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L’UDC criticata per una campagna «razzista»

Un manifesto che suscita molta critiche Ex-press

L'Unione democratica di centro, il maggior partito svizzero per numero di elettori, è di nuovo sotto accusa per una campagna elettorale particolarmente aggressiva.

Mercoledì la presidente della Confederazione Calmy-Rey ha definito «irresponsabili» i manifesti che mostrano tre pecore bianche che scacciano una pecora nera. E il relatore dell’ONU sul razzismo Doudou Diène ha chiesto al governo di prendere posizione.

«Occorre avere il coraggio di protestare contro questo genere di iniziative, che francamente mi disgustano. Attizzano l’odio. Sono campagne razziste», ha detto Micheline Calmy-Rey mercoledì sera ai microfoni della Radio della Svizzera romanda.

La critica si riferiva al manifesto per l’iniziativa dell’UDC che chiede l’espulsione dalla Svizzera di criminali stranieri, iniziativa lanciata il 1° agosto, giorno della festa nazionale, tre mesi prima delle elezioni parlamentari di ottobre.

L’UDC aveva conquistato quattro anni fa il 26,2% dei consensi, con una campagna altrettanto provocatoria. Gli ultimi sondaggi dicono che il partito dovrebbe mantenere le sue posizioni.

Il manifesto su cui appaiono tre pecore bianche che scacciano a calci una pecora nera da un campo rossocrociato non ha suscitato solo le critiche della ministra degli esteri socialista. Sono insorte anche la Commissione federale contro il razzismo, la Federazione svizzera delle comunità israelitiche e persino l’ONU.

Intervento dell’ONU

Giovedì il ministro degli interni Pascal Couchepin ha rivelato che il relatore speciale delle Nazioni Unite sul razzismo, Doudou Diène, ha chiesto delle spiegazioni al governo elvetico. Il Consiglio federale starebbe preparando una risposta.

La lettera del relatore, spedita tre settimane fa, è stata firmata anche dal relatore speciale dell’ONU per i diritti umani dei migranti, John Bustamante. All’inizio di quest’anno Diène aveva già pubblicato un rapporto in cui stigmatizzava «il clima politico svizzero influenzato da tendenze xenofobe».

Roman Jäggi, portavoce dell’Unione democratica di centro, respinge le critiche, ritenendo la campagna assolutamente corretta. «Non è razzista», ha detto a swissinfo. «Abbiamo un enorme problema con la violenza e in particolare con la violenza giovanile. I criminali stranieri sono un fattore importante».

Jäggi rimprovera alla presidente della Confederazione di aver criticato i manifesti di un altro partito, facendo così campagna a favore della propria formazione politica, il Partito socialista svizzero.

L’UDC ha d’altro canto definito «inutile» l’intervento di Diène, aggiungendo che il relatore speciale dell’ONU non ha mai speso una parola positiva sulla Svizzera.

Linea dura

Secondo Pascal Sciarini, professore di scienze politiche all’università di Ginevra, i successi elettorali dell’Unione democratica di centro dipendono dalla sua linea dura contro l’immigrazione, l’Unione europea e le Nazioni Unite. Ora il partito è in qualche modo prigioniero della sua strategia.

«Devono mantenere acceso il fuoco. Questo significa che devono sviluppare nuove idee e rendere ancora più dure le loro posizioni», analizza Sciarini, il quale cita le iniziative popolari contro i minareti e per l’espulsione degli stranieri criminali come prove del fatto che l’UDC non vuole perdere il controllo sul dibattito relativo all’immigrazione.

«Sono diventati più intelligenti e sottili e sono i migliori quando si tratta di vendere le loro proposte e attirare l’attenzione dei media», afferma il politologo. «Stanno polarizzando sempre più l’elettorato. O siete con loro o siete contro di loro».

Video ritirato

Il commento di Micheline Calmy-Rey è stato espresso lo stesso giorno in cui un giudice ha ordinato all’UDC di ritirare dal suo sito internet un video realizzato per la campagna elettorale.

Il filmato, intitolato «Paradiso o inferno» mostra scene di violenza giovanile e immagini di persone di nazionalità straniera, contrapposte ad immagini idealizzate della Svizzera.

La decisione del giudice è giunta dopo che sette giovani attori che si erano messi a disposizione per girare scene di violenza giovanile hanno fatto causa ai realizzatori, affermando di non essere stati informati sui fini elettorali del video.

swissinfo, Adam Beaumont
(traduzione dall’inglese e adattamento: Andrea Tognina)

Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2005 sono stati condannati per atti criminali 14’106 giovani (11’189 ragazzi e 2927 ragazze),
Le condanne sono circa 2000 in più del 1999.
Il 62,7% dei giovani condannati è di nazionalità svizzera.

Nel novembre del 2002 Ruud Lubbers, all’epoca Alto commissario per i rifugiati, ha condannato l’iniziativa dell’UDC «contro gli abusi nel diritto d’asilo», respinta di misura dal popolo (50,1% dei voti).

Nell’ottobre dell’anno successivo l’agenzia dell’ONU per i profughi, basata a Ginevra, ha accusato l’UDC di fomentare pregiudizi contro gli stranieri in vista delle elezioni federali del 2003.

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