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Manifestazioni dei no global per non dimenticare il G8

Scene di guerriglia urbana lunedì sera a Basilea, quando alcuni autonomi hanno infranto le vetrine della banca UBS Keystone

Nel segno della solidarietà con la decina di manifestanti ancora in carcere in Italia e nel ricordo di Carlo Giuliani, il giovane militante ucciso a Genova venerdì 20 luglio da un carabiniere nell'ambito degli scontri anti G8, migliaia di militanti contro la globalizzazione sono scesi in piazza lunedì in diversi Paesi europei. In Svizzera le proteste si sono tenute a Lucerna ed a Basilea, dove gruppi di autonomi hanno rotto le vetrate di una filiale dell'UBS e bloccato la circolazione dei tram.

Resistenza contro i summit del capitale e solidarietà con i prigionieri politici di Praga, Göteborg e Genova: questi gli obiettivi degli organizzatori delle manifestazioni, che si sono svolte ad un mese esatto dall’uccisione di Carlo Giuliani, ricordato a Genova in una manifestazione del Genoa Social Forum. “Per noi è fondamentale non dimenticare -dichiara a swissinfo un’aderente dei revolutionärer Aufbau che preferisce mantenere l’anonimato- perché quello che conta non è mettere in mostra il mio nome, ma lavorare per il collettivo”. Ed il collettivo in questo momento sono i nove giovani svizzeri arrestati a Genova in concomitanza con il G8 e che ora sono confrontati con le conseguenze giudiziarie di quell’arresto.

Oltre a ricordare il giorno della morte del 23.enne Carlo Giuliani i dimostranti hanno chiesto la liberazione della decina circa di manifestanti anti global tedeschi arrestati nell’ambito degli scontri del G8 a Genova e tuttora detenuti nelle carceri italiane. Nelle piazze svizzere, germaniche, italiane, belghe, olandesi i dimostranti hanno scandito slogan antifascisti e gridato «assassini» riferendosi agli agenti italiani.

Un quadro più chiaro

La maggior parte dei nove svizzeri sono difesi di fronte alla giustizia italiana dall’avvocato Massimo Pastore. In Svizzera, per il momento, non sono stati designati dei legali, anche se l’organizzazione revolutionärer Aufbau segue l’evolversi della situazione giudiziaria italiana anche con la consulenza di alcuni legali simpatizzanti.

Ad un mese dai violenti disordini che hanno squassato Genova in concomitanza con la riunione dei G8, gli arrestati ancora in carcere sono ormai solo una decina, cinque dei quali germanici. Col passare dei giorni, si stanno gradualmente precisando anche le situazioni personali dei nove giovani svizzeri arrestati e poi rilasciati. “Per tutti coloro che hanno avuto l’espulsione e sono quattro o cinque -rende noto l’avvocato Massimo Pastore- abbiamo già inviato i ricorsi che verranno discussi ad ottobre. In quest’ambito c’è stato anche un caso clamoroso, l’espulsione di una ragazza in possesso della doppia nazionalità svizzera ed italiana. Abbiamo fatto presente alla questura che stavano prendendo un granchio nell’espellere una cittadina italiana, ma ciò nonostante hanno portato a termine l’esecuzione della sanzione d’espulsione”.

Espulsioni immotivate

I difensori dei nove svizzeri imputati per le violenze anti-G8, hanno comunque fatto ricorso anche contro le espulsioni perché “sono totalmente immotivate -come tiene a sottolineare l’avvocato Pastore. Tra l’altro hanno delle conseguenze pesantissime, perché chi viene espulso dall’Italia finisce per cinque anni nel sistema d’informazione Schengen e quindi si tratta di persone che si trovano circondate e che non possono più uscire dalla Svizzera se non in aereo. E tutto questo sulla base di elementi del tutto infondati perché l’espulsione è stata comminata per pericolosità. Questo presupporrebbe di avere degli elementi per ritenere che siano persone che abitualmente commettono reati di perturbazione dell’ordine pubblico. In realtà le espulsioni sono state fatte il più delle volte dopo che il giudice aveva scarcerato l’arrestato per totale mancanza di indizi a loro carico. E qui c’è un contrasto molto grande tra quanto dice il prefetto e quello che stabilisce il giudice”.

Differenti le posizioni processuali dei nove svizzeri, come spiega l’avvocato Massimo Pastore: “Non tutte le posizioni sono uguali. Per tutti coloro che sono stati arrestati, i procedimenti penali restano aperti. Si dovranno vedere le posizioni dei singoli. Quelli ad esempio che sono stati arrestati alla scuola Diaz -prosegue l’avvocato Pastore- sono stati tutti scarcerati per totale insussistenza di indizi e questo nonostante le gravissime accuse iniziali che arrivavano fino all’associazione per delinquere. Per costoro il procedimento risulta formalmente aperto, anche se si andrà di certo all’archiviazione perché non ci sono proprio elementi che indichino una responsabilità personale in relazione a specifici reati”.

Poliziotti sotto accusa

Per un paio degli arrestati, che non rientrano tra quelli fermati alla scuola Diaz, si tratta di chiarire i motivi dell’arresto, come ha precisato il legale italiano, perché le versioni sono completamente discordanti: “Questi ragazzi sono finiti in carcere senza nemmeno sapere perché. Infatti, sono stati arrestati proprio mentre se ne tornavano a casa al termine delle manifestazioni di piazza. Il mio compito, assieme a tutti gli altri difensori, sarà proprio quello di stabilire queste casualità”.

La stagione dei processi agli anti globalizzatori non sarà però a senso unico. Anche i fermati hanno deciso di denunciare i poliziotti violenti, quelli che li hanno torturati durante le ore successive all’arresto nel centro della polizia a Bolzaneto. “Le denunce di quelli che hanno raccontato a verbale davanti al giudice le violenze subite sono state trasmesse alla Procura della Repubblica. Questo è stato il caso per i reati perseguibili d’ufficio. Per gli altri reati, quelli cioè perseguibili solo su denuncia di parte, provvederemo. Il problema -aggiunge l’avvocato Pastore- è legato al fatto di sporgere una denuncia che, vista la delicatezza, sia corredata da prove inoppugnabili. Penso che nel mese di settembre ci metteremo d’accordo e chi deve fare la denuncia la farà”.

La tutela innanzi tutto

Il lavoro dei difensori viene infine sostenuto dagli interventi dei ministeri degli esteri degli Stati che hanno visto coinvolti loro cittadini, arrestati in margine al G8 di Genova. “La presa di posizione della Svizzera, espressa al Ministero italiano degli esteri per il tramite dell’ambasciata elvetica a Roma, è sicuramente molto importante vista anche l’estrema serietà di quanto successo. Il fatto che ci siano delle prese di posizione a livello internazionale -conclude l’avvocato Massimo Pastore- è sicuramente molto importante anche per noi, che ci stiamo occupando dei casi e poi perché, giustamente, al di là delle singole posizioni, si tratta di cittadini svizzeri che vanno tutelati indipendentemente da quanto possano o non possano aver fatto”.

Sergio Regazzoni

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