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Quando la periferia si ribella

Il personale in sciopero della Swissmetal SA è particolarmente determinato Keystone

Nelle montagne del Giura, il personale di una fonderia è in sciopero da otto giorni.

Gli operai, i quadri dell’azienda e l’intera valle esigono l’allontanamento del direttore generale del gruppo.

Martedì, per l’ottavo giorno consecutivo, il personale della Swissmetal Boillat SA di Reconvilier (Giura bernese) ha incrociato le braccia. “Il nostro sciopero è unico in Svizzera poiché destabilizza sia il padronato che il sindacato”, riconosce Hung quoc Tran, capo produzione della Boillat, la fabbrica di Reconvilier.

Bisogna dire che da quattro anni i salari non hanno subito alcuna modifica e che dai dipendenti si esige una sempre maggiore flessibilità lavorativa. Inoltre, la ristrutturazione in corso prevede una maggiore integrazione della Swissmetal Boillat con quella di Dornach (Soletta) e il trasferimento di parte della sostanza allo stabilimento della Svizzera tedesca. Presso la ditta di Dornach lavorano attualmente 400 persone, tre quarti delle quali sono lavoratori frontalieri.

Secondo Hung quoc Tran, la «vera causa» del conflitto risiede tuttavia nella strategia adottata dal nuovo direttore generale Martin Hellweg. Il suo allontanamento è la principale rivendicazione degli scioperanti. «Il peggio è che la fabbrica funziona bene e che le comande fioccano!»

La tensione nella ditta produttrice di semilavorati in rame si è da lunedì un poco allentata. I negoziati fra i partner sociali sono ripresi martedì a Berna. La mediazione è stata condotta dal governo bernese.

Movimento spontaneo

Tutto è cominciato lo scorso martedì. La notizia del licenziamento del direttore locale André Willemin si è sparsa in cinque minuti all’interno dell’azienda. I 400 operai, impiegati e quadri dell’azienda hanno spontaneamente decretato uno sciopero illimitato.

“E’ stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso!”, si sfoga Hung quoc Tran. L’impiegato spiega a swissinfo che la situazione ha cominciato a degradarsi dopo l’arrivo alla direzione generale del gruppo di Martin Hellweg nel giugno del 2003.

Il trentasettenne tedesco era stato assunto per risollevare le sorti dell’azienda, oberata dai debiti. Nel mese di giugno, il suo piano di ristrutturazione ha ottenuto il via libera degli azionisti. Il piano prevede il rifinanziamento del gruppo attraverso un aumento del capitale di 51,3 milioni di franchi.

Strategia lacunaria

«Hellweg è riuscito a negoziare il rifinanziamento dell’azienda, il che è molto positivo. Ma il suo stile di direzione è particolarmente tagliente. Non dimostra alcuna volontà d’ascolto».

Hung quoc Tran evoca l’istallazione del nuovo software di gestione (SAP), che sin dall’inizio si è rivelato lacunoso. Preoccupati, i capi hanno scritto al consiglio di amministrazione all’inizio del mese d’ottobre, chiedendo l’allontanamento di Martin Hellweg.

«Da buon Svizzero che adotta una politica consensuale, il nostro direttore ha cercato di convincere il consiglio di amministrazione ma è stato licenziato in cinque minuti», racconta Hung quoc Tran.

«Un conflitto di management»

In attesa dei risultati della mediazione proposta dalla ministra bernese Elisabeth Zölch, le macchine sono rimaste ferme anche martedì. Si tratta dell’ottavo giorno di fila di sospensione del lavoro. I salariati esortano gli azionisti ad intervenire «rapidamente».

Da parte sua, il presidente del consiglio d’amministrazione François Carrard ha dichiarato ai media che «lo sciopero non è partito dalla base. Si tratta infatti di un conflitto di management».

La direzione non nasconde la propria impazienza. Durante la presentazione di lunedì a Zurigo dei risultati trimestrali dell’azienda, Martin Hellweg ha affermato che lo sciopero fa di Reconvilier un «luogo a rischio». Soprattutto ora che «sono previsti investimenti per almeno 50 milioni di franchi».

Il sindacato Unia, che ha ottenuto il mandato dalla commissione del personale di avviare nuovi negoziati, non nasconde un certo imbarazzo.

«Gli scioperanti sono particolarmente responsabili e ben coscienti dei rischi presi», riconosce in un’intervista alla Radio svizzera romanda Fabienne Blanc-Kühn, del sindacato Unia. La sindacalista aggiunge che «più uno sciopero dura, più è difficile farlo terminare».

Forte sostegno popolare

Gli avvenimenti della ditta sconvolgono l’intera regione. La ditta Boillat – fondata nel 19esimo secolo e fornitrice del settore dell’orologeria – ha impiegato generazioni di abitanti del luogo.

Malgrado la creazione di Swissmetal nel 1986, nata dalla fusione con la fabbrica di Dornach, gli abitanti della regione la chiamano ancora «la Boillat» o «il nostro fiore all’occhiello».

Scioperanti e simpatizzanti sfilano ogni giorno per le vie di Reconvilier, un villaggio di 2300 abitanti. «Il sostegno che ci dimostrano non solo i comuni limitrofi ma anche i nostri clienti di tutta la Svizzera è davvero incredibile!»

swissinfo, Isabelle Eichenberger
(traduzione: Anna Passera)

Nei primi nove mesi del 2004, la cifra d’affari lorda di Swissmetal è migliorata del 22%, raggiungendo i 155,4 milioni di franchi.
Il valore aggiunto lordo (cifra d’affari senza il valore del metallo) è aumentato dell’11% e si trova ora a 87 milioni di franchi.

La fabbrica Boillat, specialista di prodotti derivati a base di rame, è stata fondata nel 1855 a Reconvilier.
Nel 1986 la Boillat è stata fusa con la “Dorlach et Selve” nella holding Swissmetal – UMS Holding SA, la cui sede si trova a Berna.
Sia nella fabbrica di Reconvilier (Giura) che in quella di Dornach (Soletta) lavorano 400 persone.

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