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G7 finanze, obiettivo tassa minima su imprese al 15%

Cresce l'ottimismo fra i ministri delle Finanze europei sull'obiettivo di un primo accordo in sede G7 su una tassazione più equa nei confronti delle multinazionali con l'adozione di un'aliquota globale minima del 15% di imposta sui profitti d'impresa. KEYSTONE/EPA/ANDY RAIN sda-ats

(Keystone-ATS) Cresce l’ottimismo fra i ministri delle Finanze europei sull’obiettivo di un primo accordo in sede G7 su una tassazione più equa nei confronti delle multinazionali con l’adozione di un’aliquota globale minima del 15% di imposta sui profitti d’impresa.

È quanto emerge dalla riunione ministeriale in corso da ieri e fino al primo pomeriggio di oggi a Londra.

Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

Dopo l’appello lanciato ieri al riguardo sul Guardian da tre dei ministri invitati (d’Italia, Francia e Germania) assieme al collega della Spagna, sono arrivate le dichiarazioni fiduciose su un’intesa anche da parte del padrone di casa, Rishi Sunak, cancelliere dello Scacchiere nel governo di Boris Johnson.

In un’intervista rilasciata in queste ore alla BBC, il titolare delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, ha addirittura evocato un accordo destinato a “cambiare il mondo”. Soprattutto laddove fosse poi adottato anche nella sede più estesa del G20, di cui fanno parte fra gli altri pure Cina o Russia.

“Se condivideremo una tassazione minima sulle imprese – ha detto Scholz – aiuteremo a interrompere la corsa fiscale verso il basso che vediamo oggi e faremo sì che i nostri Paesi possano sostenere finanziariamente gli impegni necessari, soprattutto dopo tutto il denaro speso per affrontare l’emergenza Covid, e a difendere la salute della gente e a difendere l’economia”.

Resta tuttavia da superare – secondo la BBC – il tentativo degli USA di condizionare questa intesa alla rinuncia dei regimi di digital tax già annunciati da vari Paesi europei per imporre regole specifiche a giganti americani del tech come Amazon o Microsoft per esempio: tuttora in grado di sfuggire potenzialmente a qualunque aliquota attraverso il meccanismo della domiciliazione legale in luoghi diversi (paradisi fiscali) da quelli in cui intascano i loro profitti, esplosi ulteriormente durante la pandemia. Fino a casi clamorosi come le zero tasse versate in Irlanda dalla filiale locale di Microsoft su 315 miliardi di euro di profitto annuale, grazie alla domiciliazione nelle Bermuda.

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