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Magro bilancio al Forum dei parlamentari di Porto Alegre

Il deputato svizzero Patrice Mugny desidera risultati più concreti nel dibattito fra parlamentari Patrice Mugny discusa na tribunal, em Porto Alegre (swissinfo).

I deputati svizzeri presenti al meeting alternativo in Brasile delusi dall'esito dei dibattiti. Tanto fuoco nei discorsi, ma niente proposte concrete.

Con cinque consiglieri nazionali, la Svizzera è ben rappresentata al Forum dei parlamentari di Porto Alegre. Fatta eccezione per la Francia e il Consiglio d’Europa, nessun paese europeo ha una delegazione tanto consistente nella località brasiliana. L’incontro, svolto parallelamente al Forum Sociale, intende creare una rete di contatto fra i deputati a livello internazionale.

I paesi latini, soprattutto sudamericani, dominano il convegno. Ad eccezione del consigliere nazionale Rudolf Strahm, anche la delegazione elvetica è completamente latina. Assenti invece dei delegati africani.

Scontro sull’Afghanistan

Il dibattito è iniziato con forti proteste verso l’intervento americano in Afghanistan. I deputati italiani e argentini hanno scandito il loro slogan: “Forum sì, guerra no!”. Gli italiani condannano l’impegno del loro paese nella guerra, quelli argentini condannano la responsabilità della politica internazionale nella crisi del loro paese.

La lista degli oratori è lunga. Oltre 80 relatori di 40 paesi si sono avvicendati sul podio. Degli 800 annunciati in un primo momento, ben 500 interessati sono confluiti nella grande sala dell’incontro.

I deputati francesi si trovano improvvisamente isolati. Sostengono la guerra e la campagna elettorale in patria impone loro coerenza. Anche in Brasile si sente il peso delle elezioni. Le parole pronunciate a Porto Alegre hanno anche una valenza politica, interna al rispettivo paese.

Svizzeri alla ribalta

Il fuoco degli interventi sotterra la dialettica. Contro la guerra, contro l’indebitamento dei paesi in via di sviluppo, contro la liberalizzazione, contro il libero commercio. I temi si ripetono e il presidente della sessione accorcia il tempo a disposizione dei relatori iscritti.

Quando il deputato losannese Pierre-Yves Maillard raggiunge il podio, il tempo è già sceso a tre minuti per intervento. Le sue parole vanno a sostegno del servizio pubblico. Penultimo è il verde Patrice Mugny di Ginevra. A lui sono concessi due minuti. “Sono deluso dalla gestione del Forum dei parlamentari – ci dice – bisogna finalmente discutere di problemi concreti, per risollevare il livello del dibattito”.

“Inoltre è necessario creare un fondo che permetta anche ai deputati dei paesi poveri di partecipare a questo incontro”, ma ormai non ascolta più nessuno. Alla fine una risoluzione è accettata all’unanimità: chiede la creazione di gruppi regionali di dibattito.

Meglio le NGO

Il deputato socialista Rudolf Strahm non è entusiasta: “Non abbiamo raggiunto nessun traguardo: non c’è una strategia comune, non c’è un piano, non ci sono i termini per continuare il dibattito”. Se confrontato con i gruppi di lavoro del Forum sociale, il meeting dei parlamentari non è che una “cosa” scoordinata e distratta.

“Gli appuntamenti delle organizzazioni non governative (NGO) sono invece ben organizzati e tematicamente definiti. Si distinguono per professionalità e qualità delle proposte formulate”. Per Stahm il discorso è indicativo: i veri protagonisti del movimento non sono i parlamenti, i sindacati o i partiti. Per il delegato svizzero, l’opposizione etica alla globalizzazione è gestita al meglio dalle NGO.

Per Mugny, deputato dei verdi in Consiglio nazionale, “i parlamentari non hanno più un contatto con la società civile”. Anche per Franco Cavalli, “i parlamenti non possono più risolvere i problemi se non sono sostenuti da un movimento ancorato nella società che permetta di realizzare il disegno”.

Nella terza edizione del Forum sociale ci sarà ancora spazio per i parlamentari. Ma dopo i dibattiti di sabato non è ancora chiaro se per allora ci sarà la rete di contatto necessaria. Se in futuro il Forum sociale avrà un ruolo nella gestione delle sorti del pianeta, non sarà merito dei deputati provenienti dai parlamenti nazionali.

Hansjörg Bolliger, inviato speciale Porto Alegre

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