I sindacati non rinunciano allo sciopero alla Zeba di Basilea
Prosegue lo sciopero alla lavanderia Zeba SA di Basilea. Nel terzo giorno di protesta lavoratori e sindacalisti hanno nuovamente bloccato venerdì mattina l'accesso allo stabilimento. La direzione ha chiesto la fine dell'astensione dal lavoro.
Lo sciopero era cominciato mercoledì mattina in segno di protesta contro una drastica riduzione dei salari: meno 16 percento, a 3.500 franchi lordi, per una sessantina di persone da anni occupate alla Zeba. I sindacalisti sono giunti sul posto verso venerdì mattina verso le 5, ha reso noto Martin Engel del sindacato dei servizi pubblici VPOD. La polizia non è per il momento intervenuta.
Il lavoro presso la Zeba era in parte ripreso giovedì dopo l’intervento delle forze dell’ordine, quando una ventina tra impiegati e membri della direzione erano riusciti ad entrare nella lavanderia sotto scorta.
L’azione di sciopero è stata intrapresa a sostegno di una sessantina di lavoratori assunti dalla Zeba prima della privatizzazione nel 1994 ed è appoggiata dai sindacati SEI e VPOD. Dopo il fallimento dei tentativi di ricomporre la vertenza, iniziata in febbraio, la direzione ha inviato martedì sera la modifica dei contratti che prevede un taglio dei salari lordi da una media di 4 200 a un minimo di 3 535 franchi. La Zeba, ha assunto 30 persone a titolo temporaneo per assicurare il proseguimento dell’attività. Secondo la direzione, 80 dei 120 dipendenti del comparto produzione desiderano lavorare.
La Lavanderia centrale di Basilea Città fu privatizzata nel 1994, nonostante il parere negativo del personale. Con la detenzione del 70 per cento del capitale, il semicantone è rimasto azionista di maggioranza. All’epoca della trasformazione in società anonima ai dipendenti fu promesso che l’operazione non avrebbe avuto conseguenze sulle paghe. Il governo basilese ha autorizzato una somma di 2 milioni di franchi per far sì che il taglio dei salari avvenga a tappe.
swissinfo e agenzie
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