso la giusta direzione: mezzo grammo di tessuto infetto può bastare a contaminare un bovino.

La lotta quindi continua, anche se bisogna rendersi conto già oggi che in questo campo non è raggiungibile un rischio zero. “Rispetto ad altre malattie, come la peste bovina, il morbo della mucca pazza non potrà essere soppresso interamente” ha affermato Ulrich Kihm.

swissinfo, Armando Mombelli

Dal 1990 sono stati registrati circa 200’000 casi di ESB a livello mondiale.
In Svizzera sono state accertate finora 430 contaminazioni.
Nel 2002 sono stati segnalati 24 casi di mucca pazza.

Dal 1990, la Svizzera ha adottato numerosi provvedimenti per limitare i casi di mucca pazza.

In particolare, è stato vietato il consumo degli organi a rischio (cervello, midollo, ecc.), l’eliminazione degli allevamenti infetti e l’incenerimento delle carcasse di animali ammalati.

Nel 2001, è stato inoltre proibito l’impiego di farine animali per il foraggio di capi di bestiame.

Una speciale Unità ESB è stata costituita un anno fa dal governo svizzero per coordinare la lotta contro il morbo della mucca pazza.

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