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Una guida nella giungla delle assicurazioni sociali

Il nuovo manuale dovrebbe permettere agli uffici sociali di indirizzare meglio le persone in cerca di assistenza Keystone

In Svizzera 500'000 persone vivono dell’assistenza sociale o grazie ad una rendita d’invalidità. Ma nella giungla delle assicurazioni sociali è spesso difficile orientarsi.

Un nuovo prontuario di collaborazione interistituzionale dovrebbe migliorare la situazione.

I servizi sociali, l’assicurazione per l’invalidità (AI) e l’assicurazione contro la disoccupazione (AD) hanno deciso di ottimizzare la loro collaborazione per guadagnare in efficacia e facilitare le cose a chi gode delle loro prestazioni.

A questo scopo il Segretariato di Stato dell’economia (seco) ha elaborato un nuovo prontuario, sostenuto attivamente dalla Conferenza dei direttori cantonali dell’economia pubblica e da quella dei direttori delle opere sociali.

Si tratta di un manuale di 180 pagine, presentato giovedì alla stampa, con suggerimenti e consigli destinati alle istituzioni in questione. Riassume le esperienze raccolte finora e offre un sostegno concreto.

Un primo passo

Secondo Walter Schmid, presidente della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS) “il manuale appena pubblicato costituisce un primo passo verso una futura collaborazione”.

Schmid sottolinea comunque che “almeno ora tutte le istituzioni si rendono conto dell’importanza di una simile collaborazione”.

Secondo il presidente della COSAS l’ostacolo principale è di natura finanziaria.

“La politica dovrebbe fare la sua parte”, dichiara a swissinfo, “proponendo alle casse e ai vari sistemi sociali degli incentivi finanziari. Solo così una collaborazione avrebbe veramente senso”.

Persone attive e giovani

“In Svizzera mezzo milione di persone beneficiano di prestazioni dell’assicurazione disoccupazione, dell’assicurazione invalidità e dell’assistenza sociale”, spiega Hans-Peter Burkhard, presidente dell’Associazione degli uffici svizzeri del lavoro (AUSL).

Si tratta sempre più spesso di giovani, la maggior parte dei quali in età lavorativa.

Spesso coloro che beneficiano di prestazioni delle assicurazioni sociali devono affrontare contemporaneamente problemi di ordine sociale, professionale e di salute.

“In molti casi non è chiaro se la persona in difficoltà non ha lavoro perché è ammalata o si è ammalata perché non lavora”, sottolinea Burkhard; “all’inizio è quindi difficile capire quale genere di assistenza sociale è necessario”.

Proprio in questa fase dovrebbe entrare in azione la collaborazione interistituzionale. Bisogna migliorare la cooperazione fra gli uffici del lavoro regionali e gli organi che si occupano dei casi di invalidità.

“Gli interventi sociali devono assolutamente andare di pari passo con un ritorno alla vita attiva”, afferma Andreas Dummermuth, presidente della Conferenza degli uffici AI.

La collaborazione tra le istituzioni è quindi di vitale importanza. “L’assicurazione invalidità”, spiega Dummermuth, “è un’assicurazione sussidiaria: l’80 % delle rendite versate corrispondono a casi provenienti dall’assicurazione malattia”.

Attualmente i casi vengono annunciati all’AI da uno a due anni dopo l’inizio dell’inabilità lavorativa, spesso troppo tardi per consentire un reinserimento professionale.

Dividere le responsabilità in modo equo

“L’assistenza sociale non deve passare automaticamente la palla all’assicurazione invalidità, sperando così di sgravare il proprio budget”, ritiene Beatrice Breitenmoser, vicedirettrice dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS).

Secondo la vicedirettrice sarebbe necessario esaminare attentamente caso per caso e valutare se l’opzione dell’assicurazione invalidità è davvero la migliore per reintegrare la persona nel mondo del lavoro.

Un appello che, secondo la consigliera di Stato friburghese Ruth Lüthi, tocca anche i datori di lavoro che dovrebbero dar prova di maggiore solidarietà.

“I datori di lavoro”, dice Ruth Lüthi, che è anche presidente della Conferenza svizzera dei direttori delle opere sociali, “non dovrebbero licenziare subito le persone che rendono meno degli altri e al contempo dovrebbero anche assumere persone che percepiscono una rendita d’invalidità”.

A questo proposito l’ufficio AI friburghese ha istituito un premio per le aziende che accettano di impiegare una persona che percepisce una rendita d’invalidità.

Secondo Ruth Lüthi far dipendere qualcuno per tutta la sua vita dall’assistenza sociale non è una soluzione. Per questo motivo bisogna reintegrare queste persone al più presto possibile.

swissinfo e agenzie

500’000 persone vivono dell’assistenza sociale o di una rendita d’invalidità.
Il tasso di disoccupazione in Svizzera ha superato il 4%.
La nuova legge ha limitato le indennità ad un periodo massimo di 400 giorni.

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