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Futuro località alpine: in Ticino il progetto di “città diffusa”

(Keystone-ATS) Le città alpine si aprono al futuro e grazie al potenziamento dei collegamenti sono raggiungibili più facilmente anche da Zurigo, Berna e Losanna. Un’opportunità per le regioni di periferia, tra queste anche il progetto di una “Città Ticino”.

Queste località di periferia rafforzano la “funzione di cerniere tra i centri dell’altopiano e gli spazi rurali alpini”, indica oggi una nota dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE).

Le sfide delle regioni dell’arco alpino sono affrontate con grande varietà di soluzioni innovative. A Sud delle Alpi si fa strada il concetto di “Città Ticino”, ovvero una “città diffusa” a livello cantonale che si presenta “come un lungo corridoio, stretto fra le montagne, da Biasca a Chiasso, con propaggini verso Locarno, Ponte Tresa e Stabio, interrotto soltanto da ostacoli naturali quali il Fiume Ticino, il Monte Ceneri e il Lago di Lugano”, si legge nel nuovo bollettino di informazione “Forum sviluppo territoriale” dedicato a “Città alpine: urbanità alpina per un futuro poliedrico”.

Il Piano direttore cantonale ribadisce l’idea che la città unica “ticinese” sia formata dai quattro agglomerati urbani del Cantone. Nel modello territoriale queste sono definite in base a criteri di densità insediativa: area centrale, area suburbana, area periurbana, retroterra, montagna.

Le località principali vengono divise in centri di importanza nazionale (Lugano), cantonale (Bellinzona, Locarno e Mendrisio) e regionale (Biasca) da cui si sviluppano collegamenti verso le rispettive aree cantonali. Questa idea di “città diffusa” è favorita dallo “sviluppo socio-economico e demografico dell’ultima metà del secolo scorso” che non si è ancora arrestato.

Altre esperienze sono in corso ad Altdorf (UR), nel comune francese di Grenoble e a Idrija, in Slovenia. Quest’ultima per contrastare un evidente calo demografico a causa della scarsa varietà dell’offerta di lavoro e dell’insicurezza sociale sta convertendo la propria produzione industriale in nuovi rami economici alternativi. A Grenoble si sta invece investendo sul concetto di mobilità lenta e sullo sviluppo dei trasporti pubblici.

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