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Legge sul cinema: ciack, si rigira

Ruth Dreiuss discute con il relatore francofono della commissione del Nazionale Jacques Nerynck Keystone

La legge sul cinema ritorna agli Stati. Il Consiglio nazionale ha deciso di non rinviare il progetto al governo, ma di rispedirlo alla Camera alta che se ne occuperà in autunno.

Lo spettacolare strappo provocato durante la sessione parlamentare a Lugano tra senatori e Consiglio federale è stato dunque ricucito. Il Nazionale ha rimesso lunedì in carreggiata la legge sul cinema rispedendo il dossier al Consiglio degli Stati. Proprio gli Stati, in marzo, avevano inaspettatamente rinviato al governo il progetto in seguito alle fortissime pressioni della lobby dei distributori che giudicavano il testo troppo dirigistico. Una decisione che aveva mandato su tutte le furie la ministra della cultura Ruth Dreifuss.

L’operazione di salvataggio del Nazionale era stata tuttavia preceduta da un insolito accordo extraparlamentare tra la commissione del Nazionale, rappresentanti degli Stati, autorità federali ed esponenti del settore, accordo che fissava alcuni punti fermi per garantire un futuro alla legge. In particolare è stata trovata un’intesa per assicurare una vasta offerta culturale nel mercato della distribuzione, vero pomo della discordia del progetto.

In base alla nuova proposta i distributori di pellicole e i gestori di sale dovrebbero disporre di un più chiaro e ampio margine di manovra per raggiungere questo obiettivo. Solo quale ultima ratio contro il dominio dell’industria statunitense, la Confederazione potrà introdurre una tassa per finanziare misure che garantiscano la pluralità dell’offerta.

Questa spada di Damocle è necessaria affinché nelle sale non si veda soltanto «Pearl Harbour» e «Rambo uno fino a dieci», ha spiegato la portavoce della commissione Anita Fetz. La portavoce ha perciò invitato i colleghi a chiudere un occhio sulla discutibile procedura che ha portato all’accordo tra le parti e a respingere la proposta di rinviare la legge al Consiglio federale.

Un appello che è stato raccolto da tutti i partiti, previa comunque qualche critica all’atteggiamento dei senatori, con l’unica eccezione dell’UDC. Secondo il democentrista Christoph Mörgeli la nuova legge metterebbe sotto tutela i consumatori e tratterebbe i film USA come spazzatura. «Non è compito della Confederazione fare battaglia contro Hollywood», ha detto Mörgeli secondo cui il mercato costituisce il miglior strumento per regolare questo settore.

La ministra della cultura ha ricordato che con il loro gesto i senatori hanno voluto precisare la posizione ma non mettere in dubbio l’idea di promuovere il cinema svizzero e la varietà dell’offerta. Una questione su cui i senatori potranno tornare a discutere durante la sessione parlamentare di settembre più serenamente.

Luca Hoderas

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