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Olimpiadi 2030: CIO respinge candidatura svizzera

Il presidente del CIO Thomas Bach oggi a Parigi. KEYSTONE/AP/Aurelien Morissard sda-ats

(Keystone-ATS) Le Olimpiadi invernali del 2030 non si terranno in Svizzera. È quanto scaturito dalla riunione odierna del Comitato olimpico internazionale (CIO) a Parigi. I vertici dell’organizzazione propongono la Francia come sede dell’evento.

La candidatura elvetica avrà comunque diritto a dialoghi preferenziali in vista di una possibile attribuzione dei Giochi olimpici invernali del 2038, ha fatto sapere il CIO dopo il meeting del comitato esecutivo.

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Le assegnazioni ufficiali – a conti fatti poco più di una formalità – per il 2030 e il 2034 verranno comunicate il prossimo mese di luglio. Se nel primo caso ci si avvia verso una manifestazione a cinque cerchi nelle Alpi francesi (oltre alla Svizzera è stata scartata anche la Svezia), quattro anni dopo il massimo appuntamento sportivo dovrebbe trasferirsi negli Stati Uniti, più precisamente a Salt Lake City (Utah).

Evento decentralizzato

Settimana scorsa, il parlamento dello sport svizzero aveva appoggiato i progetti per i Giochi del 2030 o del 2034, che prevedevano un evento decentralizzato, su siti già esistenti, in tutte e quattro le regioni linguistiche e in gran parte finanziato da privati. Oggi però i piani alti del CIO hanno chiuso la porta in faccia a Berna, non ammettendo la candidatura alla fase successiva.

Malgrado l’organismo si dica convinto del progetto elvetico, vede ancora un potenziale di ottimizzazione ad esempio nei settori della pianificazione degli impianti sportivi e del finanziamento, riporta in un comunicato Swiss Olympic, l’ente che è simultaneamente Comitato nazionale olimpico e Associazione delle federazioni sportive svizzere che rappresentano discipline olimpiche e no.

Ottimismo per il 2038

Resta comunque uno spiraglio aperto, quello che porta alle Olimpiadi del 2038, per le quali la Svizzera, qualora dovesse ripresentare la propria candidatura, è stata invitata a dialoghi privilegiati. C’è tempo ora fino al 2027 per approfondire le questioni sollevate e avviare i colloqui esclusivi.

“La nostra attenzione era rivolta ai Giochi del 2030 o del 2034. Ma nello sport bisogna essere flessibili”, ha dichiarato, citato nella nota, il presidente di Swiss Olympic Jürg Stahl. “Ora abbiamo l’opportunità di sviluppare ulteriormente il nostro progetto”, ha aggiunto il dirigente, dicendosi certo che “le nostre condizioni quadro, la nostra vasta esperienza e la nostra affidabilità ci rendano un eccellente partner per il CIO, anche in vista del 2038”.

La decisione di accordare dialoghi privilegiati è stata ben accolta anche dalla “ministra” dello sport Viola Amherd. “Sono sicura che la Svizzera sarà all’altezza della grandi aspettative”, ha affermato la consigliera federale in un commento diffuso in serata dal suo dipartimento.

Stando alla vallesana, “grazie al lungimirante progetto di candidatura e alle buone discussioni” tra le parte negli ultimi mesi, “i primi Giochi nel nostro Paese dal 1948 sono a portata di mano”. Le Olimpiadi sarebbero una pietra miliare per la Svizzera e, allo stesso tempo, una spinta per la promozione dello sport, del turismo e della coesione, ha evidenziato Amherd.

Decenni di delusioni

Per la Svizzera quella odierna è comunque una nuova delusione olimpica. Dopo aver ospitato due volte i Giochi invernali nel 1928 e nel 1948, in entrambi i casi a St. Moritz (GR), tutti i successivi tentativi di riaccaparrarsi la manifestazione sono falliti per una ragione o per l’altra, tra cui, in passato, la volontà popolare.

Discorso diverso invece per i francesi, che organizzeranno l’edizione del 2030 solo sei anni dopo i Giochi estivi del 2024, in programma la prossima estate in quel di Parigi. Nuova gloria pure per Salt Lake City: la città ha infatti già ospitato le Olimpiadi invernali del 2002.

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