La Svizzera rischia l’esclusione dal CERN europeo per l’intelligenza artificiale

L'Unione Europea ha annunciato investimenti multimiliardari nell'intelligenza artificiale con l'ambizione di creare un "CERN per l'IA". Ma l'inclusione della Svizzera, sede del CERN di Ginevra, famoso in tutto il mondo, potrebbe essere limitata dal suo status di Paese non membro dell’UE.
“Vogliamo replicare il successo del CERN di Ginevra”, ha dichiaratoCollegamento esterno a febbraio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in occasione dell’AI Action Summit di Parigi. Per raggiungere questo obiettivo, l’Unione Europea (UE) ha stanziato 200 miliardi di euro per la costruzione di “gigafabbriche” di IA, enormi centri dati avanzati per potenziare l’infrastruttura tecnologica europea e accelerare lo sviluppo dell’IA. La visione è chiara: creare un “CERN per l’IA”.
Il CERN di Ginevra, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare, è una delle istituzioni scientifiche più rinomate al mondo, responsabile di scoperte rivoluzionarie come il bosone di Higgs e l’invenzione del World Wide Web. Fondato nel 1954 – decenni prima dell’Unione europea – il CERN è stato deliberatamente collocato in Svizzera per garantirne la neutralità e il respiro internazionale. È tuttora un centro di ricerca fisica all’avanguardia e ospita progetti come il Large Hadron Collider (LHC), l’acceleratore di particelle più potente al mondo.
Un nuovo “CERN per l’IA” potrebbe svolgere un ruolo simile per l’intelligenza artificiale, dando forma alla ricerca globale e definendo nuovi standard nell’apprendimento automatico, nella robotica e nella governance etica dell’IA.
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Tuttavia, a differenza del CERN, la Svizzera potrebbe trovarsi esclusa da questo nuovo progetto europeo. “Normalmente questa iniziativa è rivolta ai Paesi dell’UE”, ha dichiarato una portavoce della Commissione europea via e-mail, precisando che il riferimento al CERN è simbolico e non implica un ruolo per la Svizzera.
Questo sarebbe un duro colpo per il Paese alpino, che ha investito diversi milioni in iniziative per accelerare la ricerca sull’intelligenza artificiale e per dotarsi di un nuovo supercomputer, il settimo più potente al mondo. La Svizzera vanta anche due prestigiosi politecnici e un bacino di talenti che ha attirato giganti tecnologici come Google, Microsoft e OpenAI.
“La Svizzera, insieme al Regno Unito, è tra i Paesi in Europa all’avanguardia nella ricerca sull’IA”, afferma Andrea Rizzoli, direttore dell’Istituto Dalle Molle per gli studi sull’intelligenza artificiale di Lugano.
Ma questo, secondo Rizzoli, non sarà sufficiente a garantire alla Svizzera un posto di rilievo nell’iniziativa europea: il coinvolgimento della Confederazione dipenderà molto da come riuscirà a ricucire i rapporti con l’UE.
Rischio di esclusione per la Svizzera
Dopo l’interruzione dei negoziati per un accordo quadro tra la Svizzera e l’UE nel 2021, un nuovo accordo bilaterale è atteso per questa primavera. Da gennaio, le università svizzere sono state reinserite nei programmi di ricerca europei come Horizon Europe, un segno di riavvicinamento tra Berna e Bruxelles. Ma se l’intesa dovesse saltare, la situazione tornerebbe al punto di partenza, afferma Rizzoli. E l’inclusione della Svizzera nei progetti europei di IA sarebbe compromessa.
Rizzoli vede anche il rischio che la Svizzera possa essere esclusa dalle iniziative europee di IA per motivi geopolitici. L’UE estromette già gli Stati non membri da progetti in aree considerate strategiche, come la sicurezza informatica. “Questo sarebbe lo scenario peggiore”, afferma l’esperto.
Anche la politica svizzera potrebbe rappresentare un ostacolo. Pur avendo inserito l’IA tra le sue priorità governative, Berna non ha ancora avviato un dialogo con Bruxelles per assicurarsi un ruolo nei piani per un “CERN per l’IA”.
“Al momento non ci sono discussioni concrete sulla partecipazione o sull’eventualità di ospitare questa struttura”, riferisce via e-mail una portavoce del Dipartimento federale delle comunicazioni, guidato dal consigliere federale Albert Rösti.
Durante il vertice di Parigi, Rösti aveva espresso la disponibilità della Svizzera a ospitare il prossimo vertice europeo sull’IA. Ma le sue dichiarazioni a favore di un coinvolgimento più ampio della Svizzera si sono fermate lì. Il suo dipartimento, tuttavia, si è dichiarato “generalmente aperto a tali collaborazioni”.
IA europea: perché la Svizzera e l’UE hanno bisogno l’una dell’altra
La Svizzera dovrebbe essere più proattiva nel rivendicare un ruolo chiave nell’IA a livello globale, secondo Ricardo Chavarriaga, che dirige l’ufficio svizzero dell’ONG CAIRNE per la creazione di una rete europea di eccellenza nell’IA.
“Avrebbe molto da guadagnare da un flusso bidirezionale di talenti, capitali e innovazione con l’UE”, sostiene l’esperto. Oltre a rafforzare la propria posizione, Berna si assicurerebbe l’accesso a un mercato più ampio, a semiconduttori essenziali e a centri di calcolo europei.
In cambio, la Svizzera potrebbe contribuire con il suo eccellente ecosistema di ricerca, di piccole e medie imprese e di infrastrutture tecnologiche che sono alla base della sua economia. Questo modello sarebbe in linea con la strategia europea, che punta a una forte sinergia tra pubblico e privato, coinvolgendo anche le aziende più piccole. Inoltre, permetterebbe all’Europa di distinguersi dai grandi player come gli Stati Uniti, dove le Big Tech dominano il settore, sottolinea Chavarriaga.
È ancora possibile un “CERN per l’IA” senza confini?
A Bruxelles, le organizzazioni non-profit vicine alle istituzioni dell’UE concordano su un punto: il successo di qualsiasi nuova importante iniziativa sull’IA dipenderà dall’inclusione di Paesi non appartenenti all’UE. “Più grande sarà il gruppo, più avrà successo”, afferma Max Reddel del think tank indipendente Center for Future Generations.
Il centro promuove da tempo la creazione di un “CERN per l’IA”Collegamento esterno per affrontare una delle sfide cruciali del nostro tempo: costruire sistemi di IA affidabili e trasparenti. Per Reddel, questa è un’opportunità unica per l’Europa di guidare uno sviluppo etico dell’IA, un aspetto su cui Stati Uniti e Cina non si stanno focalizzando. Ma per raggiungere questo obiettivo, l’UE non potrà isolarsi.
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A differenza del CERN di Ginevra, che si concentra sulla ricerca fondamentale, il nuovo centro dell’UE per l’IA si concentrerà anche sull’innovazione e sulla produzione di tecnologia, settori in cui l’Europa – Svizzera compresa – deve ancora rafforzarsi. Per questo motivo il progetto prevede una rete di hub strategici, piuttosto che un’unica sede centrale, distribuendo le risorse tra gli Stati membri e i partner privati.
Reddel afferma che, in base alle discussioni avute a Bruxelles, la Svizzera è ancora in gioco: le sedi non sono state definite e la ricerca potrebbe svilupparsi ovunque. L’UE riconosce già il valore del Paese alpino quale partner scientifico, come dimostra la collaborazione nel programma Horizon Europe. Tuttavia, Andrea Rizzoli dell’IDSIA sottolinea che sarà la politica, più che la scienza, a determinare il ruolo finale della Svizzera.
“L’accesso della Confederazione a questa iniziativa dipenderà esclusivamente da scelte politiche”, afferma, “e se la scienza non ha confini, la politica ne ha molti”.
A cura di Gabe Bullard

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