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Gran parte dei detenuti stranieri resta dietro le sbarre

La maggior parte dei detenuti stranieri non aveva un permesso di dimora in Svizzera al momento dell'arresto Keystone

Gli stranieri che non risiedevano in Svizzera al momento della condanna rappresentano il 70-80% della popolazione carceraria. Lo rivela uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori bernesi.

Il dato si spiega in gran parte col fatto che i condannati elvetici e quelli stranieri residenti legalmente in Svizzera possono scontare la pena in un ambiente aperto e il loro numero non compare quindi nella statistica delle carceri.

Sempre più spesso gli svizzeri scontano la loro pena fuori da un istituto penitenziario, così che il loro numero dietro le sbarre diminuisce.

Dal momento che per gli stranieri il pericolo di fuga è maggiore, nella maggioranza dei casi rimangono in un carcere chiuso, per poi essere in gran parte rispediti nel loro Paese d’origine al termine del periodo di detenzione.

A tali conclusioni è giunto un gruppo di ricercatori dell’Università di Berna, che ha realizzato uno studio sulla popolazione carceraria nell’ambito del programma nazionale di ricerca «Integrazione e esclusione». Le inchieste sono state effettuate dal 2003 al 2005 presso sette penitenziari elvetici.

Provenienza dei detenuti

Dall’analisi, pubblicata lunedì, risulta che i detenuti stranieri provengono da Paesi lontani e raramente da quelli confinanti.

Le donne sono originarie soprattutto dall’America latina, gli uomini invece dal sud-est dell’Europa.

La maggior parte di loro non possedeva un permesso di soggiorno o di dimora al momento dell’arresto.

Reinserzione nella società limitata

Il fatto di non potere uscire di prigione limiterebbe agli stranieri la possibilità di reinserirsi nella società (risocializzazione), come invece prevede la legge.

«Questo divieto impedisce il reinserimento progressivo del detenuto perché non gli si dà la possibilità di libera uscita o di lavorare all’esterno del penitenziario», si afferma nello studio.

«D’altro canto occorre rilevare che una reinserzione nel Paese d’origine è praticamente impossibile».

Misure d’integrazione

Per integrare il detenuto in seno alla popolazione carceraria gli sforzi sono molteplici. Si passa dalle possibilità di lavoro, alla formazione scolastica o professionale. Ma, rilevano gli studiosi bernesi, non sempre queste possibilità sono sfruttate al meglio. Si registrano infatti sovente dei problemi di comunicazione fra i detenuti.

Per migliorare la situazione, i ricercatori propongono differenti soluzioni. Fra queste si annovera l’intervento di interpreti per migliorare la comprensione reciproca fra i carcerati, ma anche una maggiore partecipazione dei penitenziari nei programmi di ritorno in Patria.

Infine, gli studiosi consigliano di fissare per ogni detenuto un programma di esecuzione della pena, in modo da prepararlo al meglio al suo ritorno alla vita in società.

swissinfo e agenzie.

Il numero dei detenuti è aumentato da 5000 nel 2002 a 6111 nel 2005.
Il 65% è di nazionalità straniera, più un 6% di carcerati in attesa di estradizione o di espulsione.
Le donne rappresentano il 5% della popolazione carceraria.
Il tasso di detenuti rispetto alla popolazione è cresciuto del 12% dal 2003.
La Svizzera conta 83 reclusi per 100’000 abitanti (la media europea è di 97 su 100’000).

Nella maggior parte dei Paesi europei, la proporzione dei detenuti stranieri è in aumento.

In questo ambito, la Svizzera è nettamente al di sopra della media.

Il numero di detenuti stranieri dipende dal modo di esecuzione della pena.

Siccome sussiste un rischio elevato di fuga, gli stranieri che al momento dell’arresto non possedevano un permesso di dimora devono generalmente scontare la loro pena in un carcere chiuso: ecco perché gli stranieri in carcere sono molto più numerosi degli svizzeri.

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