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La bomba atomica dei poveri

Le armi biologiche, dette anche "armi B", sono mezzi di sterminio composti da microrganismi viventi o da sostanze infettive da essi derivate.

Possono essere classificate in virus, batteri, tossine o organismi geneticamente alterati.

Servono per ferire o uccidere le forze militari nemiche, le popolazioni civili e per infettare il cibo. A differenza delle armi nucleari, sono poco costose da produrre e facili da trasportare.

Le armi biologiche si basano sulla diffusione intenzionale di malattie, attraverso i batteri. Le armi chimiche, spesso menzionate assieme alle armi biologiche, fanno invece uso di sostanze chimiche, gassose, allo stato liquido o solido. Un esempio: il gas nervino.

Una guerra antica

Sono molto più antiche di quanto si possa immaginare. Il primo uso documentato di guerra biologica è da parte dei romani che usavano carcasse di animali per inquinare le riserve d’acqua nemiche.

Nel 1347, truppe tartare, impegnate nell’assedio del presidio genovese di Caffa, sul Mar Nero, ebbero l’idea di appestare il nemico catapultando corpi infetti da peste bubbonica oltre le mura della città. Trasportata dalle navi dei genovesi in fuga, la morte nera sbarcò in Europa.

Alcuni storici ritengono che questo fatto fu la causa dell’epidemia di peste che passò attraverso l’Europa medievale e in 200 anni uccise 25 milioni di persone.

Americani e giapponesi

Un uso più recente della guerra biologica coinvolse gli inglesi durante la guerra dei Sette Anni. Gli Indiani d’America erano molto più numerosi degli inglesi e erano sospettati di fiancheggiare i francesi.

Come “atto di amicizia” gli inglesi diedero coperte agli indiani, ma queste provenivano da un ospedale dove si curavano i malati di vaiolo: il vaiolo si diffuse tra le comunità indiane e le decimò.

Nel 1941 aerei giapponesi sparsero la peste bubbonica su parti della Cina. Almeno 5 episodi separati sono documentati.

Dalla guerra fredda ai giorni nostri

Il programma americano di guerra biologica iniziò nel 1942. Con l’acquisizione dei dati giapponesi e l’accrescere della tensione della guerra fredda il programma accelerò le attività e crebbe.

Nel 1956 l’Unione Sovietica accusò gli Stati Uniti di aver usato armi biologiche in Corea, fatto che portò alla proibizione delle armi chimiche e biologiche.

Nonostante questo divieto, verso la metà degli anni 80, la corsa alle armi batteriologiche riprende con vigore. Il perchè è legato alle manipolazioni del DNA e quindi del patrimonio genetico, che permettono di creare microrganismi completamente sconosciuti al nemico.

Alla fine degli anni ottanta, 800 ricercatori americani lanciano un appello contro questa rovinosa corsa all’arma batteriologica, che rischia di cadere nelle mani di pericolosi terroristi.

swissinfo, Elena Altenburger

Combattere il nemico usando batteri, virus, malattie è una pratica in vigore già al tempo dei romani.

Nel 20esimo secolo l’impiego di armi biologiche ha assunto dimensioni tali da indurre i responsabili politici a vietare queste armi.

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