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Intellettuali in Afghanistan: “Eravamo allo stesso livello degli animali domestici”

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Fuga da Kabul: il 16 agosto 2021 centinaia di afghani e afghane cercano un posto sugli ultimi aerei statunitensi che decollano dalla capitale afghana. Keystone-SDA

Quattro anni fa i talebani hanno preso il potere in Afghanistan. Grazie a un’azione di salvataggio del Centro PEN della Svizzera tedesca, da allora 91 intellettuali minacciati sono arrivati in Svizzera con le loro famiglie. Le loro esperienze sono ora raccolte in un libro.

Quando i talebani entrarono nella capitale afghana il 15 agosto 2021, scoppiò il caos: “Chi era a Kabul quella sera, quando la città cadde, non dimenticherà mai il terrore che provavano le persone. Le raffiche di fucile e le grida trionfali erano così forti che tutta Kabul tremava”.

È quanto scrive il giornalista Shir Aqa Shayan Fariwar, che oggi vive con la sua famiglia nel Canton Turgovia. È uno dei 91 intellettuali che, insieme ai loro familiari, sono riusciti a fuggire in Svizzera e in altri Paesi europei grazie al sostegno del Centro PEN.

>>> Il servizio di SRF (in tedesco):

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Nel libro Wege durch finstere Zeiten (“Percorsi attraverso tempi bui”) raccontano in modo toccante perché la presa di potere dei talebani rappresentava un grave pericolo per gli e le intellettuali fuggiti.

“Eravamo allo stesso livello degli animali domestici”

La raccolta di testi contiene racconti personali, saggi e poesie che illustrano quanto drasticamente la presa di potere abbia cambiato la vita di queste persone, in particolare quella delle donne. “Da quel momento eravamo allo stesso livello degli animali domestici”, scrive l’attivista per i diritti delle donne Qudsia Shujazada, che oggi vive a Basilea.

Dietro il nuovo libro e l’azione di salvataggio c’è la scrittrice Sabine Haupt, professoressa emerita di letteratura all’Università di Friburgo.

Come ex membro del PEN, si è impegnata per anni a favore degli e delle intellettuali perseguitati in tutto il mondo. I primi appelli di aiuto dall’Afghanistan le giunsero già nella primavera del 2021, quando si prevedeva che, dopo il ritiro delle truppe statunitensi, ci sarebbe stato un cambio di potere.

Salvataggio in Svizzera

Per caso, Sabine Haupt aveva sentito in un servizio radiofonico che la federazione internazionale di ciclismo con sede ad Aigle era riuscita, in un’azione spettacolare, a salvare 38 colleghe dall’Afghanistan portandole in Svizzera. “Allora ho pensato: se ci riescono per le cicliste, forse possiamo farlo anche noi scrittori”.

Con il sostegno di note autrici e noti autori svizzeri, scrisse una lettera alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) chiedendo visti umanitari per i e le colleghe in pericolo. Tuttavia, il SEM concede questi visti con molta cautela. Nel 2022, 1759 persone dall’Afghanistan hanno presentato domanda per un visto umanitario. Solo 98 di queste sono state accettate.

Un modello di patrocinio riuscito

Una condizione importante per ottenere un visto umanitario è un legame con la Svizzera, che però mancava alla maggior parte degli e delle intellettuali afghani. Per questo Sabine Haupt ha chiesto alle autrici e agli autori svizzeri di assumere il patrocinio delle colleghe.

“La cosa bella è che da questo modello di patrocinio sono nate vere amicizie”, racconta Sabine Haupt. “Un intero gruppo di scrittrici e scrittori svizzeri aiuta ora le famiglie afghane nella ricerca di un alloggio e in altre questioni”.

Alcuni delle padrine e dei padrini svizzeri hanno contribuito con testi al nuovo libro, in cui riflettono sul loro punto di vista esterno riguardo alla fuga e all’esilio. Un libro che testimonia solidarietà, senza nascondere le difficoltà e gli ostacoli burocratici legati a questa straordinaria iniziativa.

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Traduzione con il supporto dell’IA/mar

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