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Privatizzazione controllata dell’oro blu

La Svizzera è il "Castello d'acqua" dell'Europa Keystone

Al terzo Forum mondiale sull'acqua di Kyoto la Svizzera ha presentato un modello per una realizzazione sociale della privatizzazione delle risorse idriche.

La politica aziendale dei fornitori privati d’acqua deve essere regolata da un «codice di comportamento» comune.

Prima del Forum il Segretariato di stato dell’economia (seco), la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e la compagnia di riassicurazioni Swiss Re hanno elaborato congiuntamente una serie di direttive.

Fa parte di queste direttive anche un «codice di comportamento» da adottare per regolare le «problematiche forme di collaborazione» tra le amministrazioni pubbliche e le aziende private.

«Le nostre proposte hanno suscitato grande interesse: numerosi rappresentanti statali si sono detti pronti a collaborare al nostro progetto», indica la DSC in una nota pubblicata sulla sua pagina internet.

Acqua più cara e meno buona

Secondo numerose organizzazioni non governative (ONG), tra le quali figurano anche gli enti assistenziali elvetici, la privatizzazione delle risorse idriche, auspicata dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale (FMI), priva spesso i poveri dell’acqua.

Inoltre si nota di frequente un peggioramento della qualità dell’acqua potabile in vendita.

Thomas Zeller, rappresentante della DSC al Forum di Kyoto, ammette che i grossi gruppi industriali attivi nel settore «conducono le trattative in maniera molto furba e inseriscono nei contratti clausole che comportano forti svantaggi per la popolazione».

Gli esperti dell’aiuto allo sviluppo

«Noi che lavoriamo nel settore dello sviluppo e della collaborazione potremmo offrirci come consulenti per le amministrazioni pubbliche in caso di trattative di questo tipo», ha aggiunto Zeller.

Le istituzioni statali dovrebbero mantenere, nei confronti delle aziende private, la possibilità di partecipare alle decisioni in merito ai rifornimenti idrici.

Tenuto conto del fatto che nella maggior parte dei casi le casse dei paesi del sud sono vuote, non si può – secondo Zeller – rifiutare in blocco la privatizzazione dell’oro blu: «bisogna piuttosto organizzarla in modo che non comporti svantaggi per la popolazione».


swissinfo e agenzie

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