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Hans-Rudolf Merz, bravo… a metà

Hans-Rudolf Merz è stato eletto in Consiglio federale nel dicembre 2003 Keystone

Hans-Rudolf Merz ha svolto un buon lavoro da ministro delle finanze, ma ha gestito male la crisi libica e la vicenda UBS. Seppur con accenti differenti, i politologi Georg Lutz, Michael Hermann e Oscar Mazzoleni concordano sul bilancio in chiaroscuro dei sette anni in governo del consigliere federale appenzellese.

Confermando le voci sul suo conto che circolavano da tempo, Hans-Rudolf Merz ha annunciato venerdì 6 agosto le sue dimissioni dal governo per la fine di ottobre.

Il ministro delle finanze se ne va dopo essere stato oggetto di aspre critiche per il modo in cui ha gestito i dossier internazionali (UBS, segreto bancario e crisi libica). Da più parti è però stato riconosciuto il suo lavoro in ambito prettamente fiscale ed economico, che ha consentito alla Svizzera di superare la crisi senza eccessivi danni.

«Ha svolto sicuramente molto bene il suo compito di ministro delle finanze, così come ha ricordato lui stesso durante le dimissioni. Il suo dovere era infatti di vegliare sui conti dello Stato», afferma a swissinfo.ch il politologo Georg Lutz.

Tuttavia, prosegue il docente di scienze politiche all’Università di Losanna, i media e la gente ricorderanno soprattutto gli eventi durante i quali Merz non si è dimostrato all’altezza, specialmente nella crisi libica e nell’affare UBS. «In queste circostanze Hans-Rudolf Merz non ha fatto un’ottima figura».

Un’analisi condivisa anche da Oscar Mazzoleni, responsabile dell’Osservatorio della vita politica di Bellinzona e professore di scienze politiche all’Università di Losanna. «Dal punto di vista delle finanze, se consideriamo in particolare la questione dei debiti pubblici all’estero, il suo bilancio è positivo. Per il resto entriamo in un terreno più controverso».

Libero di scegliere

Il mandato di Merz è stato segnato anche da momenti personali difficili, come nell’autunno del 2008, quando è stato vittima di un collasso cardio-circolatorio. Secondo alcuni osservatori, il ministro non è più stato lo stesso dopo l’operazione e il periodo di convalescenza.

Avrebbe quindi fatto meglio a ritirarsi? «Del senno di poi sono piene le fosse. Ora come ora si potrebbe affermare che l’uscita anticipata di Merz avrebbe risparmiato alcune beghe al Consiglio federale e al Partito liberale radicale», annota Lutz.

«Ma la tradizione elvetica vuole che un consigliere federale, dopo l’elezione, rimanga in carica per quattro anni. Quindi non c’è nessuna possibilità di obbligarlo a lasciare il suo seggio prima di aver concluso la sua legislatura. Ognuno è quindi libero di decidere quando è giunto il momento di liberare il campo».

Ventata nuova in Consiglio federale

«Nel recente passato, l’esecutivo non ha trasmesso l’immagine di un consesso armonioso. Una ventata nuova e fresca in Consiglio federale darà l’opportunità di migliorare i processi decisionali e di lavoro al suo interno», sottolinea Lutz.

Questa opinione è condivisa anche da Mazzoleni, che guarda però ai due avvicendamenti da una prospettiva internazionale. «L’apparizione di due facce nuove potrebbe migliorare la credibilità del Consiglio federale all’estero. Infatti, certi problemi avuti dalla Svizzera sono stati ricollegati ai comportamenti di alcuni consiglieri federali, tra i quali proprio Hans-Rudolf Merz».

Va ricordato anche che sull’esecutivo elvetico, la pressione mediatica e dei partiti è aumentata costantemente negli ultimi anni. La conseguenza di questa evoluzione la si può forse misurare nel numero di dimissioni: quattro negli ultimi tre anni.

Per il politologo dell’Università di Zurigo, Michael Hermann, questo continuo ricambio nell’esecutivo di Palazzo non è però sinonimo di instabilità. «Fa parte della Svizzera e ogni dimissione è una storia a parte. Rispetto ai rimpasti nei governi di altri Paesi, la successione dei ministri in Svizzera è meno decisiva».

La stabilità è un tema a cui ha accennato anche Mazzoleni. «Non si cambierà il governo nel suo insieme, bensì saranno sostituiti due ministri in due tappe distinte. Ciò che in Svizzera può apparire quasi drammatico, riveste però un significato piuttosto modesto all’estero».

Una partita aperta

Le prossime due sessioni delle Camere federali saranno caratterizzate dalle successioni in Consiglio federale di Hans-Rudolf Merz e di Moritz Leuenberger.

Nei prossimi mesi, i partiti di governo affileranno quindi i coltelli, inizieranno a creare alleanze sotto la cupola di Palazzo e l’interesse mediatico sarà enorme. È una situazione che il Partito liberale radicale intende tuttavia volgere a proprio vantaggio, sostiene Georg Lutz. «La successione di Hans-Rudolf Merz avverrà prima di quella di Moritz Leuenberger. Ciò significa che il PLR sarà prossimamente al centro dell’attenzione».

I fiumi di inchiostro versati sulla stampa nazionale, non saranno però sinonimo di sonni tranquilli e neppure garanti di una sicura maggioranza del PLR per l’elezione del successore o della successora del ministro delle finanze.

«Non sarà facile difendere il seggio nell’esecutivo federale», afferma infatti Georg Lutz. Dello stesso avviso è anche Mazzoleni, il quale sottolinea che «la questione principale sarà di vedere chi sosterrà i liberali radicali. Non dispongono, infatti, di una maggioranza in parlamento e quindi dovranno cercare delle alleanze a destra e a sinistra».

«La situazione è tesa: la competizione è davvero aperta sia per il seggio di Merz sia per quello di Leuenberger. Questi due appuntamenti costituiscono dunque una sorta di prova generale delle elezioni federali del 2011», conclude Oscar Mazzoleni.

swissinfo.ch

Hans-Rudolf Merz nasce il 10 novembre 1942 a Herisau (Appenzello Esterno).

Nel 1971 conclude i suoi studi in economia e diritto finanziario all’Università di San Gallo.

Dal 1969 al 1974 è il segretario della sezione san gallese del Partito liberale radicale.

Dal 1977 al 2003 svolge la professione di consulente aziendale indipendente; fa parte del consiglio di amministrazione di diverse imprese industriali e di servizi svizzere.

Nel 1997 viene eletto quale rappresentante liberale radicale del canton Appenzello Esterno nel Consiglio degli Stati (Camera dei cantoni).

Nel dicembre 2003 è eletto nel governo federale quale successore di Kaspar Villiger. Dalla sua entrata in carica all’inizio del 2004 dirige il Dipartimento federale delle finanze.

È stato presidente della Confederazione nel 2009.

Hans-Rudolf Merz è sposato e padre di tre figli.

Nel 2003, l’esponente dell’Unione democratica di centro Christoph Blocher è eletto nell’esecutivo svizzero e strappa il seggio dei popolari democratici occupato da Ruth Metzler.

Il mandato di Blocher è però limitato: nel 2007 è a sua volta scalzato dalla collega di partito Eveline Widmer-Schlumpf, poi uscita dall’UDC per entrare nel nuovo Partito borghese democratico.

Sempre nel 2003, Hans-Rudolf Merz prende il posto del collega liberale radicale Kaspar Villiger al Dipartimento federale delle finanze.

Nel 2006, l’argoviese popolare democratica Doris Leuthard sostituisce il collega di partito Joseph Deiss alla testa del Dipartimento federale dell’economia.

Un po’ a sorpresa, nel 2008 tocca al ministro della difesa Samuel Schmid annunciare le proprie dimissioni. Gli succede Ueli Maurer, ex presidente dell’UDC.

Un anno più tardi è il responsabile del Dipartimento dell’interno, Pascal Couchepin, a lasciare il governo dopo undici anni di servizio. L’Assemblea federale sceglie quale suo sostituto il neocastellano Didier Burkhalter.

Quest’anno sono invece ben due i consiglieri federali a ritirarsi da Palazzo federale. Oltre alle dimissioni odierne di Hans-Rudolf Merz, il 9 luglio il veterano del governo Moritz Leuenberger (eletto nel 1995) comunica di volersi ritirare dalla vita politica per la fine dell’anno.

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