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Il messaggio di Micheline Calmy-Rey ai coreani

Micheline Calmy-Rey supera la linea di demarcazione tra le due Coree Keystone

Dopo aver superato martedì la linea di demarcazione tra le due Coree, la ministra degli esteri svizzera ha confidato a swissinfo le impressioni del suo viaggio a Pyongyang.

Crisi nucleare e diritti dell’uomo: temi che ha affrontato anche a Seul.

Recandosi a Pyonyang, Micheline Calmy-Rey ha voluto dimostrare al mondo che la Confederazione elvetica è molto preoccupata e che è pronta ad impegnarsi per la soluzione della crisi coreana.

Da un punto di vista bilaterale, la Svizzera ha ribadito la sua intenzione di continuare a cooperare con la Corea del Nord. A condizione tuttavia che il regime di Pyongyang si pieghi a certe condizioni.

Al termine di qualche giorno passato a Pyongyang e appena prima di raggiungere la capitale sudcoreana Seul, Micheline Calmy-Rey ha risposto alle domande di Juliet Linley.

swissinfo: Cosa dicono i rappresentanti nordcoreani sulla diatriba “atomica” con gli Stati uniti?

Micheline Calmy-Rey: Abbiamo discusso molto apertamente di questa problematica e abbiamo avuto l’impressione che i nordcoreani sapessero esattamente come stanno le cose. La Svizzera è un piccolo paese che concentra i propri sforzi sulle leggi internazionali per risolvere i conflitti e garantire la sicurezza. Ho detto ai nordcoreani che dovrebbero fare lo stesso. È un atteggiamento essenziale per trovare una soluzione pacifica.

swissinfo: Lei pensa che la Corea del Nord sia disposta a sentir ragioni riguardo alla sua politica nucleare?

M.C.-R.: Ho l’impressione che le recenti discussioni avute dalla Corea del Nord con altri paesi a Pechino rappresentino un indizio positivo. Mi pare che ora Pyongyang stia aspettando una risposta dagli Stati uniti. Il dialogo esiste ed è importante.

swissinfo: Pyongyang è stata inclusa tra i paesi che, secondo Washington, fanno parte del famigerato “asse del male”. Non crede che, dopo l’Iraq, l’amministrazione Bush prenderà di mira la Corea del Nord?

M.C.-R.: I nordcoreani mi hanno detto che l’offensiva contro l’Iraq ha lasciato loro capire di essere in pericolo. Sono ben consci di trovarsi in una situazione difficile, ma sarebbero più aperti se non fossero tenuti con le spalle al muro.

swissinfo: Quali risultati concreti si possono ottenere allentando la tensione che regna sulla penisola?

M.C.-R.: Ho dichiarato ai nordcoreani che se ci fosse una strada per aiutarli, noi saremmo ben felici di percorrerla. Perché la Svizzera s’impegni ufficialmente è però necessario che tutte le parti in causa siano d’accordo. In ogni caso continueremo il dialogo con Pyongyang a livello politico .

swissinfo: Qual è la posizione della Corea del Nord in merito alla situazione, spesso criticata, dei diritti umani nel paese?

M.C.-R.: Certo, era inevitabile parlare di diritti umani. Credo di poter dire che sono pronti ad intraprendere delle discussioni su questo tema. Resta ancora da stabilire in modo rapido che forma debbano assumere queste discussioni, ma l’idea è già un passo avanti. La Svizzera ha sempre sostenuto che il dialogo porta a più progressi dell’isolamento. E in quest’area, abbiamo l’impressione che si stiano registrando dei progressi. Questo ci dà speranza per la soluzione pacifica del conflitto tra la Corea del Nord e la Corea del Sud.

swissinfo: Quanto è importante l’assistenza umanitaria svizzera in Corea del Nord?

M.C.-R.: La Svizzera è stato il primo paese a portare degli aiuti umanitari in Corea del Nord. Un gesto che la popolazione ci detto di apprezzare molto. Il nostro impegno umanitario ci ha permesso di conquistare la fiducia dei nordcoreani e questa fiducia ci ha dato l’opportunità di avere degli interessanti scambi d’opinioni anche in campo politico e in materia nucleare.

swissinfo: Che impressione ha dello sviluppo del paese?

M.C.-R.: La gente sta cambiando. Questa è una chiara fase transitoria. Le autorità locali hanno richiesto più volte il nostro aiuto per gestire al meglio la loro contabilità e le loro finanze. Ci è stato chiesto se fosse possibile inviare sul posto degli esperti svizzeri o accogliere dei nordcoreani nel nostro paese. Siamo pronti a dare il nostro aiuto, anche se non è ancora chiaro con quali modalità. L’aiuto allo sviluppo può assumere diverse forme.

swissinfo: Quanto è grave la situazione dell’approvvigionamento alimentare?

M.C.-R.: Ho visitato alcune città e attraversato le campagne. Ho visto molta gente per strada ma non ho avuto l’impressione che ci fosse un problema di carestia. Non ho visto bambini con il ventre rigonfio. Tuttavia, la sicurezza alimentare non è ancora acquisita e parlando con gli abitanti delle campagne risulta chiaro che la loro preoccupazione principale resta la produzione.

swissinfo: C’è molta libertà di movimento in Corea del Nord?

M.C.-R.: Gli svizzeri che lavorano qui ci hanno riferito di non potersi muovere liberamente come vorrebbero. È difficile aiutare in modo efficiente quando vengono imposte tali restrizioni. Ne abbiamo parlato con il regime e ci è stato promesso che qualcuno si sarebbe occupato della questione.

swissinfo: La riunificazione della penisola è ancora uno degli obiettivi di Pyongyang?

M.C.-R.: I nordcoreani ci hanno detto che il loro obiettivo è quello di formare una confederazione. Ciò che posso dire è che il fatto stesso che mi sia stato permesso di attraversare la linea di demarcazione a Panmunjom, è un segno d’apertura. La Corea del Nord ha dovuto inoltrare una richiesta ufficiale affinché io potessi attraversare il confine, e questo è segno che sono aperti al dialogo.

Intervista swissinfo, Juliet Linley, Panmunjon
(traduzione, Doris Lucini)

Nata l’8 luglio 1945 a Sion (VS)
Sposata con André Calmy
Due figli, tre nipoti
1968 Laurea in Scienze politiche
1986-1990 e 1993-1997 presidente del partito socialista del Canton Ginevra
1997 responsabile del dipartimento delle finanze del Canton Ginevra
2001-2002 presidente del Consiglio di Stato di Ginevra
4 dicembre 2002 eletta in Consiglio federale, capo del dipartimento degli esteri

Il viaggio in Asia della ministra degli esteri svizzera durerà in totale 10 giorni. Oltre alle due Coree, Micheline Calmy-Rey visiterà la Cina.

Lo scopo principale del viaggio è la promozione delle relazioni bilaterali con i tre Paesi.

L’attraversamento della linea di demarcazione tra la Corea del Nord e la Corea del Sud – privilegio concesso per la prima volta ad un rappresentante ufficiale di un governo straniero – lascia sperare in una distensione dei rapporti tra le due Coree.

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